Fare gli italiani, di nuovo – Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani, aveva affermato il patriota risorgimentale Massimo d’Azeglio.
La frase è tramandata pure con qualche variante, del tipo: “L’Italia è fatta, facciamo gli italiani”; o anche: “Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”.
L’anomalia della nostra penisola
La nostra Penisola non è che il 0,5% della superficie del mondo, ma è il paese con più biodiversità al mondo.
È il paese che detiene il 70% patrimonio artistico del mondo ed è il paese che ha dato i natali al primo impero, nel mondo, capofila sia nel sociale che a livello politico.
Ma tutto questo sembra non interessare gli italiani, che non sia, per loro, motivo d’orgoglio.
Mentre tutto il mondo invidia il nostro territorio, per la bellezze della natura per il “mare nostrum” per i capolavori artistici sparsi da nord a sud della penisola, e guarda con ammirazione quello che il popolo italiano ha dato, nei secoli al mondo intero, noi italiani abbiamo perso questo spirito nazionale, non abbiamo più a cuore il nostro paese, al contrario di altre nazioni vediamo gli esempi degli USA o della Francia dove un senso di appartenenza, un orgoglio nazionale, l’essere un popolo e vantare e preservare le proprie tradizioni è la cosa più naturale che ogni individuo sviluppa sin dalla nascita e porta avanti con orgoglio per tutta la sua esistenza.
Quel senso di vergogna tutto italiano
Rispetto a altri paesi europei gli italiani, e non è solo un luogo comune, ma una verità oggettiva, sono più disposti a infiammarsi per le vicende sportive delle rappresentative italiane come il calcio, o di altri sport, ma assai tiepidi quando si parla di cultura unitaria del paese.
Questo, probabilmente dipende dal retaggio di quando, geograficamente, la penisola italiana era un puzzle di piccoli e meno piccoli ducati, repubbliche, stati e regni.
Le influenze delle altre potenze europee già strutturate come la Spagna, l’Austria, la Francia, l’Inghilterra erano importanti e influenzavano politicamente i diversi staterelli italiani, mettendo gli uni contro gli altri.
Successivamente, un mal digerito Risorgimento che intendeva liberare i popoli dalla tirannide e l’acquisizione di diritti di indipendenza e autodeterminazione, ma che nella realtà, se non per poche eccezioni, non fu mai accettato, ma visto solo come una occupazione non voluta.
Per tali motivi ancora oggi la frase di d’Azeglio a distanza di più di 160 anni dalla unità d’ Italia è più che mai attuale.
Paolo Ornaghi