Depressione post partum: facciamo chiarezza – “Ho ucciso mio figlio”
Sono queste le parole della mamma del piccolo Luca che, a fine luglio, avrebbe compiuto un anno.
A nulla è servito l’intervento della nonna materna che, vedendo il piccolo inerte vicino al corpo della madre steso sul divano, si era affrettata a chiamare i soccorsi.
La tragedia si è consumata a Voghera la scorsa settimana.
Adesso la neomamma si trova nell’ ospedale Policlinico San Matteo ed è ricoverata in reparto psichiatria, in stato di choc, non ancora pronta ad affrontare l’interrogatorio.
Nel mentre i carabinieri e la Procura di Pavia stanno indagando sulla vicenda.
Il nonno materno punta il dito contro il padre della piccola vittima “Suo marito non doveva lasciarla sola”.
Perché questa denuncia?
La risposta purtroppo è una verità tanto amara quanto diffusa nel mondo materno e di cui, ancora oggi, si parla troppo poco: depressione post partum.
È di questo male che soffre Elisa Roveda, l’autrice del gesto.
La donna prendeva farmaci ogni giorno attraverso un’iniezione. “Un mese e mezzo fa aveva fatto la prima visita dai dottori”, spiega Marco Roveda parlando della figlia. “Pochi mesi dopo il parto ha avuto un esaurimento. Non andava lasciata sola”, ha aggiunto.
Un matrimonio coronato nel 2017 dopo una lunga convivenza e un figlio atteso per cinque anni.
La donna lavorava part time presso un commercialista e dopo la nascita di Luca era andata in maternità. “Si sentiva sempre stanca”, raccontano i vicini parlando di lei.
Lo sfogo del padre
È proprio per lo stato in cui versava la figlia che la madre non si fidava a lasciarla sola.
Mentre il padre della donna sfoga la sua rabbia e il suo dolore dichiarando che la figlia “aveva un esaurimento post parto”.
La relazione della coppia andava bene, non si stavano separando.
Il nonno materno prosegue dicendo che la figlia non aveva sofferto di depressione in passato: “È sempre stata normale mia figlia, non aveva problemi”.
Colpita una madre su dieci
Depressione post partum, un male che, secondo alcuni studi epidemiologici, colpisce con diversi livelli di gravità, dal 7 al 12% delle neomamme ed esordisce generalmente tra la VI e la XII settimana dopo la nascita del figlio, con episodi che durano tipicamente da 2 a 6 mesi. La donna si sente triste senza motivo, irritabile, facile al pianto, non all’altezza nei confronti degli impegni che la attendono.
Delle madri non trattate il 50% risulta ancora depresso dopo 6 mesi e il 25% ancora dopo 1 anno.
La prevenzione è possibile
Un male che rischia di distruggere quel rapporto indissolubile tra madre e figlio, in quanto interferisce con le abilità della donna di instaurare un interscambio di comportamenti e di emozioni con il suo bambino ed il legame di attaccamento che andrà a formarsi.
È possibile conoscere il rischio di un potenziale stato depressivo grazie a programmi di screening per l’individuazione delle donne a rischio di sviluppare depressione post partum, effettuati già in occasione della prima visita con il medico di famiglia o con lo specialista, o, nell’immediato post partum.
Nemes Sicari