Destra, neofascismo e sionismo: tra ambiguità e conflittualità – Iniziamo col definire i rapporti tra fascismo e Sionismo.
Mussolini incontrò più volte delegazioni di rappresentanti del Sionismo internazionale.
I rapporti tra il regime e gli ebrei
Tra questi nel 1926 Weizmann, futuro presidente dello Stato d’Israele.
L’interessamento del fascismo nei confronti della causa sionista fu propiziato dalle proprie ambizioni egemoniche nel Mediterraneo.
Il mandato britannico di Palestina – al pari di Malta e Gibilterra – costituiva un ostacolo per la realizzazione di un tale proposito.
Ecco allora l’apertura di sguardi verso quanto accadeva in Medio Oriente. Naturalmente l’agire prudente del regime permise di guardare con favore alla nascita di un focolare ebraico senza guastare del tutto le relazioni col mondo arabo: che, come vedremo, avranno modo di svilupparsi più in là nel tempo.
Quando nel ventennio addestravamo la marina israeliana
Emblematico al riguardo il sostegno dato ai “revisionisti” di Vladimir Jabotinsky ai quali fu offerta la base navale di Civitavecchia per addestrarsi e gettare le basi della futura marina israeliana.
Il filo sionismo di Mussolini cominciò a vacillare in occasione dell’avvicinamento alla Germania hitleriana e gradualmente si affievolì anche a causa di un crescente atteggiamento di ostilità dell’ebraismo internazionale verso il fascismo (guerre di Etiopia e Spagna e sanzioni).
I rapporti con il mondo arabo
Allo stesso tempo, dalla metà degli anni Trenta il Duce intensificò i rapporti con il mondo arabo-islamico.
In particolare, nella colonia libica, si adoperò nella preservazione di culto, usanze e costumi musulmani: anche in deroga ai dettami del Concordato Stato-Chiesa del 1929.
Questo gli valse le simpatie di tutti i paesi arabi e a maggior ragione, del Gran Muftì di Gerusalemme persuaso da par suo di giocarsi la carta italiana nell’opera di affrancamento del Medio Oriente dalla sfera d’influenza britannica e dalle ambizioni sioniste in Palestina.
La funzione anti-inglese
Mussolini assurse da Astro del Sionismo a Spada dell’Islam.
Va detto che tale mutevole atteggiamento assunto dal Fascismo negli anni è riconducibile alla realtà e alle circostanze che rendevano opportuno un tipo di scelta piuttosto che un’altra.
Ma nelle idee, una certa incompatibilità di fondo tra la concezione del mondo “romana” e la forma mentis ebraica restava un dato permanente.
La guerra del sangue contro l’oro, nonché l’avversione per le plutocrazie e l’usura palesata nell’ultima fase del Ventennio, segnarono il definitivo allontanamento dalla causa sionista.
I neofascisti divisi alla radice
I risvolti post-bellici conobbero la nascita dello Stato d’Israele e la conseguente levata di scudi del mondo arabo a favore della Palestina.
Nell’universo neofascista germinarono due correnti di pensiero.
Quella prevalente, micheliana,e poi almirantiana, parteggiava per Israele: reputato quest’ultimo alla stregua di unico baluardo anticomunista nell’alveo mediorientale.
Vero che la realtà sionista rispecchia i desideri di una occidentalizzazione di quell’area.
Vero, tuttavia, che fu l’URSS staliniana il primo soggetto statuale a riconoscerne l’indipendenza nel 1948.
Gli stessi kibbutz israeliani, modello di sviluppo dei primi insediamenti sionisti, richiamavano la mentalità collettivista dei Kolchoz sovietici.
Freda è il primo a gridare che il Re è nudo
Da questo riguardo, la sinistra del primo dopoguerra ammiccava ad Israele e non alla Palestina.
In Italia Franco Freda per primo in chiave rivoluzionaria ed antisistema, si occupò dei diritti del popolo palestinese.
Diede lo spunto necessario da cui vasta parte della destra nazionalrivoluzionaria fece propria tale causa: dai nazimaoisti di Lotta di Popolo ai peronisti di Terza Posizione.
Nel periodo in cui anche a sinistra, sull’onda emotiva della contestazione sessantottina, qualcuno cominciava a sfoggiare la kefiah.
Il MSI compatto pro-Israele
Va considerata, quindi, la divergenza con l’istituzionalità missina.
Almirante da neosegretario non tardò a porre l’accento su Israele e i suoi supposti diritti.
Una sorta di excusatio non petita, forse, di chi vuole ripulirsi in guisa democratica dai propri convincimenti passati, al limite del biologico, in tema di razza e di semiticità.
Sullo stesso solco financo Julius Evola, che esalta le virtù straordinarie del popolo israeliano da contrapporre alla scialba, sradicata e perniciosa condizione dell’ebraismo cosmopolita che tresca nelle metropoli occidentali.
Molto superficiale, se consideriamo la profondità intellettuale del pensatore che aveva sempre messo in guardia i suoi sodali dalle facili apparenze.
Perché a tutt’oggi persiste un cordone ombelicale che lega internazionale ebraica e stato sionista.
La legge del ritorno, d’altronde, è la porta larga di servizio che concede diritti di cittadinanza agli ebrei della diaspora.
Se però i camerati rivoluzionari non si degnarono di seguire il Maestro additando Israele al rango di emporio criminale di aggressione e genocidio, non sempre a siffatte intenzioni corrisponde un comportamento pratico coerente.
I volontari pro-libano
Nel 1980, nel vivo del focolaio libanese, un drappello di terzaposizionisti e NAR decise di arruolarsi per dare fiato alle rivendicazioni dell’esercito cristiano-maronita, alleato di Israele e avverso agli arabi (Palestinesi e Siriani).
La simbiosi con la Falange Libanese era motivata dal suo carattere nazionalista di destra.
Ma l’alleanza con i sionisti e il ruolo cooperante avuto dai falangisti nell’eccidio di Sabra e Chatila non nobiliterà molto tale scelta.
Resta l’idea che le due destre hanno continuato a dividersi negli anni sulla questione mediorientale.
Il tutto però fluisce nell’esternazioni attuali -oscillanti tra il farsesco e il servilismo più becero -degli esponenti della cosiddetta destra di governo.
Quanto disorientamento
Spirito fazioso, poco lucido, utile certo ad ingigantire un problema senza evidenziarlo alla luce del vero per entrare realmente cuore della questione. Una volta la leva dell’anticomunismo arrivava a giustificare i posizionamenti più bizzarri e assurdi.
Altrettanto avviene oggi con un occidentalismo fallaciano senza discernimento, che vive di parole d’ordine e che fa di Hamas, Hezbollah e Isis un unico polpettone: col solo risultato di arrecare ulteriore scompiglio in un universo ideale già segnato da un profondo ed insanabile disorientamento.
Mario Pucciarelli