Corsa contro il tempo per salvare i vaquita dall’estinzione – Primo avviso di estinzione emesso in 70 anni per il mammifero marino più raro e più piccolo sul pianeta.
Quando parliamo di balene, tutti immaginano immediatamente i giganteschi mammiferi che vivono negli oceani, ma non tutti sanno che esiste un cetaceo di piccole dimensioni che si chiama “vaquita”, misura solo tra gli 1,2 e gli 1, 5 metri e vive quasi esclusivamente nel Golfo della California.
Ma c’è una cosa che l’accomuna alle sue gigantesche cugine, il pericolo di estinzione! Anzi, la vaquita è tra i cetacei più a rischio proprio a causa delle sue misure ridotte e al ristretto habitat dove vive.
Pesca intensiva e inquinamento
Secondo la IWC ( International Whaling Commission – Commissione internazionale per la caccia alle balene) “La diminuzione della popolazione è proseguito nonostante si avesse una chiara comprensione sia delle cause (la cattura accidentale nelle reti a strascico) sia della soluzione (la sostituzione delle reti a strascico con alternative sicure nell’habitat del vaquita), ma per non urtare le associazioni locali dei pescatori, si è preferito far finta di non sapere sacrificando la vaquita destinandola ad un fine quasi definitiva.
Nel 1997, la popolazione del vaquita era di circa 570 esemplari, ma è scesa a soli 10 nel 2018. Questo numero sembra essere rimasto costante da allora, probabilmente grazie all’aumento dei controlli sul divieto delle reti a strascico e alla rimozione delle stesse. Tuttavia, affinché ci sia una reale inversione di tendenza, questo sforzo deve essere efficace al 100%. Una complicazione ulteriore è stata introdotta dal commercio illegale internazionale di pesce totoaba, presente nelle stesse acque, che ha reso ancora più difficile porre fine alla pesca con reti a strascico.” Per questo l’IWC ha rilasciato un accorato appello:” Nonostante quasi trent’anni di avvertimenti ripetuti, l’estinzione della vaquita è inevitabile a meno che il 100% delle reti a strascico non venga immediatamente sostituito con attrezzi da pesca alternativi che proteggano il vaquita e le condizioni di vita dei pescatori. Se ciò non accade ora, sarà troppo tardi.”
Corsa contro il tempo
Gli sforzi per salvare le vaquita si sono intensificati nell’ultimo decennio. Questi includono collaborazioni tra il governo e la fondazione di Leonardo DiCaprio (Leonardo DiCaprio Foundation), associazione senza scopo di lucro fondata dal famoso attore californiano dopo l’enorme successo del film “Titanic” con l’intento di salvaguardare l’ambiente e per promuovere la consapevolezza ambientale.
La collaborazione nasce con l’intento di conservare il loro ecosistema per cercare di salvarne l’esistenza.
L’uso di delfini addestrati dalla marina per localizzarli e tentativi di trasferirli in un rifugio marino protetto per avviare un programma di riproduzione in cattività, interrotto, al momento, a seguito della morte di un esemplare femmina.
Nonostante il rischio concreto di vedere la vaquita estinta nel nostro secolo, la marina messicana, con il benestare del Governo, ha cercato di istituire un’area di tolleranza zero (ZTA) con l’aiuto di 193 blocchi di cemento per impedire la pesca con rete a parete.
Sebbene questa misura abbia ridotto teoricamente la pratica della rete da posta del 90% all’interno di questa zona, potrebbe aver spostato il problema ai margini della ZTA complicando, ulteriormente, la vita della vaquita che, probabilmente, tra qualche decenni rimarrà solo un ricordo, l’ennesimo ricordo di un animale scomparso a causa della mancata capacità e volontà, da parte dell’uomo, di tutelare “il Creato”.
Valerio Arenare