Gay Pride: parate blasfeme da vietare – Nel mondo ci sono 71 paesi in cui l’omosessualità è reato.
Quella punita maggiormente è l’omosessualità maschile.
Le pene previste per gli omosessuali cambiano da paese a paese. In cinque Stati dell’Africa e dell’Asia, Mauritania, Sudan, Iran, Yemen e Arabia Saudita, esiste addirittura la pena capitale. Secondo alcune statistiche dell’Ilga l’omosessualità in 10 Stati è punita con la reclusione che può andare da un minimo di 14 anni fino all’ergastolo.
Altri 55 paesi del mondo, fra cui 27 presenti in Africa, le persone gay possono essere condannate a pene fino a un massimo di 14 anni di carcere. In altri 55 Paesi, di cui 27 in Africa, gli omosessuali possono essere condannati a pene detentive inferiori a 14 anni.
71 paesi rappresentano un terzo del mondo e una parte di questi è di religione musulmana.
Continui attacchi al cristianesimo
Ebbene, nonostante questo, ad essere puntualmente attaccata, derisa, linciata durante il mese del Pride, e in ogni altra ricorrenza arcobaleno, è solo la religione cristiana.
Uno scempio di civiltà che si consuma dai cartelloni che dichiarano le “orge gay fatte da Gesù” a un Gesù in veste arcobaleno, dalla Vergine con forma di vagina a quella circondata da profilattici.
A quanto pare il coraggio arcobaleno sa chi toccare per non essere toccato.
La libertà non è per tutti
Ma il coraggio lgbtqia+ si manifesta anche con la caccia alle streghe in un mondo che dovrebbe essere la massima espressione di libertà proprio come quello dell’arte.
Basti pensare ai roghi arcobaleno aizzati contro Cristina D’ Avena che osò cantare per FDI oppure, tra i più recenti, quello contro Arisa che ha addirittura rinunciato al ruolo di madrina del Pride dopo la macchina del fango mossa dai paladini dell’inclusività.
La pecca della cantante? Aver elogiato Giorgia Meloni.
Da ricordare anche il putiferio scatenatosi contro Walter Nudo. L’ex attore aveva messo in evidenza una verità scomoda per l’ideologia delle minoranze ossia il rischio di far crescere i giovani confusi per via dei modelli esposti. Immagini dove scompare il più che naturale distinguo tra la mascolinità e la femminilità.
Espressioni, queste ultime, sempre più imbastardite dal politicamente corretto che ha reso tossica la mascolinità’ ed un retaggio patriarcale la femminilità.
Una minoranza così priva di voce e diritti che chi osa contraddirla viene condannato a un’incessante gogna mediatica in nome della lotta all’ omofobia, bifobia e transfobia.
Una minoranza così messa all’ angolo che per un intero mese si festeggerà l’orgoglio gay.
Nemes Sicari