Cavalcare la Tigre sopra un mondo al contrario – Il nichilismo europeo contro cui si scagliano, giustamente, i cattolici fedeli alla Tradizione, il patriarca ortodosso Kirill, la Russia e, più in generale l’oriente del mondo è stato predetto, per primo in epoca moderna, da un filosofo molto conosciuto, seppur controverso, quale Friedrich Nietzsche (1844 – 1900): “Dio è morto”.
Julius Evola (1898 – 1974) in “Cavalcare la Tigre” (edito nel 1961) propone una filosofia della responsabilità che tende attivamente a superare il nichilismo.
Nel mondo dove Dio è morto – ricorda Evola – un’idea non diversa era stata espressa da Dostoevskij: “se Dio non esiste, tutto è permesso”.
Julius Evola continua la sua riflessione affermando che “la morte di Dio” è un’immagine che caratterizza un lungo processo storico, iniziato in Occidente con l’Umanesimo ed il Rinascimento, che nell’attuale umanità ha sempre più assunto i tratti di uno stato di fatto definitivo ed irreversibile.
Il nichilismo europeo predetto da Nietzsche, e fatto proprio da Evola, come fenomeno generale, non sporadico, oltre al campo della morale, investe quello della verità, della visione del mondo, e delle finalità.
La fase tragica del nichilismo
La conclusione è: “ciò che dovrebbe essere non è, ciò che è, è ciò che non dovrebbe essere”. Nietzsche chiama questa deriva la “fase tragica” del nichilismo. È l’inizio della “miseria dell’uomo senza Dio” – sostiene il saggista prussiano.
L’esistenza, secondo Evola, sembra divenire priva di qualsiasi significato, di qualsiasi scopo. Insieme ai valori morali e ad ogni vincolo, cade anche ogni appoggio”.
Di nuovo, troviamo un parallelismo in Dostoevskij, là dove egli fa dire ad uno dei personaggi del suo romanzo “I demoni” che l’uomo aveva inventato Dio solo per poter continuare a vivere.
Dio, insomma, diviene una “alienazione dell’Io”.
Lo studio evoliano continua con una dichiarazione che potrebbe apparire addirittura profetica per il mondo che stiamo vivendo: “Si hanno, dunque, due fasi. La prima è quella della ribellione metafisica e morale. La seconda è quella in cui gli stessi motivi che avevano alimentato implicitamente tale rivolta vengono meno, si dissolvono, divengono privi di consistenza per un nuovo tipo umano – e questa è la fase nichilista, in cui il tema dominante è il senso dell’assurdo, della pura irrazionalità della condizione umana”.
La Dottrina Sociale della Chiesa
Lo scrittore cattolico francese George Bernanos (1888 – 1948) appare perfettamente in linea quando scrive: “Stiamo assistendo non alla fine naturale di una grande civiltà umana, ma alla nascita di una civiltà disumana, che non avrebbe mai potuto nascere senza una vasta, immensa, universale sterilizzazione dei valori più alti della vita” (Diario di un curato di campagna, romanzo scritto nel 1936).
La questione si fa interessante, perché la Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica, per quanto riguarda questa pars destruens sembra aver ispirato pensatori che, come Nietzsche ed Evola, certo non erano cattolici.
Il giornalista Marcello Foa, nella sua ultima fatica letteraria “Il Sistema (In)visibile” (Ed. Guerini e Associati, 2022) sostiene che non riconosciamo più il mondo in cui viviamo.
Eleggiamo parlamenti ma le decisioni si prendono altrove.
La cancel culture ed il mondo al rovescio, tra pandemie, crisi energetiche, crisi economiche tentano di annientare tutte le nostre certezze.
Le società moderne vengono governate da un sistema in parte visibile ed in parte volutamente invisibile.
Le élite riescono a trasformare e a plasmare le masse, cambiare i valori, orientare la politica, i media e la vita economica anche attraverso l’influenza psicologica, la manipolazione messa in atto dalla CIA e dal Kgb. L’ex presidente della Rai conclude: “tutto avviene davanti a noi ma non abbiamo occhi per vederlo”.
Il mondo al contrario
È tutto questo che fa concludere al gen. Roberto Vannacci che viviamo “il mondo al contrario”.
“Al contrario di cosa? Del Buonsenso, del sentire comune, della tanto odiata “normalità” che si oppone all’ oramai estrema percezione soggettiva del giudizio e della realtà”.
Quanto di cui sopra è talmente vero che la reazione isterica a un libro che descrive la normalità della nostra civiltà, comporta addirittura sanzioni dal Ministro della Difesa e tanti Caifa radical chic che si stracciano le vesti.
G.K Chesterton,
E allora la memoria non può che tornare alle parole del grande convertito dall’anglicanesimo al cattolicesimo G.K Chesterton, che in “Eretici” (edito nel 1910) colse anch’egli la pericolosità del nichilismo e del relativismo:
“la grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà.
Tutto sarà negato.
Tutto diventerà un credo.
È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. È una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli.
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.
Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.
Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto.
Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili.
Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio.
Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto“.
di Matteo Castagna