Molti (destra e a sinistra) esultano perché Damasco è caduta e Bashar El Asad è fuggito.
Io che non mi identifico con quell’inganno che è il binomio destra-sinistra e meno ancora mi identifico come occidentale (sono esclusivamente italiano e cattolico, a tutto tondo), avendo bazzicato per una quarantina d’anni il mondo arabo-islamico del Maghreb e del Mashrek sostengo e dico che:
- Bashar El Asad non era quel feroce dittatore che il mainstream si sforza di dipingere ma un presidente capace come il padre Asad e ben più tollerante di lui
- La Siria (com’era l’Iraq) fino a ieri è stata una nazione araba-islamica-cristiana, dove le differenti componenti etnico-tribali e religiose convivevano in un’armonia accettabile, simile a quella in cui convivono le analoghe componenti in Giordania
- Se poi in quei paesi i legittimi governi gestiscono la legge con pugno fermo, ebbene, si tratta di affari interni di stati sovrani di un mondo in cui le cose vanno così oppure non vanno
CHI
Come ho specificato in un precedente articolo, a chi sia contiguo l’islamismo sunnita shari’atico armato di stampo wahhabita impersonificato da DAIISH – che appare all’improvviso e improvvisamente sparisce per ricicciare altrettanto all’improvviso e che nell’arco di due settimane scarse conquista Aleppo e arriva a saccheggiare Damasco, dove insedia un suo governo – è una sorta di esecrando mistero tanto doloroso quanto poco … misterioso.
PERCHÉ
Di sicuro, come sostiene nel suo post il mio commilitone Filo, siamo nell’ambito della dottrina statunitense delregime change per la quale han fatto cadere la metà dei paesi del mondo arabo-islamico tollerante e hanno lasciato in sella l’altra metà, quella tetragona, intollerante, integralista e schiavista.
Insomma, un capolavoro di canagliesca idiozia.
Gli interessi in ballo che hanno portato a quest’ulteriore quanto demenziale regime change sono prevalentemente legati al controllo di una rete di gasdotti/oleodotti e probabilmente anche a una fregola da impero ottomano, da tempo covata da Erdogan.
ASPETTO COLLATERALE NON MENO IMPORTANTE, ANZI
Ma c’è un altro aspetto che ci deve preoccupare. Adesso l’Iran Shi’ita è circondato dai sunniti, e che sunniti! I peggiori per bigottismo e intolleranza, finanche ferocia, perché persegue il “lebensraum religioso” e mira a ottenere il monopolio delle risorse energetiche.
Inoltre, questo improvviso accerchiamento dell’Iran non può non rimandare a un aspetto, negletto dal nostro modo troppo laicista per analizzare il mondo arabo-islamico, ossia alla ferita apertasi in seno all’Islam con la Fitna tra Shi’iti e Sunniti, fattore ancora caldo dopo circa 1.300 anni e che fa presagire la conseguente, inevitabile, resa dei conti agognata dai sunniti fin dall’VIII sec d.C.
Cosa è la Fitna. Il termine indica tribolazione, scandalo e perfino guerra civile, e indica il primo violento e drammatico scontro civico-teologico-politico che si sviluppò nella fase della successione al defunto Mohammad (consiglio la lettura del libro “les derniers jours de Mohammadia di Héla Ouardi).
La Fitna chiama da secoli e a gran voce il redde rationem, che ora sembra giunto all’atto finale: quello che permetterà a quei paesi più tetragoni e intolleranti del mondo arabo-islamico di ritagliarsi un’ampia regione che dal Mar Rosso arriva al Tauro e, attraverso il Libano, al Mediterraneo (se fossi Abdallah di Giordania, paese dall’Islam tollerante, non starei tranquillo, l’unica garanzia è la sua discendenza Hashrmita troppo vicina alla discendenza da Mohammadia).
IL MEDIORIENTE E NOI
A questo punto possiamo dire (con gran scorno del nostro Andreotti): il Medioriente è definitivamente sistemato.
E noi con il nostro idiota assoggettamento alle iniziative atlantiche abbiamo una volta di più favorito il peggiore Islam (quello del quale abbiamo paura), e adesso siamo anche riusciti ad avvicinare al Mediterraneo un fronte che si annuncia essere tra i più caldi.
I PADRINI DELLA MAIONESE MEDIORIENTALE
C’è un aspetto suscettibile di svelare chi sta dietro alla marcia trionfale del novello DAIISH: ora che a Damasco si sono insediati quelli che dovrebbero essere i peggiori nemici di Israele, questi chiederanno a Tel Aviv di ottemperare a quella risoluzione ONU risalente al 1981 che prevede di ridare alla Siria le alture del Golan? Staremo a vedere. Intanto, notizia di stamane (9 dicembre), Tzaal (l’Esercito di Israele) ha oltrepassato il confine con la Siria nell’assordante silenzio del mondo islamico nemico di Israele.
L’altro padrino sappiamo chi è, ha le basi in casa nostra.
Ma c’è un altro padrino defilato ed è quello che, provocando lo sdegno di Sir Lawrence (d’Arabia), ha mandato neglette le promesse fatte agli arabi e ha cucito un tappeto mediorientale con diverse pezze di panno dozzinale.
di Corrado Corradi
* Fitna – in arabo فتنة?, lett. “prova”, “tribolazione”, ma anche “scandalo, corruzione”, “dissenso, litigio” e perfino “guerra civile”
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