Francia o Inghilterra, purché sia guerra – Purtroppo quello dello scorso 26 febbraio non è stato un attacco passeggero di demenza per Macron, quando, al termine della Conferenza di Parigi, ventilava l’ipotesi di inviare truppe Nato in Ucraina, cogliendo impreparati gli altri governi occidentali.
No, il galletto francese ha proprio voglia di menare le mani. E così lo scorso 2 maggio ci è ricascato e, intervistato da The Economist, ha ribadito l’ipotesi di mandare truppe occidentali in Ucraina in caso di sfondamento del fronte da parte dei russi. “Escluderlo a priori significa non imparare la lezione degli ultimi due anni”.
La Diplomazia per uscire dal pantano
Se c’è una lezione che l’Occidente proprio non vuole saperne di imparare è che, se non si intraprende seriamente un cammino diplomatico, non ci sono vie di uscita dal pantano ucraino. Sono oltre due anni che i paesi “amici” (ma lo sono davvero, considerati i morti ucraini che hanno sulla coscienza?) dissanguano le proprie finanze per rifornire di armamenti e di quattrini l’insaziabile Zelensky e con quali risultati? Con quali prospettive?
Per adesso le sole certezze sono le migliaia di vittime, un paese completamente devastato, relazioni commerciali tra Occidente e Russia ridotte al lumicino (e ancora in piedi solo per grazia ricevuta da Putin, che comincia ad essere stanco, come dimostra il caso della nazionalizzazione della filiale russa della Ariston, assorbita da Gazprom).
Le sanzioni che avrebbero dovuto mettere in ginocchio l’economia russa? Non hanno fatto nemmeno il solletico. In compenso stanno avendo un costo elevatissimo per i paesi che le hanno promosse.
Macron non è solo
Tutto questo non sembra bastare ed ecco che si comincia a prospettare uno scontro diretto tra Nato e Russia, che prenderebbe il posto della guerra per procura in atto da un biennio, con l’invio di soldati dell’Alleanza atlantica sul campo.
La situazione sta letteralmente precipitando e, come se non bastasse la follia di Macron, ecco che un altro titolato criminale giunge a dargli man forte.
Si tratta del famigerato David Cameron, oggi Ministro degli Esteri britannico ma, in passato, premier. E sotto il suo sciagurato governo il Regno Unito fu tra i promotori, insieme alla Francia dell’altrettanto criminale Sarkozy (che era animato da torbidi interessi personali) della guerra in Libia del 2011, che coinvolse loro malgrado molti paesi occidentali (Obama non voleva saperne, ma l’occasione di dimostrare di aver meritato il Nobel per la pace era troppo ghiotta…), Italia compresa.
Il conflitto portò alla fine di Gheddafi, al caos totale nel paese diventato teatro di scontri tribali e, soprattutto, alla caduta dell’argine all’immigrazione di massa dall’Africa sub sahariana all’Europa.
Gli errori che paghiamo tutt’ora
Il Vecchio Continente, insieme alla Libia e allo destabilizzato Maghreb, paga ancora oggi, e chissà per quanto ancora, un prezzo spaventoso ai pruriti guerrafondai di Francia e Inghilterra. Non fu un caso se, nel 2016, la commissione Esteri della camera dei Comuni (guidata dal conservatore Blunt, dello stesso partito di Cameron) dichiarò l’ex premier colpevole della cattiva gestione dell’intervento militare, preparato con una superficialità e un’improvvisazione veramente scellerate, senza un minimo di pianificazione degli scenari che si sarebbero aperti a conflitto finito.
Ecco, oggi quel signore è stato premiato con il Ministero degli Esteri e la cosa fa già, di per sé, accapponare la pelle. E cosa prospetta questo maestro di strategia? La possibilità per Kiev di usare armi britanniche contro la Russia, vale a dire un coinvolgimento molto più diretto del Regno Unito nella guerra, una gigantesca escalation, per usare un termine drammaticamente in voga.
La Nato è il problema non la soluzione
Appare evidente come l’appartenenza alla NATO rischi di trascinare l’Italia e l’Europa intera in un conflitto di proporzioni spaventose, con conseguenze ben più gravi di quelle che seguirono alla guerra in Libia nel 2011.
I deliri bellicisti di Francia e Inghilterra, se non repressi, possono portarci al disastro. Un motivo di più per ripensare la nostra collocazione in un mondo multipolare. L’Occidente non può illudersi di continuare a tenere il resto del pianeta sotto il proprio tallone.
Raffaele Amato
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: