Elezioni – il governo ha un solo nemico da temere: se stesso – L’esito del voto regionale di Lazio e Lombardia è, al contempo, chiaro e complesso.
Sicuramente, ha perso la Sinistra, sia dal punto di vista politico – l’incapacità non solo di aggregarsi in un’unica, credibile alternativa – sia dal punto di vista numerico, poiché anche se avesse centrato l’obbiettivo dell’unità, avrebbe lo stesso perduto il confronto con gli avversari.
Sicuramente, ha vinto la coalizione del Centrodestra ed è bene sottolineare come sia stata la coalizione a prevalere, pur nella consistente leadership di Fratelli d’Italia, poiché è questo ritrovato equilibrio, almeno parziale, che consentirà alla coalizione di maggioranza di evitare fibrillazioni eccessive, almeno nel breve-medio periodo.
Sicuramente, ha vinto la Meloni per quel che riguarda l’orizzonte temporale del suo esecutivo che, fino alle europee del 2024, non dovrà sostenere prove elettorali di alcun significato.
Poi, ci sono gli aspetti complessi del risultato.
Il primo, gigantesco, è che anche il nuovo esecutivo, se non allarma come speravano i “gufi” della Sinistra, in particolare quella intellettuale e radical-chic, però, non scalda affatto il cuore degli italiani che, in netta maggioranza assoluta hanno deciso di disertare le urne. E nelle due regioni più grandi del Paese, costituendo un segnale molto preoccupante a livello nazionale.
Il secondo, è che Giorgia Meloni, almeno da qui alla fine del prossimo anno, non ha più alibi: la maggioranza elettorale è solida e non può, quindi, permettersi di usarla solo per una gestione “ordinata” degli affari correnti. Ed è in questo senso che si potrebbe leggere l’uscita a gamba tesa di Silvio Berlusconi sull’Ucraina: se non ci sono fragilità nel consenso, si può osare di più anche sul piano internazionale, dove, contrariamente che in Italia, la politica da “brava ragazza” di Giorgia non viene apprezzata più di tanto.
Italia marginale in europa
E non bastano le battute, per altro sbagliate, sul Titanic, per allontanare lo spettro di una marginalità in campo europeo: non solo perché non c’è gusto maggiore ad affondare, pensando che annegheranno anche gli altri; ma specialmente perché quel “biglietto più costoso” l’ha acquistato proprio l’Italia, anche se qualcuno la fa viaggiare nella stiva e non nel salone delle feste.
Le sfide che si profilano sono tante, a partire dal riequilibrio – tramite le nomine – nell’informazione pubblica.
Poi, tanti altri saranno i “dossier” da affrontare.
Il giorno dopo la vittoria, fare l’elenco delle urgenze, oltre che inutile, è pure antipatico; quel che è chiaro, è che mai come da oggi il governo sa di avere un solo nemico da temere: se stesso.
E, a volte, è l’avversario più duro