Essere nemici degli Stati Uniti può essere pericoloso, ma esserne amici è fatale
A Varsavia, da qualche mese, dopo la stagione sovranista, è arrivato il popolare Tusk. È il capo di governo del Ppe più influente. È stato fino a due anni fa presidente dei popolari europei. Nello schema immaginato in questi giorni dovrebbe essere lui a dovere indicare Mario Draghi come Presidente della Commissione Europea, che gode, peraltro, del consenso del 77% degli elettori di Centrosinistra e del 58% di quelli di Centrodestra, secondo un sondaggio effettuato da Youtrend per conto di Sky TG24.
Supermario
Da fonte ANSA sappiamo che “cresce l’ipotesi Supermario per i top job Ue”. Anche per Victor Orban, l’ex premier è tornato a scuotere l’Europa davanti al mondo che “sta cambiando”. Draghi ha parlato della necessità di un “cambiamento radicale” della politica comunitaria. La trasformazione dell’Ue – ha avvertito Draghi – dovrà coinvolgere l’intero continente per restare al passo con gli Stati Uniti e la Cina, impegnate a rafforzare le loro economie “a scapito delle nostre”. […] Guardiamo soprattutto agli investimenti comuni necessari nei settori cruciali della difesa e dell’energia. Ma anche all’opportunità di avanzare sull’integrazione dei mercati dei capitali. Un passo definito fondamentale per il coordinamento delle politiche economiche comunitarie che, in mancanza di consenso unanime, potrebbe essere compiuto anche affidandosi a una cooperazione rafforzata tra i Paesi volenterosi di avanzare.
Sleepy Jo e il commercio mondiale
Mentre il Presidente americano Joe Biden non ci risparmia l’ennesima gaffe: “ho detto chiaramente agli israeliani: non attaccate Haifa” – ovvero “israeliani non attaccate Israele (???)”, Gli Stati Uniti hanno impedito al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di accettare la Palestina come membro a pieno titolo dell’organizzazione, ponendo il veto. “Sebbene gli Stati Uniti abbiano respinto la richiesta della Palestina, […] le aspirazioni comuni della comunità internazionale per una soluzione giusta e duratura alla questione palestinese non possono essere respinte” – ha ribattuto, in un briefing, il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Lin Jian.
Secondo Bloomberg, la Russia sta costruendo nuove rotte commerciali in Asia per “allentare le sanzioni di guerra”. L’articolo indica che le ferrovie e le spedizioni collegheranno la parte europea della Russia con l’India attraverso l’Iran, e la Russia creerà anche l’infrastruttura della rotta marittima artica. Le reti marittime e ferroviarie attraverso l’Iran e il Corridoio del Mar Artico potrebbero rafforzare il perno di Mosca nei confronti delle potenze asiatiche Cina e India. Renderebbe, inoltre, la Russia un hub per il commercio internazionale, anche se gli Stati Uniti e i loro alleati cercano di isolare il Paese. Queste rotte ridurranno i tempi di transito del 30-50% rispetto al Canale di Suez e contribuiranno a evitare problemi di sicurezza nel Mar Rosso.
USA e i finanziamenti militari
Il presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti Mike Johnson ha proposto i seguenti finanziamenti militari: 61 miliardi di dollari per aiutare l’Ucraina; 26 miliardi di dollari per Israele; 8 miliardi di dollari per rafforzare la regione dell’Indo-Pacifico. Si prevede che la proposta venga sostenuta e approvata.
The Washington Post: il Pentagono avrà bisogno di meno di una settimana per consegnare alcune armi alle unità ucraine. Il Dipartimento della Difesa ha iniziato a mettere insieme un pacchetto di aiuti, ben prima dell’imminente voto, per accelerare il processo, hanno detto i funzionari, parlando a condizione di anonimato. Non è chiaro quanto sarà ampio il pacchetto, ma quasi certamente conterrà le munizioni disperatamente necessarie per i sistemi su cui fa più affidamento l’esercito ucraino, compresi i proiettili da 155 mm utilizzati negli obici in stile NATO e le munizioni per l’artiglieria a medio raggio. È anche probabile che il Pentagono fornisca all’Ucraina una nuova tranche di equipaggiamenti e munizioni per la difesa aerea.
L’esplosione nella fabbrica di armi contestata
Il Mirror informa di un’esplosione, avvenuta nel più grande stabilimento d’Europa, che produce armi per l’Ucraina. La britannica BAE Systems Glasco Ed è la più grande fabbrica di armi militari d’Europa. Un portavoce della BAE Systems ha detto che l’esplosione è avvenuta in un remoto impianto solitamente utilizzato per il rifornimento di proiettili, aggiungendo che non ci sono notizie di feriti.
All’inizio di quest’anno, l’impianto è stato teatro di una grande protesta, quando i manifestanti filo-palestinesi hanno chiuso l’impianto, accusando la compagnia di fornire aerei da combattimento stealth F-35 e proiettili di artiglieria da 155 mm alle forze di difesa israeliane.
L’azienda ha iniziato la collaborazione con l’Ucraina nell’agosto dello scorso anno. Hanno dichiarato che avrebbero iniziato la produzione dei sistemi di artiglieria L119 e M777 e del veicolo da combattimento di fanteria CV 90.
“Da dove mi trovavo, non era così forte, ma sembrava un terremoto, la mia macchina ha tremato”, ha affermato un testimone oculare dell’esplosione.
Mike Johnson e l’asse del male
Mike Johnson, speaker della Camera degli Stati Uniti, si è espresso in questi termini: “Ritengo che fornire all’Ucraina armi letali sia di fondamentale importanza. In realtà ci credo. Proprio come credo ai dati dell’intelligence secondo cui Xi, Vladimir Putin e l’Iran sono davvero l’Asse del Male. E lavorano insieme. Vladimir Putin, se gli verrà dato libero sfogo, marcerà ulteriormente in tutta Europa. Forse i Balcani o la Polonia, nostro alleato della NATO, saranno i prossimi in fila”.
