Come ci vedono a Londra- Il celebre settimanale inglese The Economist dedica la copertina del prossimo numero alle dimissioni di governo di Lizz Truss. Scelta scontata e ovvia in quanto la Truss rimarrà alla storia per il governo inglese più corto di sempre, 45 giorni appena.
La copertina delle polemiche
La scelta della vignetta è a dir poco infelice e di pessimo gusto. Ritrae una caricatura della stessa Truss nei panni di Britannia, celebre stilema femminile che rappresenta il Regno Unito, intenta a brandire invece del canonico tridente una forchetta con degli spaghetti e al posto del consueto scudo crociato inglese una pizza. Il titolo del numero è altrettanto emblematico, Welcome to Britaly – benvenuti a Britaly crasi dotata del celeberrimo humor inglese al fine di accostare la Truss alla proverbiale incapacità italiana ad instaurare governi duraturi.
I precedenti
Ma l’Italia e gli italiani non sono nuovi a questo tipo di etichetta: già in passato la testata satirica Charlie Hebdo ed il quotidiano Der Spiegel utilizzarono lo stereotipo degli italiani all’estero, pizza, spaghetti, mafia.
La risposta italiana
Seppur in punta di piedi, la risposta dell’ambasciatore italiano a Londra, Inigo Lambertini dimostra che lo stile italiano per molti altri stati europei è davvero un miraggio «Leggere l’Economist è un piacere per ogni diplomatico, ma la vostra ultima copertina è ispirata ai più vecchi tra gli stereotipi. Sebbene spaghetti e pizza siano il cibo più ricercato al mondo, per la prossima copertina vi consigliamo di scegliere tra i nostri settori aerospaziale, biotecnologico, automobilistico o farmaceutico. Qualunque sarà la scelta, punterà un riflettore più accurato sull’Italia, anche tenendo conto della vostra non tanto segreta ammirazione per il nostro modello economico”.
Ci pensa Bonucci mentre gli Elkann tacciono
Probabilmente agli amici inglesi del The economist sono rimasti indigesti gli spaghetti serviti la sera dell’11 luglio 2021 da Bonucci e compagni durante la finale degli europei.
Fa sorridere infine che la proprietà del The Economist faccia capo al gruppo Gedi, il cui capitale è al 47% nelle mani della famiglia Elkann per il tramite del fondo “di famiglia” EXOR, ma non sono note rimostranze della famiglia Elkann-Agnelli nei confronti della testata.
Lorenzo Scotti