Centro-destra è finita la pacchia! – L’inizio della nuova era del Centrodestra alla fine dello scorso anno iniziava con una prospettiva, nei confronti della matrigna Europa, che sembrava incoraggiante, ovvero: “è finita la pacchia”, affermazione che per i più era come ricevere in dono la chiave delle proprie catene.
Vediamo come è andata sinora.
L’inizio fu promettente, dicevamo: innalzamento del tetto al contante, al pari di altre nazioni europee, ed eliminazione dell’obbligo del Pos.
Sembrava si iniziassero a spezzare le catene. Ma è bastato che la Matrigna sollevasse il sopracciglio dinanzi a tanto ardire che la Giorgia nostrana si riprendesse la chiave e anche quelle piccole libertà che credevamo conquistate, giustificandosi col perenne “ce lo chiede L’Europa”. Intanto il tempo passava, ma mentre i due “figli legittimi” dell’Europa – Germania e Francia – continuavano a spadroneggiare in casa e fuori, la Matrigna continuava nella sistematica opera di demolizione della nostra economia, mortificando sino al punto di non ritorno la nostra attività di Pesca, di Agricoltura, di Allevamento. Anche il Turismo, con “l’esproprio” dei Balneari.
E anche qui non si odono suoni che assomiglino a pugni sbattuti sul tavolo, ma un “ce lo chiede l’Europa”, seguito dalle solite: “bisogna avere pazienza”.
Le guerre d’Europa
Poi, scoppiano le “due” guerre che, condotte con un cieco fanatismo degno di miglior causa, provocheranno l’implosione della vecchia Europa, ovvero quella degli USA alla Russia, usando l’Ucraina, e la seconda ma non meno distruttiva: la “Transizione Green”.
Accanto a queste due “guerre” in verità bisogna aggiungere una “battaglia” in cui siamo però gli unici protagonisti: quella del Pnrr, ovvero la gara, che è l’unica che vinceremo, a chi si indebita di più.
Gara che vinceremo per assenza di concorrenti, infatti nessun altro paese ha richiesto i 122 miliardi di prestito oltre ai 60 mld a fondo perduto, altro debito quindi (a tasso di interesse ignoto) e per lo più per “investimenti” in bocciofile, campi da Padel e piste ciclabili.
Da istigazione al suicidio le affermazioni della Premier sul tema : prenderemo fino all’ultimo miliardo di prestito e spenderemo tutto, fino all’ultimo euro.
La civiltà del “debito sovrano” esulta e loda la lungimirante visione.
Pieno il consenso del Governo
L’Europa si tuffa nelle due guerre come se non ci fosse un domani, con il pieno consenso di questo governo che, anzi, per quanto riguarda l’Ucraina si conquista la fascia da “capoclasse” con decisioni e atteggiamenti di tale acritica subordinazione all’impero Nato da essere persino ridicolo. Tra invio di armi, invio di munizioni (ove per munizioni si intendono centinaia di missili da 2 milioni l’uno), sovvenzioni all’Ucraina e sanzioni alla Russia che hanno indotto la crisi energetica, la crisi delle materie prime, l’aumento di tutti i costi e prezzi, le bollette, l’inflazione ecc., credo che nessuno ne abbia ancora calcolato appieno l’ammontare, che viene accettato ad occhi chiusi con entusiasmo… resiliente.
A parte i costi per sovvenzioni ed armi diretti dell’Italia, 2/3 miliardi, l’Europa ha già speso 13 miliardi (di soldi nostri) dal fondo per la pace, che arriveranno a 20 a fine di quest’anno. Ovviamente, con l’entusiastica approvazione della Premier.
Coraggiosa dignità nazionale
Sempre come effetto di quella “coraggiosa dignità nazionale” ritrovata, questo governo ha approvato: la riforma dei “certificati verdi” Ets estesi praticamente a tutto il mondo della produzione e del consumo compreso tutti i trasporti e le nostre case; la demenziale rivoluzione delle auto solo elettriche; la criminale rivoluzione delle “case green”; lo strozzinaggio sempre crescente dei tassi di interesse che provoca il raddoppio del costo dei mutui, l’impossibilità per le aziende di fare investimenti; la penalizzazione per la filiera delle nostre aziende di Packaging con l’adozione di ulteriori divieti sulla plastica e in particolare quello recente che vieta il confezionamento “monouso”.
Immigrazione e Patto di stabilità
Evidentemente, siamo d’accordo con l’Europa che rifiuta qualsiasi intervento concreto per contrastare gli sbarchi da record sulle nostre coste, quadruplicati in questi primi mesi dell’anno, e che per logica, se sino all’anno scorso l’immigrazione clandestina ci costava circa 5 miliardi l’anno, alla fine di questo 2023 se la progressione sarà l’attuale, rischiamo di spenderne 20 di miliardi; finiremo per ratificare anche il Mes, la stessa Meloni lo lascia intendere; e da ultimo, ma solo nell’esposizione, perché è o dovrebbe essere la “linea del Piave” invalicabile per l’Italia, la riforma del “Patto di stabilità” che nei propositi europei si modifica in senso ancora più stringente, anzi spietato.
Tanto spietato che persino un ex membro della Bce come Bini Smaghi o come l’economista “mainstream” Veronica De Romanis dicono che l’Italia non può accettare le nuove regole.
Non si può non citare come negli stessi giorni in cui la Presidente della commissione visitava le famiglie alluvionate, intimava all’Italia di smetterla con gli aiuti alle famiglie.
Qual’è la convenienza a restare nella UE?
I provvedimenti europei citati, approvati o in corso di approvazione dal nostro governo, che continua ad essere definito di centrodestra, discendono come conseguenza economica dalla adesione incondizionata alla ideologia dominante occidentale/atlantica dei cambiamenti climatici, del green, del liberismo mercantile, del dominio della tecnologia ecc. insomma dalle varie transizioni indotte dalle élite finanziarie mondiali.
Allora la domanda che dovrebbe nascere spontanea è semplice: quale è la convenienza a stare in questa Europa? O almeno: quale è il vantaggio a starci da sudditi o come si dice oggi da… resilienti?
Risposte scontate
A questa domanda non può però rispondersi con la scontata affermazione che bisogna resistere sino alle prossime elezioni europee, dando per scontato un cambio degli equilibri politici in Europa, prevedendo la vittoria o quanto meno un “peso” determinante degli schieramenti Conservatori, per il semplice motivo che anche questi, al di là di modeste differenze più di metodo che di risultato, hanno come condizione “prepolitica “ l’incondizionata adesione all’atlantismo, alla Nato, al neoliberismo e al dogma ambientale/climatico.
È quindi vana ogni aspettativa di una “sostituzione etnica” al governo dell’’Europa che rimarrà comunque sempre colonia dell’impero Usa, destinata all’impoverimento in favore della economia atlantica.
Solo la fine della guerra Nato-Ucraina contro la Russia di Putin, con una sostanziale mortificazione delle folli etero-pretese di Zelensky e la fine delle sanzioni contro Putin, potrebbe sparigliare, forse ribaltare, anche, il “tavolo” europeo rimettendo forzatamente in gioco identità, tradizione ed economia di questa Europa che in fondo sembra essere l’ultima sponda di un globalismo occidentale in crisi ma ancora “posseduto” da una volontà imperiale che teme e vede in Putin il suo…esorcista.
Giovanni Preziosa