Cyberbullismo: aumento di suicidi tra i giovani – Nel celebre brano “Sogna ragazzo, sogna” Roberto Vecchioni compone un indimenticabile inno alla gioventù, al futuro e alla vita. Quanti sogni ha un ragazzo? E quanti progetti da realizzare? O quanti obiettivi da conseguire? Quanti treni da prendere per realizzare la vita che sogna? Ma soprattutto quanto può essere crudele quell’essere umano che stronca i sogni di un altro essere umano, impedendogli di prendere quel treno che lo portava a vivere la vita tra avventure, disavventure ma soprattutto tra sogni da avverare?
Quanti ragazzi si fermano alla stazione perché vittime di parole rosse come il sangue?
Tanti, troppi.
Ed è proprio partendo da un’emergenza dilagante che colpisce i giovani e i giovanissimi che il 2 di Picche dà inizio alla rubrica “Puer” con varie interviste fatte a professionisti che da sempre hanno a cuore la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza.
L’impennata dopo la pandemia
In Italia, secondo l’ospedale pediatrico Bambino Gesù, i comportamenti suicidari da parte di giovanissimi negli ultimi 10 anni sono in crescita esponenziale arrivando a un +75% rispetto al biennio precedente nel caso del suicidio, ideato o tentato, e a un +60% se si tiene conto anche degli atti di autolesionismo. Oltre l’80% dei tentativi di suicido è messo in atto da bambine e ragazze: l’età media è di circa 15 anni, il più giovane ha 9 anni. “Le misure restrittive durante la pandemia Covid – spiega l’ospedale – hanno avuto un impatto importante su giovani e giovanissimi portando a un aumento delle richieste di aiuto. Nel biennio precedente (2018-19, ndr) gli accessi al pronto soccorso per ideazione suicidaria, tentativo di suicidio e autolesionismo erano stati 464. Nel 2020 e 2021 sono diventati 752, con un aumento di oltre il 60%. Se si considera solo il suicidio, ideato o tentato, l’incremento dei casi rispetto al biennio precedente supera il 75 per cento (da 369 casi a 649, ndr).”
La piaga del bullismo
Dati agghiaccianti che hanno due principali cause: i fallimenti scolastici e il bullismo.
E a proposito di quest’ultima piaga umana e sociale da ricordare quanto successo questo mese a Olbia dove un ragazzino di soli 14 anni si è tolto la vita nella sua cameretta, approfittando di essere da solo in casa. Quando i genitori sono tornati e l’hanno trovato era troppo tardi. Secondo la Procura di Tempio Pausania, il quattordicenne, appassionato del rugby, potrebbe essere stato vittima di bullismo da parte di alcuni coetanei. Per il momento si tratta solo di un’ipotesi, ma è stata disposta l’autopsia sul corpo del giovane e sono stati sequestrati i dispositivi elettronici per fare chiarezza su quanto accaduto.
Il PM incaricato sta indagando nell’ambiente frequentato dal ragazzo. L’ipotesi è che il giovane possa aver agito a causa di uno stato di sofferenza a causa di bullismo e cyberbullismo. Le autorità continueranno a indagare sulla vita privata del quattordicenne e sulle sue amicizie.
Ad insospettire gli inquirenti, la decisione del giovane di seguire le lezioni scolastiche da casa prima di compiere il gesto estremo. “Per i ragazzi non c’è più una distinzione netta tra identità online ed offline, ma possiamo imparare ad ascoltarli, per aiutarli a non cadere nel baratro della fragilità”.
L’aumento del disagio giovanile
E’ questa l’osservazione di Paola Cattenati responsabile del Criaf (Centro riabilitazione infanzia adolescenza e famiglia con sede a Pontevico, nel Bresciano) nonché membro della Commissione Nazionale sul disagio adolescenti e bullismo del ministero dell’Istruzione. “Non conosco direttamente la vicenda e non ho elementi per esprimermi in merito. Quello che posso dire è che, lavorando anche a stretto contatto con le scuole, registriamo un aumento del disagio giovanile con casi di autolesionismo o anche tendenze al suicidio, che poi possono portare a queste tragedie”. Sono sempre di più i ragazzi che si rivolgono agli sportelli psicologici aperti nelle scuole, per disagi personali che possono essere amplificati poi da dinamiche innescate da bullismo e cyberbullismo, ma anche da situazioni di fragilità che non si riescono a superare.
“Vediamo tantissima fragilità – sottolinea la Cattenati – di fronte a problematiche che, per essere affrontate, necessitano a volte solo di quale piccolo suggerimento. In questo i ragazzi sono poco autonomi, faticano a trovare il senso della misura, a dare il giusto peso alle cose”.
Il WEB
“Noi cerchiamo di lavorare molto su questo, sul diversificare gli amici virtuali da quelli reali”. Da parte loro, genitori, educatori, non dovrebbero cadere nel pregiudizio: piuttosto che limitarsi a criticare l’uso smisurato di social e videogiochi, primo passo dovrebbe essere di cercare di conoscere e capire ciò che i ragazzi fanno sul web. “Non è semplice – prosegue la Cattenati – ma sicuramente farsi raccontare i giochi che fanno è un primo passo, anche perché non tutto è negativo: ci sono dei programmi o dei giochi che sono molto utili, per cui vale la pena conoscere questo mondo. Dobbiamo metterci all’ascolto, altrimenti non si recupera il divario esistente”. Un divario generazionale che dimostra come l’avanzare della tecnologia non sia sinonimo di evoluzione dei rapporti umani, anzi, si sta dimostrando proprio l’esatto opposto e a pagarne le conseguenze sono sempre loro: i giovani.
Sempre più connessi
Chi si affaccia alla vita con le sue paura, fragilità, insicurezze.
Stati d’animo che portano, soprattutto i più sensibili, a cercare riparo, conforto, un vero e proprio rifugio in un mondo apparentemente sicuro ma in realtà ricco di insidie. Un mondo dove agli abbracci si sono sostituiti i like, agli amici hanno preso posto i contatti, alla vita reale è subentrata un freddo e inanimato schermo. Il mondo dove i followers avanzano e l’empatia indietreggia.
Che mondo è se a regnare è la legge del più forte dettata dai click. Alla fine è proprio a questo che il mondo evoluto ed emancipato si è ridotto: un click che ti dice se vali o meno, facendo così dipendere l’essenza della vita ossia l’autostima da un gesto freddo e automatico.
L’esatto opposto di quanto invece ci insegna Domenico Modugno con un altro inno alla vita:
“Ma guarda intorno a te, Che doni ti hanno fatto, (Ti hanno inventato il) mare, Tu dici: “Non ho niente”, Ti sembra niente il sole?, La vita, l’amore”
Ecco, forse sarebbe il momento di insegnare questo a un futuro che troppo spesso si spegne prima di prendere vita.