Foibe: la memoria condivisa e la pacificazione che non c’è – È ormai palese che il centrodestra utilizzi il dramma istro-giuliano per propaganda anticomunista, anche se un comunismo vero e proprio non esiste più, schiacciato sotto il suo stesso peso.
Ed è anche vero che il centrosinistra finga di interessarsi a quella tragedia per cercare di lavarsi la coscienza, mettendo però davanti tutta una serie di “ma” e cercando in qualche modo di ribaltare le colpe girandole sugli avversari. Un teatrino irrispettoso nei confronti dei Martiri e degli Esuli, vittime di qualcosa di più grande di loro iniziato già prima della guerra, in cui la slavizzazione forzata del Litorale creò tensioni culminate poi nella fondazione del gruppo terroristico del TIGR.
Una terra di contrasti
Quest’ultimo scatenerà le ovvie reazione italiane una volta annesse Istria e Dalmazia, è vero, a volte culminate in violenze ingiustificate anche da parte di chi avrebbe dovuto difendere l’onore d’Italia e la civiltà. Ed è proprio questo che viene portato sul tavolo di chi vuole giustificare Tito e i suoi massacri, incurante del fatto che per il maresciallo fu una ghiotta occasione per mettere in pratica gli obiettivi non raggiunti del TIGR ed espandere il suo territorio verso la Venezia Giulia e probabilmente verso il Veneto.
La strada è ancora lunga
Ma oltre alla verità storica, occorre che questo triste capitolo della nostra storia sia affrontato superando le barriere ideologiche e le etichette, cercando di vederlo da semplici Italiani. I nostri morti non devono diventare meri strumenti da piazzare sul tavolo del dibattito per fare a gara a chi ha ucciso di meno. Altrimenti ogni commemorazione sarà solo una passerella mediatica atta a creare polemiche tra negazioni/giustificazionisti e strumentalizzatori.
Ancora lontana la pace per quel periodo
Solo quando prenderemo atto che quella fu una tragedia al pari delle altre a prescindere dal numero di vittime, solo quando la affronteremo da popolo e da Nazione e non da tifosi, allora il Ricordo potrà avere un senso. Perché non sono le ideologie, per quanto sbagliate, a uccidere, e non sono nemmeno le identità nazionali. Ciò che uccide è chi le utilizza per soddisfare la brama di potere e ricchezze o solo la propria follia, aspetti che possiamo vedere contemporaneamente in criminali quali il maresciallo Tito.
E la vittoria non sarà quando il Giorno del Ricordo verrà paragonato ad altre commemorazioni, ma quando sarà celebrato da tutti gli Italiani in quanto tali, qualsiasi sia il loro colore.
Lorenzo Gentile