Gay Pride: Pascale isterica per il mancato patrocinio della Regione Lazio – Francesca Pascale in paranoia, come tutto il mondo arcobaleno, per la revoca del patrocinio della Regione Lazio sulla manifestazione riguardo la maternità surrogata. La Pascale si arrampica sugli specchi, su cui gli artigli da gatta non fanno presa.
La Costituzione parla chiaro
L’esposizione pubblica di enti pubblici a patrocinio di manifestazioni così divisive, che a volte sfociano nella becera volgarità in barba all’art. 21 della Costituzione più bella del mondo, secondo cui “Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume”, sarebbe da evitare a priori.
Togliere il patrocinio è corretto
Togliere il patrocinio, a prescindere dai motivi, rispecchia il semplice buon senso, dal momento che la legge è uguale per tutti e non servono norme ad hoc per questa o quella categoria di persone. Il fatto che sia sponsorizzata la maternità surrogata – nodo su cui la Pascale ha posto l’accento – pratica fortunatamente ancora illegale in Italia, è un motivo in più perché le istituzioni si mantengano neutrali.
Mercificazione della vita
La pratica dell’utero in affitto è un mercimonio di vite umane, che si basa sullo sfruttamento per vile denaro di ciò che deve restare inviolabile. Come può una madre crescere in grembo una creatura per separarsene come nulla fosse, come se si vuotasse un carrello della spesa, noleggiato allo scopo e poi restituito. Questo sarebbe il valore della vita umana? Il diritto da far valere? Nessuno pensa né alle madri né, e soprattutto, ai futuri nascituri, considerando, vero come è vero, che si instaura fra madre e figlio un rapporto fisico e mentale che non ha una scadenza.
Con buona pace del mondo LGBT, gli esseri umani non sono cose, almeno non ancora, nonostante la deriva che gli esponenti di questi movimenti arcobaleno stanno imprimendo al mondo moderno e alla sua rovina.
Giustino D’Uva