“Per dirla senza mezzi termini – ha concluso Johnson – preferirei inviare armi in Ucraina, piuttosto che i nostri ragazzi. Mio figlio andrà a prestare servizio nella Marina in autunno. L’argomento mi riguarda direttamente, come tante altre famiglie americane. Questi non sono scherzi, né giocattoli. Non è necessario fare politica, basta fare la cosa giusta. Darò a tutti, in Aula, la possibilità di votare secondo coscienza. Questo è esattamente il modo in cui dovrebbe funzionare il nostro sistema. Mi assumo la piena responsabilità perché dobbiamo fare la cosa giusta. E lasciamo che la storia ci giudichi”.
Il compromesso per evitare escalation
Usa a Israele: ok all’ attacco di Rafah, per evitare la risposta dell’Iran. L’offensiva di Tel Aviv è prevista dopo la pasqua ebraica. Il Qatar minaccia il ritiro dai negoziati per la tregua: l’offensiva di Tel Aviv dopo la Pasqua ebraica. Washington vuole evitare un allargamento del conflitto in Medio Oriente. Il Qatar minaccia il ritiro dai negoziati per la tregua (fonte AGI). Inoltre, USA e Regno Unito annunciano sanzioni all’Iran, secondo quanto scrive il media Al Mayadeen.
Dagli amici mi guardi Iddio
Il Vicepremier e Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani fa sapere a Sky TG24 che l’Italia è favorevole alle sanzioni all’Iran. Pino Arlacchi inizia un interessante articolo per L’Antidiplomatico in cui afferma: “il detto latino “dagli amici mi guardi Iddio…”, è stato applicato alla geopolitica odierna da Henry Kissinger con la famosa battuta: “essere nemici degli Stati Uniti può essere pericoloso, ma esserne amici è fatale”. Ed è proprio così che può essere definito l’attuale rapporto tra gli USA e l’Europa.
La querelle degli asset russi
Intanto il Telegraph comunica che “gli asset russi non si possono rubare”. “Naufraga, così, la proposta di usare i beni di Mosca sequestrati, per destinarli al conflitto, anche se resta l’idea di disporre solo dei proventi finanziari «straordinari». La Bce bacchetta Unicredit: dovrà cessare subito le sue attività nel Paese di Putin”.
“Chiunque negozi con Putin, fallirà”. Questo pensiero profondo è stato condiviso in un’intervista al quotidiano Frankfurter Allgemeine dall’ex capo della Commissione europea (nel periodo 2014-2019) Jean-Claude Juncker.
Altre perle dell’intervista: Juncker si è definito un “vecchio cavallo di battaglia europeo” e un “ex simpatizzante di Putin”, e ha affermato che i “figli e i nipoti europei non dovrebbero crescere in un’atmosfera da Guerra Fredda che diventerà sempre più accesa”.
Università americane in protesta
Sul canale Fox News sono state mostrate le immagini relative alla situazione nei campus delle università americane, che sono travolti dalla più grande attività di protesta dai tempi della guerra del Vietnam.
Da ottobre, gli studenti continuano a protestare in massa contro la guerra a Gaza e chiedono che la Casa Bianca smetta di sostenere Israele. Le università stanno perdendo ricchi donatori, quindi sono costrette ad alleggerire la stretta sugli attivisti filo-palestinesi. Ma questo li provoca solo. Centinaia di organizzazioni studentesche si esprimono a sostegno di Gaza, cercando di interrompere l’assegnazione delle quote a Israele.
I giovani americani in generale sono molto critici nei confronti di Israele.
Sondaggi choc
Il 51% degli Zoomer è favorevole al trasferimento di tutto Israele ai palestinesi. Il dato di fatto dimostra che è l’elettorato Democratico a ribellarsi alla guerra a Gaza. E più a lungo continua, più forte sarà la spaccatura nel campo del Partito Democratico, che minaccia di minare l’intera campagna di rielezione di Biden.
Join Channel ha ripreso un video su Tik Tok, in cui il candidato indipendente alle presidenziali USA Robert F. Kennedy Jr. ha spiegato perché gli Stati Uniti sono a favore di Israele per evitare di cedere il controllo del mercato del petrolio a Russia e Cina. “Se Israele scompare, Cina e Russia controlleranno il Medio Oriente e il 90% delle forniture mondiali di petrolio” – ha detto Kennedy Jr.
L’arroganza USA
Infine, The American Conservative (https://www.theamericanconservative.com/what-russia-sanctions-failure-says-about-the-future/ ) critica Washington, scrivendo che ha commesso un errore nel tentativo di “punire” Mosca. L’autore dell’articolo ritiene che le future generazioni di americani dovranno pagare per questo errore di calcolo. Forse l’indicatore più chiaro dell’imminente fallimento è stato il fatto che quasi tutto il mondo non occidentale si è rifiutato di partecipare al blocco occidentale, rendendo qualsiasi tentativo di isolare economicamente la Russia destinato a fallire fin dall’inizio. Allora perché l’amministrazione, di fronte a questi fatti, era così fiduciosa di riuscire a piegare Mosca alla sua volontà?
“Questa arroganza di potere e autorità è pericolosamente scollegata dalla realtà di un mondo multipolare emergente – scrive il giornalista del The American Conservative – in cui Washington non può piegare gli altri alla sua volontà imponendo embarghi ed escludendo i ribelli dalle istituzioni finanziarie dominate dall’Occidente”.
di Matteo Castagna
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