Democrazia razzista e intollerante, informazione complice e partigiana – Non vale nemmeno la pena ritornare sulla disgustosa cerimonia trash di apertura delle Olimpiadi, e poco importa che quella vomitevole pagliacciata volesse deridere insultare volontariamente un sentimento religioso planetario con la rappresentazione blasfema della Ultima Cena o di altro quadro (come retromarcia imbarazzata vorrebbe); quello che conta è che si è trattato di una messa in scena palesemente politica, aggressiva oltre che volgare ed inappropriata.
Comunque la si legga è chiaro, pur senza essere bigotti io conservatori, che la dittatura laicista e di una ideologia aberrante come quella gender, ha compiuto passi enormi di occupazione di spazi ed eventi che ad altro dovrebbero essere parametrati.
Le olimpiadi e lo spirito dei 5 cerchi sono da secoli sinonimo di abnegazione, sacrifici, fatica, allenamento quotidiano fisico e mentale, e certamente non compatibili con ostentazioni deviate o un palcoscenico per propagande provocatorie e minoritarie in luogo della sana celebrazione alta dello sport (dove gli uomini competono con uomini e le donne gareggiano con donne e non con travestiti mascherati …)
Quello che dovrebbe scuotere ogni persona minimamente pensante è soprattutto la vigliacca esclusione degli atleti Russi (o provenienti da Stati amici della Russia), che non si siano sottoposti alla gogna / diktat della umiliante sottomissione agli autoproclamatisi paladini della pace e della giustizia internazionale
A ben vedere si tratta di una folle, quanto fallace, ipocrisia sostenuta da una martellante propaganda mediatica complice di questa delirante e violenta russofobia.
Solo chi si piega alla logica e al punto di vista imposto dal mainstream è degno di partecipare a una competizione che ha invece le proprie radici nobili nella tregua globale ed incondizionata che reggeva per tutta la durata come una pausa reale tra i conflitti e una parentesi di dialogo a prescindere da aggrediti ed aggressori, da vinti e vincitori …
Esattamente l’opposto di quanto accade nei giochi moderni, viziati da uno strabismo selettivo per cui vale l’ostrakon verso gli atleti di Mosca che non abbiano rinunciato alla propria identità e dignità, ma si tollera ed esalta la presenza di criminali di guerra e stati delinquenziali (come il Kosovo, peraltro non riconosciuto, staterello criminale e criminogeno dedito a spaccio internazionale e traffico di organi umani).
E allora si scordano dolosamente le migliaia di bambini e adulti trucidati dalla teppaglia eterodiretta di Kiev dal 2014 al 2022, il massacro di quasi 40.000 innocenti nella striscia di Gaza da parte di Israele, il genocidio di Armeni nel Nagorno-Karabakh ecc… tutti presenti e rappresentati senza che nessuno si stracci le vesti o alzi un dito per protestare contro crimini spesso condannati anche da risoluzioni Onu (per quel che vale…)
Il mostro mondiale, nonostante sul pianeta siano in corso ben 56 conflitti che coinvolgono (stime Unicef) oltre 400 milioni di bambini innocenti (di cui almeno 120.000 sono rimasti uccisi o mutilati a causa delle guerre), è la Russia, in nome di un malcelato senso di impunità e assenza di vergogna che guida la esclusione unilaterale del mondo “civile”.
Le bare bianche dei 12 bambini colpiti da un missile sul Golan sono angoscianti, ma evidentemente per certe penne di sciacalli, valgono meno dei 30 innocenti massacrati in un Ospedale dell’inferno palestinesi a poche ore e pochi chilometri di distanza.
E in questo contesto segnaliamo tre eroiche eccezioni (dai più ignorate): l’orgoglioso comportamento degli Atleti Serbi che si sono distinti dal baccanale dionisiaco di apertura, per stile e manifestazione di fiera appartenenza esplicitata attraverso il saluto tradizionale e identitario con le 3 dita alzate al cielo, il solito Djokovic che resiste maestosamente alla dittatura dell’ingombrante pensiero unico laicista (lo stesso che con speculare intolleranza impedisce alle Atlete mussulmane di gareggiare con il tradizionale hijab) e infine l’orgogliosa tennista Russa Anna Kalinskaya, che rinuncia ai giochi farsa non potendo gareggiare legittimamente sotto la propria Bandiera e rifiuta di piegarsi alla messa in scena “democratica”.