Elezioni italiane: Vince il sogno americano
Inutile nascondersi dietro a un dito, oppure cercare il pelo nell’uovo: in Italia, in controtendenza col voto europeo, ha vinto il sogno americano. C’è da sperare che, di qui a breve, non diventi un incubo.
Fratelli d’Italia, Pd e Forza Italia, i camerieri di Joe Biden, hanno preso complessivamente quasi il 62 per cento dei voti.
Non solo: il capolavoro di Giorgia, Elly e Antonio – perché la novità è questa: ormai siamo al familismo politico più sfrenato, coi leader che fingono d’essere l’amico della porta accanto – è stato quello di annichilire il dissenso che, pur rappresentando oltre la metà degli italiani, altro non riesce a fare, se non restarsene a casa.
Aspettando Godot
Ad aspettare cosa? Godot? Lo “stellone”? Un “nume tutelare” o il “deus ex machina”?
Francamente, provare a dare una risposta è inutile.
La Meloni gongola e fa benissimo: conquista un terzo secco in meno dei voti della Lega di 5 anni or sono, alle stesse elezioni (6 milioni contro 9), ma incassa una percentuale di voti inferiore di un solo 5 per cento, rispetto al 34 che fece ubriacare Matteo Salvini, e, forse, più seggi di quanti non ne conquistò il Carroccio.
La Lega, per altro, dopo averlo insultato in ogni modo, ora deve ringraziare Roberto Vannacci quasi si trattasse del Messia, rappresentando coi suoi voti personali il 25% di tutti i consensi del partito.
Partito, a cui il generale non è iscritto.
La classe dirigente del nord?
L’unico leghista in grado di prendere più voti dell’alto ufficiale, è tale Stancanelli Raffaele, nell’Italia insulare: non male, come risultato, per un partito che pretendeva di rappresentare la classe dirigente del Nord!
Ora, prima di fare analisi definitive, è il caso di leggere anche i risultati delle amministrative, giusto per capire come si riverberano questi risultati sul territorio.
Ai sovranisti italiani – prigionieri eterni della loro impreparazione, delle loro divisioni, delle smanie di protagonismo di questo o quel guitto -, invece, si suggerisce un’approfondita lettura delle elezioni e della politica sviluppata in Francia, in Germania, in Austria, in ogni altro luogo dove, diversamente dall’Italia, l’attenzione massima è rivolta chiaramente ai problemi del Paese, non ai propri.
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