COP 28, LA FARSA È SERVITA – Si è conclusa lo scorso 12 dicembre la 28esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – COP, Conference Of Parties 28 – di Dubai, che avrebbe sancito l’uscita dalle fonti fossili in modo da raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050, attraverso una transizione graduale.
Questa conclusione è arrivata al termine di trattative febbrili seguite alle dichiarazioni del padrone di casa e presidente della Conferenza, Sultan Al Jaber: “Non mi accoderò in ogni caso ad alcun discorso allarmista. Nessuno studio scientifico, nessuno scenario afferma che l’uscita dalle energie fossili ci permetterà di raggiungere l’obiettivo degli 1,5 gradi. Una riduzione e un’uscita dalle fossili è, secondo me, inevitabile. Ma bisogna essere seri e pragmatici. Mostratemi una strada per un’uscita che sia compatibile con lo sviluppo socioeconomico, se non vogliamo far tornare il mondo all’era delle caverne”.
Apriti cielo!
Si sono scatenate immediatamente le vestali del fronte gretin-climatista urlando al complotto dei petrolieri.
Ora, che gli Emirati Arabi Uniti, sede della COP 28, siano una nazione resa floridissima dal petrolio è fatto noto anche ai sassi.
Sultan Al Jaber è, tra le tante cose, anche a capo della Adnoc, la compagnia petrolifera di Stato emiratina.
Chi si è aspettato da lui un avvallo dell’ideologia ecofolle ha certamente peccato di ingenuità. Fatto sta che le sue parole sono pienamente condivisibili, se solo si dà credito alle migliaia di scienziati, tra cui diversi premi Nobel, che da anni vengono emarginati per le loro tesi scomode sui cambiamenti climatici.
Non vi sono prove scientifiche di un’incidenza significativa dell’attività umana sul cosiddetto “riscaldamento globale”, l’unica certezza è che la tanto sbandierata transizione energetica, semmai sarà praticabile, avrà dei costi sociali ed economici spaventosi.
L’ideologia climatista, lungi da scaturire da un serio dibattito scientifico, è stata imposta dall’alto, pervadendo le politiche ambientali di gran parte dei paesi dell’Occidente.
Interessi economici
Che sia funzionale ad interessi che nulla hanno a che spartire con la salute del pianeta comincia ad essere piuttosto evidente.
Ma le anime belle hanno urlato e Al Jaber, furbo e spregiudicato, ha finto di assecondarle. E così, dopo un’estenuante notte di trattative, si è giunti alla “sintesi”: abbandono delle fonti fossili slittato al 2050, transizione graduale. Senza specificare i modi, le scadenze e, soprattutto, le sanzioni per chi non rispetterà l’ambizioso programma.
In pratica, aria fritta. Perché da qui al 2050 ci sarà tutto il tempo per comprendere che la transizione energetica, nei termini in cui oggi viene spacciata, non sarà né sostenibile né praticabile.
Che l’abbandono delle fonti fossili sia poco più che una pia illusione romantica. Che la CO2 non sia il male assoluto ma un composto necessario alla vita del pianeta e che, per abbatterne significativamente la presenza, sia sufficiente una tecnologia vecchia come il mondo: gli alberi.
Probabilmente Sultan Al Jaber pensava a tutte queste cose mentre, sorridendo, declamava le conclusioni della COP 28…
Raffaele Amato