Blocchi continentali contro egemonismo oceanico

blocchi continentale contro egemonismo oceanico
Blocchi continentali contro egemonismo oceanico – La dialettica geopolitica

di Youssef Hindi

La geopolitica è la materia – tra storia, geografia, antropologia culturale e scienza politica- che cerca di spiegare gli eventi storici, e prevederne gli esiti, mettendo a frutto conoscenze interdisciplinari e indagine storica. I suoi protagonisti, generalmente uomini politici con una profonda visione storica, hanno spesso lavorato nell’interesse strategico delle potenze di cui erano cittadini o dirigenti. Fu lo svedese Rudolph Kjellen ( 1864-1922) ad impiegare per primo il termine “geopolitica”, concetto sviluppato nella sua opera fondamentale, Lo Stato come organismo vivente (1916) . Caratteristica della geopolitica è l’approccio fortemente realistico, basato sull’analisi delle concrete condizioni economiche, finanziarie, militari, storiche, geografiche e sulle caratteristiche antropologiche degli scenari che studiano.

 Per questa sua straordinaria importanza, generalmente riservata a ristrette cerchie di specialisti, la geopolitica è forse la scienza capace di fornire le risposte più veritiere ai grandi accadimenti storici, bellici e alle più importanti scelte economiche, decise dietro le quinte, all’insaputa del pubblico e di gran parte degli stessi ambienti di potere. Potremmo concludere che la geopolitica studia e rivela gli arcana imperii, i segreti del potere.

Per questo abbiamo deciso di offrire ai lettori un interessante saggio sulle  questioni geopolitiche del presente, con uno sguardo particolare al conflitto tra Russia e Occidente, la guerra per procura ( proxy war)  che si svolge in Ucraina. Ne è autore un giovane studioso marocchino di lingua francese, Youssef Hindi, che trae molte delle sue convinzioni dallo studio delle opere del grande geopolitico tedesco Karl Haushofer, in particolare dal monumentale Sulla geopolitica, da cui sono tratte le citazioni virgolettate del testo. La traduzione, l’editing e le note sono a cura di Roberto Pecchioli.

La fonte è www.strategika.fr.

La dialettica geopolitica – Prima parte

La geopolitica è “la coscienza geografica dello Stato” (K.Haushofer). Lo Stato è una comunità di uomini in uno spazio definito, anzi una civiltà dai confini netti; in questo caso si può parlare di uno “Stato-civiltà”– per usare il concetto di Weiwei Zhang, come la Cina, e la Russia. 1 Per il geopolitologo tedesco Karl Haushofer (1869-1946), la geopolitica non è né di destra né di sinistra, ma mira a servire tutta l’umanità promuovendo la comprensione tra i popoli. Oggetto di studio di Haushofer sono le “grandi connessioni vitali dell’uomo di oggi nello spazio di oggi” e il suo scopo è “l’inserimento dell’individuo nel suo ambiente naturale e il coordinamento dei fenomeni che collegano lo Stato allo spazio”.

Questa disciplina mira anche e soprattutto a fornire ai decisori politici gli strumenti intellettuali necessari per un efficace processo decisionale e di azione. Tuttavia, ciò che constatiamo oggi è che esiste una geopolitica cinese, una geopolitica russa e una geopolitica americana, ma non esiste una geopolitica europea, poiché il Vecchio Continente è integrato nello spalto americano. E anche se gli Stati Uniti si ritirassero dall’Europa, non ci sarebbe una geopolitica europea, ma una geopolitica francese, tedesca, italiana, eccetera.

