Ermal Meta durissimo sui fatti di Palermo – Isolamento, depressione, ansia, sintomi somatici, tentativo di suicidio e disturbo da stress post traumatico.
Sono queste le conseguenze psicologiche di uno stupro che permangono a lungo nella mente della vittima.
Le conseguenze sotto l’aspetto psicologico sono molto più devastanti di quelle fisiche ossia senso di fatica, mal di testa, nausea, mal di stomaco e dolore vaginale.
Questo perché le prime sono ferite dell’anima di lunga durata, in quanto difficili da curare e impossibili da cancellare.
La situazione degenera quando si consuma una sequenza di stupri protratta nel tempo, visto che può portare a depressione, tentativi di suicidio, uso di droghe e alcol, disfunzioni sessuali, e problemi relazionali, difficoltà nelle relazioni con mariti o partner.
Ermal Meta durissimo con gli imputati
Ferite fisiche e psicologiche che conoscono bene le donne che hanno scritto al cantautore Ermal Meta, dopo il suo duro sfogo sui social a seguito dello stupro di gruppo avvenuto a Palermo su una diciannovenne.
“Lì in galera, se mai ci andrete, a ognuno di voi ‘cani’ auguro di finire sotto 100 lupi in modo che capiate cos’è uno stupro”.
Sono queste le parole shock dell’artista che hanno alzato un gran polverone, e che è stato marchiato come forcaiolo e di pessimo esempio. Eppure, questo sfogo ha portato donne vittime di stupro a scrivere all’artista.
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Tante le storie, tutte anonime. “Caro Ermal, sono stata stuprata il 26 dicembre del 2000…dopo 23 anni non riesco ancora a confessarlo a mio marito, provo vergogna”. “Vorrei dire a quelle persone che parlano, parlano, parlano che vivere con un trauma così non è facile, lavarti fino a farti uscire il sangue dalla pelle perché ti senti sporca è un orrore”, questa la testimonianza di una donna stuprata dallo zio a 5 anni.
E poi un’altra testimonianza, questa volta indiretta ma sempre straziante, di una donna che racconta della sua amica che, nonostante un marito e una figlia amatissimi, non ce l’ha fatta più a sostenere gli effetti devastanti di una violenza carnale, al punto di essersi impiccata, dopo aver portato la figlia a scuola.
Queste sono solo alcune delle testimonianze riportate dal cantautore su Instagram.
Tra i commenti al post, anche quello dell’attrice Elena Sofia Ricci, violentata da giovanissima, “La tua anima bella non può essere fraintesa. A 12 anni tentai di proteggermi con un disegno che avevo fatto … un foglio di carta colorato, dall’abuso di un signore molto grande e molto stimato che conosceva bene la mia famiglia. Ho potuto parlarne solo pochi anni fa. Segni che restano per sempre”.
La solita Lucarelli
Una reazione umana ed empatica quella dell’attrice, peccato non si possa dire lo stesso di quella avuta dalla alzatrice di paletta, una certa Selvaggia Lucarelli: “non stuprate che poi danneggiate quella macchina da riproduzione chiamata donna”.
Questo in risposta a quanto sostenuto dall’artista, il quale ha sostenuto che “con la violenza uccidi il futuro di una donna, la sua fiducia nel prossimo e nella vita”. “E senza quella fiducia comprometti la sua capacità un domani persino di avere figli. Questo compromette l’umanità intera”.
Un’ironia disgustosa, becera, indegna e, a maggior ragione, se fatta da una donna.
Parole che mancano di rispetto alle vittime di violenza, parole che oltraggiano chi sta vivendo sulla sua pelle quanto è stato denunciato dal cantautore.
Nemes Sicari