Guardiamo in faccia la realtà, ci siamo crogiolati in una illusione che, come tutte le illusioni, porta alla delusione: due stati e due popoli, che magari riescono anche a stringersi la mano dopo una sassaiola.
Guardiamo in faccia la realtà, ci siamo persino impediti di vedere un futuro che via via andava prendendo forma.
Una tragedia lunga 60 anni
Prima abbiamo visto, senza farci troppo caso, un popolo – quello palestinese – frammentato a macchie di leopardo e confinato in ridotte maleodoranti.
Poi abbiamo visto un popolo – quello israeliano – fuoriuscire dai propri confini e fondare colonie in territorio palestinese.
Abbiamo assistito alla progressiva recrudescenza del confronto tra quei due popoli, in cui la rappresaglia israeliana la faceva da padrona.
Siamo stati testimoni di quanto l’Occidente abbia parteggiato (anche in solido) a favore di Israele, assecondando l’assunto della signora Golda Meier (1) per cui, in seguito alla Shoah, Israele era autorizzato a permettersi di tutto per assicurarsi la sopravvivenza.
Siamo stati testimoni di una maramaldesca progressiva presa di distanza del mondo arabo-islamico dalla causa palestinese.
Nel susseguirsi di varie intifada e vari accordi (l’ultimo è quello detto «di Abramo» avvenuto nell’estate 2020) abbiamo visto la causa palestinese trasformarsi da laica in jihadista.
Il piano inclinato del 7 ottobre 2023
Il 7 ottobre 2023 abbiamo assistito alla più truculenta azione terroristica condotta da HAMAS in danno ai Kibbutz israeliani (2) che contornano a nord la striscia di Gaza (l’area urbana degradata in cui sono raggruppati in dimora coatta i palestinesi).
Il 26 dello stesso mese, Israele ha avviato una campagna militare che ha ridotto in macerie e poi asfaltato la striscia di Gaza e la sua popolazione, obbligando quella che restava a darsela a gambe levate verso l’Egitto.
Abbiamo assistito a tutto questo e non ci siamo resi conto che tra un « sì, ma l’olocausto… », una intifada, una trattativa di pace, qualche sassaiola e molte rappresaglie, Israele si è esteso dal Golan ai confini con l’Egitto e ha sloggiato una popolazione intera (o almeno quel che di essa era rimasto) e tutto questo con il placet del mondo arabo-islamico che ha sempre frignato per la sorte dei palestinesi.
L’ultima pallottola di Trump
Trump, nel suo essere così spietatamente realista, non ha fatto altro che sancire una realtà della quale noi siamo stati impassibili testimoni, spietati come lui e come gli israeliani, ma solo più ipocriti.
Ora, con buona pace anche del mondo arabo-islamico, Tel Aviv locuta, causa finita est.
Note
(1) Golda Meir (1898 – 1978), vero nome Golda Mabovitz, è stata Primo Ministro di Israele
(2) Una riedizione del massacro di Butcha (Ucraina) in salsa Israelo-Palestinese
Condivido in toto. Bravo !