Elezioni europee: A mente fredda

Elezioni europee: A mente fredda
Elezioni europee: A mente fredda

A mente fredda, quali valutazioni fare, circa i risultati della competizione europea di domenica scorsa?

In primo luogo, bisogna prendere atto di come in Italia, dispiaccia o meno, la politica estera è quanto di meno appetibile, appassionante e interessante per l’elettore medio. Da Aosta a Palermo, coloro che si recano alle urne vanno a votare con lo stesso spirito e le stesse motivazioni che li spingono a partecipare alle consultazioni nazionali.

Per di più, sempre meno interessati alla lotta politica, come dimostra il crescente dato dell’astensione.

Politica internazionale

Ciò deve indurre i partiti, specialmente quelli attualmente fuori dal Parlamento italiano, ad abbandonare i grandi temi della politica internazionale?

No, è chiaro, ma deve far comprendere a tutti come si tratti di argomenti per classi dirigenti, necessari a formare ottimo personale nel partito e nelle istituzioni, ma del tutto poco utili, per non dire per nulla utili, per raccogliere consensi nella società.

In secondo luogo, venendo alle formazioni che hanno tentato vanamente la scalata a Strasburgo, che la riflessione suddetta, specialmente nella Sinistra, favorisce ed è funzionale solo alla risurrezione di quelle forze estremistiche e ben poco raccomandabili, sotto ogni punto di vista, che sono capaci di declinare strumentalmente il pacifismo – per esempio riguardo al conflitto russo-ucraino o alla crisi palestinese – non in senso autentico o genericamente anti-governativo, ma in senso antifascista.

Matrice antifascista

E per antifascismo – dall’Alleanza verdi-sinistra a Michele Santoro -, quelle formazioni intendono tutto ciò che è altro da loro, anche se, magari, su questo o quel tema si trovano – o peggio: vanno a collocarsi – su posizioni già assunte, per esempio, da movimenti indipendenti, da Indipendenza! da Marco Rizzo.

Terza riflessione, quindi, su Democrazia sovrana e popolare che, purtroppo, ha fallito clamorosamente il tentativo d’intercettare la Sinistra scontenta del Pd, venendo surclassata abissalmente, avendo rinunciato a interpretare la sua proposta politica in chiave antifascista.

Fascismo e Sovranismo, nell’immaginario collettivo di tutta la Sinistra italiana, sono sinonimi perfetti e non c’è spazio alcuno, se non in una élite più intellettuale che politica – e men che meno elettorale -, per raccogliere consensi in quell’area di pensiero, in nome di quel principio.

Di contro, per una formazione che si muove da altri lidi politici e, in particolare per Indipendenza!, collegarsi organicamente a Democrazia sovrana e popolare significa solo precludersi la possibilità di recuperare al voto e alla consistenza politica e istituzionale almeno una parte di quei 2 milioni  e mezzo di voti che, nell’arco di un lustro, il Centrodestra ha perso, nel confronto tra Europee 2019 e 2024.

La matematica non inganna

Giorgia Meloni può cantare vittoria e chiunque, al suo posto, lo farebbe; ma per quanto strilli, la premier non può nascondere la verità matematica che, a fronte degli oltre 13 milioni di voti raccolti dai tre partiti cinque anni fa, oggi ne sono stati presi neanche 11. Schede che non hanno premiato forze alternative, poiché non le hanno ritenute credibili, ma hanno ingrossato ulteriormente la diserzione elettorale.

Ed è quella la prateria dove bisogna iniziare a cavalcare quanto prima. Se, in questa avventura, Rizzo o uomini di quel partito volessero salire sul cavallo, tutto sommato, ben venga. Ma la bandiera sotto la quale cavalcare dev’essere una sola e ben riconoscibile per quella parte di elettori che ha rifiutato il suo voto al Centrodestra, per non darlo a nessuno; non può essere un vessillo anonimo o bizzarro, nella speranza di intercettare chi, dall’altra parte, ha votato diversamente dal Pd, ma in nome grosso modo, almeno sul piano interno, degli stessi programmi e (dis)valori.

Quello tra Indipendenza! e Dsp, in sintesi, è un matrimonio che, manzonianamente, non s’ha da fare, ma non per la scarsa attrattività di Lucia o per non incorrere nelle ire del don Rodrigo di turno; bensì per l’ostilità e i pregiudizi che i parenti della ragazza hanno per Renzo.

E se Indipendenza! può apparire adesso uno sposo povero, è pur sempre un ragazzo con ottime prospettive; Lucia, invece, per quanto graziosa, è e sarà certamente senza dote alcuna.

Massimiliano Mazzanti

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