Crosetto e la Magistratura, i panni sporchi e le polemiche – Che Guido Crosetto sia personaggio bizzarro è cosa nota, specialmente per chi, frequentando la Destra italiana, lo ha sempre ascoltato parlare come un Cincinnato che agogna solo “l’orto sallustiano”, salvo, poi, trovare il suo nome sempre primo nella lista degli eligendi, dei nominandi, degli “incaricabili”.
Martedì, però, l’ha sparata veramente grossa.
Dopo aver dato fuoco alle polveri del dibattito politico, evocando riunioni di una fazione della magistratura al fine di far cadere il governo, l’altro ieri, per smorzare le polemiche conseguenti e inevitabili, ha dichiarato: “E’ una bolla, si fa polemica sul nulla”.
Quale nulla, scusi, signor ministro?
Se il nulla sono le sue preoccupazioni – nel senso che non esistono fazioni di gente con la toga che trama contro il governo -, forse, farebbe bene a dimettersi, poiché lanciare eventualmente un’accusa così grave senza averne motivo, sarebbe ben più grave che fermare un treno o nominare un “famiglio” in un consiglio d’amministrazione.
Per di più, nel caso di Crosetto, aprendo un nuovo fronte nell’eterna lotta tra magistratura e politica che costituisce uno dei mali endemici della così detta “Seconda repubblica”.
Se, come invece è più ovvio ritenere, qualche “rumors” il ministro lo ha raccolto davvero, circa le intenzioni di certi magistrati politicizzati, la cosa è ancor più grave.
Riequilibrare i rapporti tra Poteri dello Stato
Infatti, se ciò è vero, non si dovrebbe perdere questa occasione per riequilibrare un rapporto – e riportare nell’alveo costituzionale – un potere giudiziario ormai da troppo tempo fuori controllo.
Un potere – è questa la grottesca sintesi dell’ultimo braccio di ferro col ministro Carlo Nordio – che rivendica addirittura il “diritto alla follia”, pretendendo che i suoi uomini non vengano messi in discussione neanche in caso di squilibrio mentale.
Il che peggiora ulteriormente un confronto che, per altro, già mette ragionevolmente in discussione parte dell’operato dei giudici che sono fin troppo sani.
Tertium non datur.
A meno che non si creda di poter risolvere certe questioni alla luce di quanto esposto nel noto adagio che tanto piaceva a Sandro Pertini: a brigante, brigante e mezzo.
Ne senso di una politica che, accorgendosi che qualcuno organizza “cosche” tra le toghe, si limita a replicare con un messaggio affinché “chi deve intendere, intenda”.
Non è così che si risolvono o si possono risolvere i problemi istituzionali del Paese.
Dopo lo scandalo di Luca Palamara – e la strumentalizzazione del suo libro a fini elettoralistici -, aspettiamo ancora di vedere proposte di riforma radicale della magistratura che non siano contro i giudici – come strillano gli interessati -, ma a favore del cittadino, il quale merita di poter finalmente contare su un sistema giudiziario imparziale.
Certo, anche autonomo, anche indipendente, ma – sopra e prima di tutto – imparziale.
Massimiliano Mazzanti
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