Gaza: l’ecatombe degli affamati e la macchina infernale inarrestabile – Quale popolazione assetata, affamata, in perenne – leggi volutamente osteggiata – attesa di aiuti umanitari non si catapulterebbe incontro ai camion finalmente giunti a destinazione?
La risposta alla domanda introduttiva è elementare: tutte le popolazioni della terra, nessuna esclusa.
L’IDF con le mani sporche di sangue
Aprire il fuoco su uomini, donne e bambini nei pressi di al-Rashid Street, Gaza City Sud non è stato un incidente, proprio sulla base del quesito posto in apertura.
Sono inutili i tentativi dei servi e dei servizi collegati di impantanare la verità dei fatti nel fango della menzogna. Le storielle non sono più credibili alla luce dei fatti contemporanei e delle rivelazioni degli studiosi revisionisti. Il passato insegna.
Chi vuole la guerra ad oltranza?
Nessuno vuole il cessate il fuoco a Gaza. Non lo vuole certo Israele che per bocca di qualunque suo esponente attacca verbalmente e militarmente la striscia con il solo e unico intento di fare pulizia etnica; non lo vuole Hamas su cui sorge qualche sano e sacrosanto dubbio riguardo al ruolo che la falange armata ha assunto in questa vicenda e non da oggi.
L’ombra del false flag
Non è follia ipotizzare che Hamas giochi la partita come dodicesimo uomo in campo per conto di Israele.
Come diavolo hanno potuto, all’inizio dell’odierno conflitto, superare i più avanzati dispositivi di sicurezza al confine, in grado di rivelare persino la presenza di un gatto? Come è stato possibile che non abbiano incontrato nemmeno una bocca da fuoco israeliana, non abbiano sibilato proiettili difensivi al momento dell’attacco?
Delle due una: o il tanto decantato Mossad, le forze armate, la tecnologia di Tel Aviv e mettiamoci anche il famoso Krav Maga, sono un falso storico, oppure era tutto studiato e preparato, organizzato nel minimo dettaglio. Israele parla di aggressione, ovviamente, e dovuta risposta, ma quale?
Quella mancata di cui sopra?
Tutto sulla pelle dei palestinesi
Su Hamas ci sarebbe molto da dire, a cominciare dalla sua apparizione in contrapposizione al OLP di Arafat.
Certo, non fu nemmeno lui uno stinco di santo, ma in un modo o nell’altro qualcuno, vuoi o non vuoi, doveva porre la questione palestinese sul tavolo.
Quel ramoscello d’ulivo che il leader dei palestinesi portò all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, appellandosi alla pace, pronunciando la frase Non lasciate che il ramo di ulivo cada dalla mia mano cinquant’anni fa, è definitivamente caduto.
Tutti a soffiare sul fuoco
Starnazzare che questo attacco a civili – che non è iniziato oggi, poiché la carneficina va avanti da anni – sia stato un mero incidente ed evocare una finta quanto gentile richiesta di chiarimento, è una scusa che i genuflessi Meloni e Tajani utilizzano per coprire l’intento stragista di Israele.
Il risultato da raggiungere con l’ennesima messa in scena è mettere la parola fine al possibile quanto improbabile cessate il fuoco che non vuole Israele, non vogliono gli USA e nemmeno Hamas, per quanto scritto sopra.
La speranza è l’ultima a morire parola del Presidente americano, che specifica che ora il rilascio degli ostaggi si complica… è solo l’ultimo punto di un ricamo su tela, una tela sporca di sangue di cui tutti i paesi che appoggiano Israele sono responsabili.
Nessuno è in grado di fermare Israele
Si sollevano i soliti cinguettii dalle Nazioni Unite, voci d’obbligo, ma del tutto inconsistenti, prive di potenza di fuoco che impongano all’aggressore di cessarlo, secondo l’ormai usuale logica per cui esiste un aggressore e un aggredito solo sulla base della definizione che si trova nel democraticissimo vocabolario americano.
Tutti gli attori recitano la parte di una tragedia il cui finale è già scritto: Gaza libera sì, ma dai palestinesi per far posto ai coloni – invasori ebrei, scopo che il premier israeliano Netanyahu ha riconfermato di voler raggiungere: La guerra – leggi massacro – continuerà finché Israele non avrà raggiunto una vittoria decisiva, che verrà tramandata con ricami di pacificazione ortografici ai posteri, ne siamo certi.
Alla fine, è proprio vero che quando i leoni non sopravvivono, la loro storia la raccontano i cacciatori…
Cristian Borghetti
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