Cos’è l’Italia oggi? – La risposta giusta sarebbe “l’Italia oggi è qualcosa di diametralmente opposto alle proprie istituzioni”. Viene da sé la seconda domanda: ma allora cosa sono le istituzioni italiane?
Presto detto; si tratta di contorti meccanismi di gestione di un popolo, del proprio territorio e delle proprie risorse, divergenti dagli interessi nazionali. Che peso si può sperare di avere nel mondo nel momento in cui si vive una situazione in discordanza con la propria rappresentanza istituzionale? Il peso ovviamente è nullo. I motivi sono molteplici e vanno ben al di là delle solite cause legate a corruzione, infiltrazioni mafiose o mala gestione – problemi di carattere interno assolutamente risolvibili con governi politici forti di un mandato popolare importante in sede elettorale – e sono legati tanto a questioni strutturali che geopolitiche.
Geopolitica, questa sconosciuta
L’Italia, come qualsiasi altra nazione, ha una collocazione geopolitica ed una geografica; chi beneficia all’estero dall’imbavagliare la nostra economia? Paradossalmente chi le nostre istituzioni definiscono “alleati” oppure chi si trova nei nostri stessi schemi internazionali a competere con noi.
I nomi sono sempre gli stessi, e nulla cambia in confronto al passato. Germania e Francia sono quelli geograficamente più prossimi ma non dobbiamo scordarci dei satelliti che ruotano attorno all’asse franco tedesco (Olanda in primis, ma anche il Belgio, la Danimarca, la Svezia ecc.) Ci sono poi altre nazioni geograficamente più lontane oltre che culturalmente alternative come Algeria, Turchia ed Israele.
Naturalmente non dimentichiamoci nemmeno del Regno Unito, già da prima dell’unità d’Italia bramava nell’ombra per controllare il mediterraneo ai nostri danni, e storicamente una volta sabotato il nostro colonialismo in Asia, cercò di annientarlo anche in Africa e minò i nostri interessi nei Balcani, la storia poi prosegue con il panfilo “Britannia“. Per annientarci non serve nient’altro che addomesticare le nostre istituzioni in modo che queste curino l’interesse di chi sia interessato a depredarci.
Le soluzioni ci sono
C’è una via d’uscita a questa situazione? Certamente si, ed in primis dev’essere prima culturale e poi politica. Si riparta dal giusto rilievo che deve avere la nostra storia (quella vera) ed il giusto peso della nostra cultura, tutto quello che riguarda mere invenzioni di propaganda ideologica non venga cestinato, ma stigmatizzato, in maniera tale da impedire che nuove prigioni di schemi mentali possano nuovamente imprigionare un popolo audace, coraggioso e battagliero come il nostro che specie negli ultimi due anni ha dimostrato di avere qualità invidiabili davanti al mondo, in opposizione ai “poteri forti” che lo volevano distruggere.
È solamente grazie alle piazze italiane se ci si è liberati della dittatura in via di smantellamento che voleva distruggerci, ed a fronte di tanti collaborazionisti di questo meccanismo criminale anti-italiano, sono sorti altrettanti eroi nazionali moderni a combatterli.
La classe dirigente
La Repubblica “Italiana” non è qualcosa di astratto, ma ha dei nomi e cognomi di riferimento.
Mattarella, ad esempio, può essere considerato un arbitro (quale dovrebbe essere) data la sua storia personale e politica? E se non venisse considerato tale, sarebbe un’anomalia legata esclusivamente alla sua persona, oppure chiunque in Italia non possa mai realmente essere un arbitro per motivi legati alla natura stessa di un popolo di pensatori come il nostro, che fa delle ideologie una ragione di vita e che non è programmato per avere voci univoche? Se non esistono arbitri dunque, che senso avrebbe rivendicare ipocritamente dei ruoli super partes? Il popolo italiano si sganci da queste logiche con lo stesso coraggio con cui ha combattuto la farsa pandemica e la dittatura sanitaria.
Amedeo Di Michele