Casamonicanizzazione, un destino crudele
Accade in alcune parti d’Italia, Napoli ed il suo hinterland soprattutto, che alcuni nostri connazionali, spesso gente semplice e nemmeno lontanamente legata alla malavita, gente che lavora, sovente di buoni principi e di salda fede cattolica, siano diventati devoti emulatori di uno stile inconfondibile: lo stile Casamonica.
I bagni dei Casamonica sono in oro vero, quelli dei loro epigoni, in plastica dipinta…l’effetto è, in entrambi i casi, inquietante, ma l’inquietudine si fa angoscia non nel constatare che i Casamonica fanno i Casamonica, ma che i popolani prendano i Casamonica a modello!
E in occasione di battesimi, di comunioni, di cresime e di matrimoni che gli allievi superano i maestri: i Casamonica originali impallidiscono difronte ai Casamonica contraffatti.
Il vestiario dei primi assume sfumature francescane rispetto a quello dei loro emuli e gli arredi delle case paiono quasi nipponici.
L’apoteosi, però, si raggiunge né in boutique né in casa, ma, con il colpevole consenso dei parroci, nei pressi dell’altare.
La bruttura
Per motivi che sfuggono anche ai vescovi, i sacerdoti consentono l’ingresso in chiesa a madrine dalle mucose esplosive, dilatate a guisa di imbarcazione da diporto, da medici estetici, Dio sa se sadici o solo picassiani; non vengono bloccate alla porta dell’edificio sacro nemmeno le suocere truccate da geishe abbronzate e le amiche vestite da peripatetiche di lunghissimo corso e di comprovata esperienza.
Tutto è consentito: scollature alla caviglia, minigonne più striminzite dei perizoma, cotonature ad impalcatura, travestimenti da Cleopatre in disgrazia, abitini a sirena su panciute matrone in tarda menopausa e persino padri, mariti, padrini dai look ellenici, Mikonos beach: occhiali da sole e doppiopetto celeste-mare difronte al Santissimo Sacramento.
Per gli uomini le varianti cromatiche sono infinite e c’è chi, nubendo fantasioso, osa il fucsia e chi il travestimento settecentesco total white, indispensabile quando non si voglia far sfigurare la sposa di taglia fortissima, (s)coperta di veli numerosi, ma tutti inadatti persino alle minute terga di una ninfa dei ruscelli.
In tal guisa addobbati, i nostri sfilano davanti all’altare dando le terga al Santissimo e la faccia al fotografo.
Chi dei due abbia la miglior visuale non è facile intendere!
Il cattivo gusto
Per motivi oscuri o forse karmici, gli amanti dello stile Casamonica, non sono mai pallide ed efebiche creature, ma poderose matrone il cui punto vita è scomparso da tempo immemore, inghiottito da fianchi taurini; non gentleman dall’addome timido e dalle spalle promettenti, ma massicci camionisti dallo stomaco dirompente e dalle scapole alate.
I servizi fotografici iniziano una settimana prima dell’esplosivissimo evento e la mattina del fausto giorno l’intera famiglia posa su alcove con baldacchino dorato di ispirazione siffrediana; la biancheria abbinata è palesemente taroccata e a firma di stilisti (Versace va per la maggiore) che si sarebbero fatti bollire a fuoco lento piuttosto che proporre certe bestialità in pura plastica effetto econyl.
Neanche i bambini sono esenti
Bambine di nove anni, spesso obese e sovente in abiti da sposa, accompagnate in chiesa da carrozze di ispirazione disneyana, ricevono il Santissimo truccate come spose indiane; maschietti altrettanto possenti fanno la prima Comunione in scarpe da ginnastica e smoking azzurrone accanto a papà in gilet di pizzo e giacca bordeaux e a madri devote alla famiglia, ma in quell’occasione, per motivi incomprensibili persino al Padrone di Casa della Basilica, in inequivocabile assetto da casino.
Chi può paga cifre esorbitanti al famoso Castello delle cerimonie o a ristoratori che garantiscono il medesimo stile di sobri incantesimi, chi non può paga lo stesso, ma indebitandosi per i prossimi venti anni.
Il motivo di tanti sforzi è ingenuamente confessato: sentirsi speciali almeno per un giorno e far sentire nullità i vicini che hanno da schiattà d’invidia sentimento che viene attribuito anche a chi, in rete, osa qualche critica.
Non rari i casi in cui i video vengono impreziositi da raffinate canzoni neomelodiche in cui, tanto perché il concetto non sfugga ad alcuno, si accusano amici e parenti di provare il terribile sentimento o nei quali si loda la bellezza, ovviamente inarrivabile e motivo di ulteriore invidia, delle donne di famiglia.
Che nemmeno i gitani
Uno stile gipsy appreso così magnificamente da far impallidire gli stessi gitani!
In futuro sociologi e psicologi sveleranno perché, in un dato momento storico, in una certa parte del Paese, presso una data classe sociale, sia accaduto che brave casalinghe col crocifisso al collo, tre figli ed un marito da accudire, vogliano vestire, appena possibile, i panni delle gitane, un po’ ladre ed un po’ puttane e perché operai che lavorano dodici ore al giorno si indebitino una vita, scelgano il sopracciglio ad ala di gabbiano e permettano che il wedding planner (che ovviamente non può mancare) li acconci come papponi di Las Vegas.
In futuro lo sapremo. Oggi no.
Oggi altro non rimane che sperare…sperare che, da quelle parti, i sacerdoti si ravvedano, i wedding planner cambino lavoro, i chirurghi estetici vengano radiati e gli stilisti incarcerati…oremus!
Irma Trombetta
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: