Dimmi chi ti premia e ti dirò chi sei… – L’“Atlantic Council” è un “think tank” statunitense con sede a Washington D.C. il cui scopo è: “Promuovere la leadeship americana e promuovere accordi internazionali basati sul ruolo centrale della comunità atlantica nell’affrontare le sfide del XXI secolo”.
Come si vede, questo potente istituto americano ha chiaramente esplicitato, come obbiettivo, quello di promuovere l’influenza americana nel mondo, ovvero l’espansione della potenza americana nel mondo.
Insomma l’AC è il “pensatoio “della “meta politica” coloniale dell’impero americano per sua stessa definizione e che ogni anno premia i leader degli stati “vassalli” per la loro fedeltà e per la loro attività utile al mantenimento e all’espansione nel mondo della potenza Usa, come dire il mantenimento del mondo nella dimensione “unipolare”.
Fine pena mai
L’Italia, uscita sconfitta dalla Seconda guerra mondiale, entrò nel campo di rieducazione atlantico con un verdetto di “fine pena mai” e, da allora, ogni capo di governo, per essere realmente tale, deve mantenere nell’ovile assegnato il suo popolo.
A questa regola, come si vede, non è sfuggita nemmeno l’Europa, anzi, quest’ovile così grande ha richiesto una mano ancora più ferma nella conduzione da parte del pastore d’oltre oceano.
Ogni anno l’“Atlantic Council”, dopo attenta valutazione, attribuisce al leader politico o di una multinazionale che con la sua attività più ha contribuito al successo della politica o della economia atlantica, un prestigioso premio, una sorta di onorificenza.
Nel 2015 lo ricevette, il presidente della Bce, Mario Draghi, premiato di nuovo nel 2022 come Presidente del consiglio assieme all’AD della multinazionale Eni, De Scalzi.
Lo hanno ricevuto l’anno scorso Scholz, il primo ministro giapponese Kishida e il prode Zelensky.
La prima della classe
Quest’anno, come era prevedibile dai precedenti, alla luce della frenetica attività in favore della modernità occidentale/atlantista, il premio è stato assegnato alla Presidente del Consiglio Italiano, Giorgia Meloni che, oltre all’agenda di Draghi, all’amicizia di Zelensky, ai baci di Biden potrà, ora inserire nel suo palmares personale anche quest’ultimo prestigioso riconoscimento.
La prima della classe, quindi, tra quelli che sostengono il “grande reset”, la cultura woke, la cancel culture, il liberismo più spinto, l’ideologia gender e le transizioni varie compresa quella transumana, ma, soprattutto, la prima della classe tra i sostenitori delle guerre ad ogni costo. Certo che, per una che si è solo “travestita” da pecorella fedele alle élite finanziarie di questo occidente degenerato e suicida solo per arrivare al governo, come sostengono ancor oggi molti elettori della Meloni, è una recita straordinaria, visto che non solo le hanno creduto, ma le hanno persino consegnato l’Oscar.
Giovanni Preziosa
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