Finis Europæ? – Centinaia di migliaia di africani e di altri paesi del terzo mondo sono pronti a sbarcare sulle coste italiane, questo è l’allarme lanciato un paio di mesi fa da Frontex e dai servizi; si parla di 700.000 persone.
È stato ripetutamente mostrato in tv lo stato di collasso dei nostri centri di accoglienza, non più in grado di sostenere l’onda d’urto dei nuovi arrivi. Governi di centrodestra, di centrosinistra, esecutivi tecnici hanno affrontato la questione come se gli sbarchi dovessero fermarsi il giorno successivo, come se il problema non fosse epocale ma contingente, dimenticando i doveri di salvaguardia delle nostre famiglie, del nostro lavoro, della nostra sicurezza.
Miopia politica
L’incompetenza, la sciatteria, l’insipienza delle classi politiche che si sono succedute negli ultimi trent’anni sono di tale evidenza che non hanno neppure bisogno di essere dimostrate.
In un’aula giudiziaria lo si chiamerebbe “fatto notorio”, poiché è sotto gli occhi di tutti visti i risultati che gli italiani stanno sperimentando sulla propria pelle, e l’immigrazione subita è una delle tante conseguenze della mancanza di senso dello Stato, di visione, di orizzonte, della classe politica della c.d. Seconda Repubblica.
Basta con le dottrine filantropiche
A che santo dobbiamo appellarci? A quale politico dobbiamo affidarci? Chi ci salverà da questo disastro? Che ne sarà di noi, della nostra nazione, delle nostre tradizioni, della nostra lingua, dei nostri costumi, se l’Europa, e l’Italia con essa, non si deciderà a combattere e ad affrontare il problema in maniera determinata?
Abbandonando una volta per tutte le dottrine filantropiche e suicidarie dei “diritti dell’uomo” e dei “diritti delle minoranze”, sostituendoli col sacrosanto principio del “diritto degli italiani”, e naturalmente con quello dei francesi, degli spagnoli, dei tedeschi e di tutti i popoli europei.
All’inizio del diciannovesimo secolo poco meno d’un terzo della popolazione mondiale era di etnia europea. Oggi non supera il cinque per cento degli abitanti del nostro pianeta.
Sostituzione etnica
Che aspetta il nostro governo, anche se abbandonato dai suoi partner della UE – ma sarebbe più giusto chiamarli soci di un patto leonino, a nostro sfavore s’intende – ad alzare le barricate per difendere il diritto alla nostra sopravvivenza di fronte a un’evidente offensiva, appoggiata da quinte colonne locali, che mira a sostituire progressivamente le popolazioni del nostro continente con popolazioni non europee?
Gianni Correggiari