Cagliari: PD e centri sociali in strada contro la piazza dedicata a Sergio Ramelli – L’antiumano è l’ometto povero in spirito e cultura, incapace di essere obbiettivo nel torto e nella ragione, che si riconosce nella sola specie al mondo che meriterebbe l’estinzione: l’antifascista militante.
Non è il solito sproloquio di parte politica stile anni ’70, ma una giusta ed equa considerazione alla luce dello slogan: Ramelli teppista e simbolo della destra becera apparso sui social media, la nuova arma rivoluzionaria dei sinistroidi nostrani.
Le truppe cammellate del PD in piazza a Cagliari
Ora, la storia parla chiaro: Sergio Ramelli fu assassinato da otto militanti di Avanguardia Operaia in un vile attentato portato a compimento con le famigerate Hazet 37, le chiavi inglesi in dotazione ai militanti di sinistra degli anni di piombo.
L’intitolazione di una piazzetta allo studente di destra, a Cagliari, ha scatenato la canea rossa, consiglieri PD in testa, che hanno levato latrati contro il solito trito e ritrito pericolo fascista.
Non si smentiscono mai
Al di là dell’assurdità nell’invocare un pericolo ad oggi inesistente – Meloni e compagni non sono certo fascisti – la vergona è insultare un ragazzo ucciso proprio da quei bravi ragazzi che ora sono medici, professori, giudici ed esponenti politici.
Del resto, questa è l’Italia degli anni Venti del 2000, l’epoca della sinistra antiitaliana, dei sindacati contro i lavoratori, di sinistroidi che mimano la guerra fredda e poi stringono alleanza pur di salire al governo, che si erge ad élite di palazzo.
A tutti questi novelli Robespierre – nella loro beata ignoranza – rammentiamo che la ghigliottina ha tagliato anche e soprattutto le teste dei più aggressivi capi rivoluzionari, ma, forse, pretendiamo troppo da chi nega la verità storica e lancia la sua personale campagna elettorale gridando Al lupo, al lupo.
La destra evirata
Questa è l’Italia degli anni Venti del 2000 e non del ‘900, in cui una destra di nome e non di fatto ha rinnegato lo spirito e la storia, ha tradito l’ideale e il popolo italiano per un comodo vassallaggio al servizio del nemico angloamericano, una destra che volutamente dimentica e non difende – se non a parole – i suoi martiri, ragazzi degli anni ’40 e ’70 del secolo scorso che per l’ideale diedero la vita.
Questa non è nemmeno più Italia, ma la terra di nessuno, che inneggia ai tanti e troppi Carlo Giuliani a cui con il solito atto vandalico gli antiumani vorrebbero ribattezzare la targa in onore di Sergio Ramelli sistemando le cose a loro dire.
Dove sono i patrioti?
Sistemare le cose in questo Paese, abbattere il sistema politico culturale agendo secondo le regole del sistema è una contraddizione in termini.
Esiste un solo modo, una rivoluzione culturale e politica – invertendo i termini – che non potrà essere pacifica, non potrà basarsi su slogan o striscioni.
Il tempo di prenderne atto è arrivato.
Cristian Borghetti
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