Boicottare un festival soffocato da antifascismo e propaganda LGBT – Antifascismo e propaganda LGBT al teatro Ariston di Sanremo.
Amadeus galleggia sulle note di Bella ciao, Mengoni con la gonna e il discorso commissionato dalla lobby LGBT: è un festival da disertare.
Il solito ingrediente che conferma che “il troppo stroppia”, buono solo a sollevare una querelle da bar dello sport è la colonna sonora della società Radical chic, fondata su una anti-ideologia perversa, paranoica e violenta, in cui, fortunatamente, gli italiani non si riconoscono.
Un cavallo spompo
A chi interessa l’antifascismo, se non a qualche vip e qualche intellettuale da salotto? I protagonisti del festival si dichiarano antifascisti – non democratici, non amanti dell’Italia – ma antifascisti, senza sapere cosa significhi il termine nato per contenere tutte le ideologie che combattevano il governo Mussolini, ma che non ebbe mai un carattere di pensiero vero e proprio, assunto solo oggi per identificare chiunque non si allinei con gioia al pensiero unico dominante, comprese le stesse ideologie che mossero la resistenza.
La maggior parte se non la totalità di coloro che si dichiara antifascista non lo è davvero, semplicemente perché nessuno conosce il significato di un termine vuoto, un significante senza significato, utile solo a riempirsi la bocca di una retorica che sta morendo sotto il peso della sua stessa arroganza, del suo stesso odio, del suo stesso fanatismo.
La solita propaganda LGBT
E se non è antifascismo, l’altra parola d’ordine che risuona all’Ariston è la propaganda LGBT che per l’edizione 2024 arruola Marco Mengoni che tra un’esibizione in gonna e un assurdo preserbacino porta anche quest’anno la lobby LGBT in prima serata di fronte a milioni di spettatori.
E così se la Ferragni è caduta in disgrazia, per l’edizione 2024 il tormentone liberal, senza senso e senza contenuti è tutti i baci hanno gli stessi diritti.
Lorenzo Gentile
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