Giorgia Boccia Sangiuliano!
Nell’assurda vicenda che vede coinvolto un personaggio che funge da barometro morale di quel rivolo di fango che se evitasse di finire nell’oceano di guerrieri non farebbe un soldo di danno, l’apice lo tocca, come sempre, Repubblica. La quale mette Boccia e Sangiuliano in un filone storico comune a Claretta Petacci. Una donna che, potendo scegliere tra la vita e l’amore, scelse l’amore. Una donna che non chiese pietà. Una donna che morì in piedi per non vivere in ginocchio. Tutto questo, dicevamo, viene confrontato con una donna che girava per il ministero facendo riprese con una telecamera occultata negli occhiali. Una donna che registrava le chiamate. E Dio sa cos’altro.
La Fiamma
Ma siccome il partito di Sangiuliano ha deciso di tenere la Fiamma nel simbolo, allora queste vicende vanno giudicate con i criteri imposti dai Padri. Almirante diceva che per i ladri del MSI lui pretendeva l’ergastolo. Purtroppo, non ci ha detto cosa avrebbe chiesto per i pirla. Di sicuro, però, non credo che li avrebbe voluti tenere nel partito. Figuriamoci al ministero. Veniamo, dunque, al caso di cronaca del giorno. Che, ovviamente, non ha nulla a che vedere con quello che vi hanno raccontato i giornali.
Non è, infatti, la boccaccesca storia tra un ministro di appeal tutt’altro che classico e della sua giovane fidanzata a cui lo Stato paga i voli. Non è nemmeno una storia di Suburra, di protervia del potere o di tirannia totalitaria. No, è molto peggio di così. È la storia di una quarantenne campana che si arrampica faticosamente sui corpi dei camerati morti in 80 anni di attraversata nel deserto, uccisi per difendere un’Idea e caduti perché la Torcia potesse passare di mano, per arrivare in un ministero, sedurne il referente e poi mettere tutto sul proprio Instagram per due like e una carica inutile. Consulente ai grandi eventi. I grandi eventi. Viviamo in un’epoca così vuota che sette ministri inutili riuniti sotto il Vesuvio fanno notizia anche senza alcuna eruzione.
Nomina di cartone e il capolavoro
Ecco, appena si è scoperto che la nomina era di cartone, che essere l’amante del Ministro sarebbe stato il suo apice di carriera, sono iniziati i post Instagram. Le polemiche a distanza. I ricatti morali ad un ministro di questa Repubblica da operetta. Un Primo Ministro che balbetta, difende e non difende. E infine il capolavoro. Sanguliano. Sangiuliano può essere spiegato solo con le sue parole:
“Ho pagato tutto io con la mia carta di credito personale. Pubblico tutto, ricevute ed estratti conto relativi a tutti i posti in cui siamo stati insieme, da Taormina a Polignano, da Sanremo a Milano“.
“Cosa credete che facesse Salvini con la Isoardi? E poi con la Verdini, anche prima di stabilizzare la loro relazione? E Franceschini con la De Biase, prima che diventasse sua moglie?“
“È il motivo per cui abbiamo bloccato la sua nomina come consigliera per i grandi eventi – dice – Aveva il curriculum e le carte in regola per svolgere quel ruolo, ma quando la nostra reciproca stima professionale è diventata un fatto privato, io per primo ho ritenuto di dover fermare tutto. Dovrebbero applaudirmi per questo“.
“Io sono una persona perbene, non ho fatto nulla di sbagliato, non ho infranto regole. Mi chiedo come si faccia a chiedere le mie dimissioni per questa vicenda costruita sul gossip quando ci sono altri ministri o membri del governo che hanno situazioni molto più complicate della mia“.
Una Vita per la Fiamma
Ugo Venturini, Carlo Falvella, Stefano e Virgilio Mattei, Graziano Giralucci, Giuseppe Mazzola, Miki Mantakas, Sergio Ramelli, Mario Zicchieri, Enrico Pedenovi, Luigi De Rosa, Angelo Pistolesi, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta, Stefano Recchioni, Stefano Cecchetti, Paolo Di Nella. Ognuno di loro e molti altri che qui ricordo collettivamente hanno dato la vita perché la Destra potesse, un giorno, tornare a dare una via a questo paese.
Ognuno di loro ha dato la vita sull’altare di un’Idea.
E da oggi, che lo vogliamo o meno, saranno accostati a un ministro che, dopo essersi messo nel… ministero, una che registra le chiamate e senza paura o pudore li pubblica a seguito (o forse a causa) del rifiuto di un incarico, ci spiega che, in quanto persona per bene circondato da mariuoli e fedifraghi, lui non si dimette.
Ricordatevene!
Ricordatevene, la prossima volta che vi parleranno di voto utile.
Perché se esiste il voto utile, esiste anche il voto dignitoso.
Ma loro non lo sanno, né lo sapranno mai perché, di fondo, non sanno cosa sia la dignità o la nobiltà d’animo.
Sanno perfettamente cosa sia la democrazia e come arricchircisi, però.
Perché sono, e saranno sempre, dei poveri carrieristi.
Brian Curto
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