Giorgia Meloni bacia la pantofola della NATO – Lo scorso 10 novembre il Premier Giorgia Meloni ha incontrato a Palazzo Chigi il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.
Una visita che chiude un primo ciclo di incontri avuti nel primo mese di governo con le più alte cariche dell’Unione Europea.
L’incontro è durato oltre un’ora. Il Premier italiano ha ribadito che la fedeltà dell’Italia alla NATO non è in discussione e che gli impegni italiani per sostenere l’Ucraina sono e saranno mantenuti.
A latere dell’incontro, nella conferenza stampa Giorgia Meloni dice che: “Confermo l’impegno dell’Italia nei confronti della Nato e delle sfide comuni che l’Alleanza si trova ad affrontare in questo momento delicato (…) Le dimensioni transatlantica ed europea – ha aggiunto – sono ovviamente entrambe fondamentali per la nostra sicurezza: l’alleanza è indispensabile per la sicurezza e la prosperità delle nostre nazioni, senza sicurezza non c’è e non ci può essere crescita”
Una scelta di campo
Tutta la compagine di centro destra già in tempi non sospetti aveva confermato che in caso di vittoria elettorale nulla ci si sarebbe dovuto aspettare in termini di cambiamenti della politica estera: l’appoggio alla NATO ed alle politiche UE non sarebbe mai stato messo in discussione, così come non sarebbe stata concessa nessuna apertura a posizioni più filorusse.
Il primo mese di Governo di Giorgia Meloni effettivamente è stato incentrato proprio sul costruirsi una credibilità a livello internazionale, nel solco della direzione tracciata dal precedente Premier, Mario Draghi.
Uno sforzo diplomatico che ha generato nelle scorse settimane l’apprezzamento da parte del segretario della Difesa Usa, Lloyd Austin per il ministro della Difesa, Guido Crosetto.
Occasioni mancate
Che tradizionalmente i rapporti tra la Difesa italiana e EUCOM (il comando militare USA nello scacchiere europeo) siano molto stretti non è un mistero. Non è un mistero neppure che il sostegno italiano all’Ucraina, in termini di armamenti, seppur simbolico, sia stato totale e incondizionato, cosa che non si può dire di altri partner della coalizione NATO, Francia in testa.
Almeno Giorgia Meloni poteva provare a chiedere una contropartita alla coalizione, soprattutto ora che la NATO è distratta dagli eventi sul fronte orientale. Un’opzione che si sarebbe potuta percorrere era la richiesta di gestire per conto NATO la faglia a SUD dell’Europa acquisendo così il capo delle operazioni in territorio libico che attualmente ci vedono totalmente tagliati fuori dalla partita.
Invece il governo sceglie la linea dei novanta gradi, fedele all’adagio che chi non fa non falla.