Dolomiti pride: nessun giudizio, ma semplici constatazioni. – Mantra degli attivisti gay (da non confondere con gli omosessuali): morte al patriarcato, causa di omofobia e discriminazione.
Per i gay, tra i riferimenti scientifici c’è Sigmund Freud! Quest’ultimo, così come il movimento gay, non faceva mistero del proprio odio verso Cristo e la Chiesa Cattolica.
Affiliato alla setta massonica B’nai B’rith, Sigmund Freud affermò: “i nazisti non li temo. Il nemico è la religione, la Chiesa Cattolica”.
Eppure, contrariamente all’odio vomitato dai gay contro il padre, Sigmund Freud, in quei pochi barlumi di onestà, esplicitò il suo pensiero preciso, in merito al ruolo “salvifico” del padre nelle società.
L’ambiguità di Freud
Finché non avvenne il crollo del 4 novembre 1918, Freud fu leale e fedele suddito dell’Impero austro-ungarico e della dinastia asburgica. Freud forse intuiva che la fine di quella Monarchia cattolica sovranazionale e paternalistica ma in fondo tollerante avrebbe costituito la causa di guai ben peggiori per gli uomini.
D’altronde la sua concezione del patriarcato come una forma di evoluzione rispetto alle precedenti “orde nomadi”, amori promiscui e civiltà matriarcali, gli faceva concepire la forma monarchica come la migliore, in quanto riproducente sulla più vasta scala dello Stato l’organizzazione paternalistica della famiglia.
Così la figura di Francesco Giuseppe era quella tipica del Sovrano “padre” dei suoi popoli, i quali nei suoi riguardi concepivano impulsi, magari “ambivalenti”, di natura filiale. Le società democratiche prive di autorità e gerarchia sono infatti quelle “primitivistiche” e selvagge.
In “Totem e Tabù”, a proposito degli aborigeni dell’Australia, forse la razza più arretrata del mondo, Freud osserva: “Non riconoscono né Re né Capi: le decisioni sugli affari di interessi comuni spettano all’assemblea degli uomini maturi”. E anche: “E’ possibile che l’eredità per via materna sia dappertutto la forma originaria che sia stata sostituita da quella paterna soltanto in epoca successiva”.
Il potere taumaturgico del Re
La famiglia patriarcale fu infatti il risultato del superamento di quella ibrida istituzione matrimoniale che fu il “matrimonio di gruppo” che oggi vorrebbero reintrodurre alcuni esponenti degenerati della nostra sinistra intellettuale. Inoltre, per quanto ateo e per quanto non riesca a spiegare il fenomeno razionalmente, Freud ammette l’aristocrazia di un potere taumaturgico di tutti gli antichi Re, almeno fino a Carlo II d’Inghilterra, seppure limitato a determinate malattie come la scrofolosi.
Sigmund Freud: “Non riesco a pensare a un bisogno nell’infanzia forte come il bisogno di protezione del padre”.Mentre rispetto all’omosessualità Freud disse che: “l’omosessualità è una mancata maturazione della sessualità”
Storia della derubricazione dell’omosessualita’ dal DSM
Uno degli argomenti del movimento gay per affermare che l’omosessualità sarebbe “normale” è l’affermazione secondo la quale l’APA, nel 1973, ha cancellato l’omosessualità dal suo manuale diagnostico, il DSM (Diagnostic and Statistic Manual); sulla scia di questa decisione, l’OMS l’ha cancellata dal suo manuale diagnostico, l’ICD (International Classification of Disease), nel 1991.
Pochi però spiegano che questa decisione non è stato il frutto di un dibattito scientifico, ma di una operazione ideologica.
L’omosessualità fu derubricata dai manuali statistici grazie a una votazione “per corrispondenza” (5.816 voti a favore e 3.817 contro).
Il noto psichiatra Irving Bieber commentò la votazione del 1973: “Non si può davvero sostenere che la nuova posizione ufficiale riguardo l’omosessualità sia una vittoria della scienza. Non è ragionevole votare su questioni scientifiche come se si trattasse di mettere ai voti se la terra sia piatta o rotonda”.
La Commissione Nomenclatura
È interessante la posizione di Robert Spitzer, che nel 1973 era presidente della “Commissione Nomenclatura” dell’APA. Egli, in seguito a una ricerca compiuta nel 2001 e confermata nel 2003 sull’efficacia delle terapie riparativa, afferma di aver cambiato idea in merito alla possibilità di cambiamento dell’orientamento sessuale.
In una dichiarazione rilasciata al “Wall Street Journal” il 23 maggio 2001, egli afferma: “Nel 1973, opponendomi all’opinione prevalente dei miei colleghi, appoggiai la rimozione dell’omosessualità dalla lista ufficiale dei disordini mentali. Per questo motivo ottenni il rispetto dei liberals e della comunità gay, anche se ciò fece infuriare molti dei miei colleghi[…]. Ora, nel 2001, ho mutato opinione e questo ha fatto sì che venissi presentato come un nemico della comunità gay e così la pensano in molti all’interno della comunità psichiatrica e accademica. lo contesto la tesi secondo cui ogni desiderio di cambiamento dell’orientamento sessuale di un individuo è sempre il risultato della pressione sociale e mai il prodotto di una razionale motivazione personale”.
In sintesi: non si tratta in questa sede di stabilire se l’omosessualità sia o no una malattia, un disturbo o un disordine, se sia giusta una denominazione piuttosto che un’altra, ma di mettere in guardia dalle affermazioni totalizzanti di coloro che sostengono trionfalmente che l’omosessualità, in base ai criteri “scientifici” sanciti dal DSM, non è più una malattia. Il rischio di questa affermazione è che essa possa diventare una “giustificazione scientifica” per sostenere ulteriori manipolazioni ideologiche.
Emilio Giuliana