Le dimissioni di Tavares da amministratore delegato della Stellantis, a fronte di una gestione fallimentare – ripagata con una buonuscita di 100 milioni di euro, pare – sono state l’ennesimo campanello di allarme della tragica situazione in cui sta precipitando il settore dell’auto, particolarmente quello europeo.
Oltre allo sciagurato ban 2035, di cui abbiamo più volte parlato da queste pagine, incombono le sanzioni per le emissioni 2025. I costruttori i cui veicoli venduti dovessero superare il valore medio di emissioni di 94 g/Km di CO2 saranno sottoposti a multe pari a 95 euro per ogni grammo oltre il limite, cifra da moltiplicare per ogni veicolo venduto. Gli importi stimati delle sanzioni ai produttori automobilistici sono dell’ordine dei 15 miliardi di euro. Per rientrare nei parametri e scongiurare questo salasso, diversi costruttori hanno optato per il taglio della produzione e la chiusura di stabilimenti. Inoltre, il disperato tentativo di competere con i costi dei prodotti cinesi ha portato a richieste di riduzione dei prezzi che stanno strangolando i fornitori di componentistica.
I posti di lavoro persi, comprendendo l’indotto, sono già dell’ordine di decine di migliaia. Allo stato attuale, se non interverranno interventi drastici, l’unico scenario che si prospetta per il futuro è quello di un comparto automobilistico mondiale completamente nelle mani della Cina.
COMPLICI E QUINDI RESPONSABILI
E cosa fa la politica, cosa fa il sindacato? Al di là di offensive passerelle davanti alle fabbriche e allo starnazzare con richieste di piani industriali, al di là di un facite ammuina, nulla di concreto. E questo non per semplice mancanza di competenze e di capacità, ma per il fatto che gran parte della politica, gran parte del sindacato – la Triplice in primis – gran parte dei vertici delle Case automobilistiche sono COMPLICI E QUINDI RESPONSABILI di questo stato di cose.
Quando a Bruxelles veniva varato il criminale Green Deal e le misure sconsiderate che ne sono derivate, non una sola parola contraria è stata infatti levata, a parte qualche isolata voce libera. E, forse per non perdere la faccia, per non apparire meno ecologisti, ancora oggi vengono reiterati i mantra della propaganda verde: “l’elettrico è il futuro dell’auto”, “la transizione ecologica è un processo irreversibile” e altri pronunciamenti insensati che hanno assunto con il tempo il sapore di dogmi.
Basta leggere i giornali progressisti, le dichiarazioni di Schlein e compagnia o fare un giro sui siti dei principali sindacati per rendersi conto che non c’è il minimo accenno di autocritica, la minima volontà di mettere in discussione quanto è stato fatto sinora e che sta producendo i suoi catastrofici effetti ad una velocità assai superiore a quella delle più pessimistiche previsioni.
A destra solo palliativi
E dalla parte del centrodestra va appena un po’ meglio. Perché quello che viene proposto sono palliativi, pannicelli caldi, aspirine con cui ci si illude di curare un tumore. Si parla di spostare in avanti la scadenza del 2035, per dare tempo all’industria di “prepararsi al cambiamento”.
Ma così l’unico cambiamento che l’automotive europeo potrà affrontare sarà quello della sua definitiva scomparsa. NO! L’intero Green Deal, a partire dal bando del 2035 e delle sanzioni per le emissioni di CO2 del 2025 deve essere revocato! Questo bisogna avere il coraggio di dire!
E bisogna farlo con forza, portando la disperazione di migliaia di famiglie che passeranno il Natale sapendo di non avere più un reddito, la tragedia di un tessuto industriale avviato alla desertificazione, il dramma di una grande tradizione tecnologica destinata all’oblio.
Perché lassù, nei palazzi dorati dell’Unione Europea, nemmeno sfiora il dubbio che sia necessario rivedere radicalmente gli indirizzi della nefasta transizione ecologica. Tanto è vero che, levatici dalle – alte – sfere il verde ortodosso Timmermans, ci ritroviamo alla guida per la transizione l’ancora più integralista Teresa Ribera, che ha già fatto sapere che dal Green Deal non si torna indietro. Si tratta di personaggi fuori dalla realtà, pericolosissimi, nelle cui mani è il destino di un continente, un tempo florido.
Sono personaggi che, insieme ai loro complici attivi o silenti, auspichiamo, un giorno dovranno rispondere davanti a dei tribunali per le catastrofi che stanno causando ai popoli d’Europa.
Raffaele Amato
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