Gli stati europei sono stati privati da parte di Washington della loro sovranità e del loro diritto di designare i propri amici e nemici. “Finché un popolo esiste nella sfera politica, deve fare lui stesso la distinzione tra amici e nemici, riservandola però a circostanze estreme delle quali sarà unico giudice. Questa è l’essenza della sua esistenza politica. Nel momento in cui gli manca la capacità o la volontà di fare questa distinzione, cessa di esistere politicamente. Se accetta che uno straniero gli imponga la scelta del suo nemico e gli dica contro chi ha il diritto o meno di combattere, cessa di essere un popolo politicamente libero e viene incorporato o subordinato a un altro sistema politico. “

Quest’altro sistema politico è l’Unione Europea più la NATO, guidati dagli Stati Uniti. Se la politica è l’ambito della distinzione tra amico e nemico 2, allora l’ambito della geopolitica è quella dell’alleanza e del confronto tra Stati. La geopolitica applicata è, prima di tutto, gestione, da parte dell’autorità politica, del suo spazio, dello spazio del suo popolo. Rendere sicuri i propri confini e mantenere al di fuori di essi, il più lontano possibile, qualunque minaccia possa esercitare qualsiasi Stato, qualsiasi esercito, qualsiasi organizzazione ostile.

Per Haushofer il concetto di geopolitica è “uno degli strumenti politici più utilizzabili e raffinati per registrare e misurare la distribuzione del potere nello spazio, sulla superficie della terra: una chiave per il gioco delle forze, che tanto influenza il nostro presente e il nostro futuro; utilizzando questa chiave possiamo mettere in gioco e sovrapporre quasi senza lacune i fattori descrittivi spaziali della geografia politica e i fattori descrittivi temporali della storia quotidiana nei loro risultati per la forza dinamica trasformatrice del giorno e del momento. “

Nemici strutturali: terra/mare, impero/egemone.

Nell’Antichità si forgiarono Stati e grandi modelli di potenze geopolitiche, che si evolvettero sul piano tecnico ma di cui rimase lo spirito. L’opposizione tra impero terrestre ed egemone marittimo è un elemento permanente fino ad oggi, e struttura la geopolitica mondiale. Le guerre tra Sparta e Atene, e tra Roma e Cartagine, troveranno echi nel Medioevo e in epoca moderna nelle guerre tra Inghilterra e Francia, Inghilterra e Russia, Inghilterra e Germania e oggi in quella tra Stati Uniti e Russia.

Le costanti geopolitiche abbracciano un periodo storico molto lungo. Sul piano geopolitico e giuridico viviamo, a partire dal XVI secolo, in un mondo in cui due ordini spaziali si oppongono: quello del mare aperto e quello della terraferma. “È così che l’ordine mondiale eurocentrico emerso nel XVI secolo fu diviso in due ordini globali distinti, terra e mare. Per la prima volta nella storia dell’umanità, l’opposizione tra terra e mare diventa il fondamento universale dei diritti umani globali.

D’ora in poi non si tratterà più di mari interni come il Mediterraneo, l’Adriatico o il Baltico, ma dell’intero globo terrestre, misurato geograficamente, e degli oceani… Due ordini universali e globali si fronteggiano dunque senza potersi rapportare al rapporto tra diritti universali e diritti particolari. Ognuno di essi è universale. Ognuno ha la propria idea di nemico, guerra e saccheggio, ma anche di libertà. La grande decisione globale del diritto delle genti nei secoli XVI e XVII culminò dunque nell’equilibrio tra terra e mare, nel faccia a faccia di due ordini che non fecero altro che determinare il nuovo nomos della terra 3 nelle tensioni della loro convivenza “.Da quel momento e fino alla fine del XX secolo, gli equilibri di potere si spostarono a vantaggio delle potenze marittime, in particolare dell’Impero britannico e poi del suo erede americano.

La caduta del potere continentale seguita alla riforma protestante che indebolì sia la Chiesa Romana che il Sacro Romano Impero, permise nel lungo termine l’espansione egemonica delle talassocrazie 4 anglo-americane e la riduzione a vassallo Usa dell’Europa continentale. L’uscita dalla scena della storia dell’Europa, così come la nascita del mondo multipolare, fu percepita da alcune menti visionarie già a partire dagli anni Trenta /Quaranta del secolo XX secolo.

Nella sua corrispondenza con Nicolaus Sombart, tra il 1933 e il 1943, Carl Schmitt scrisse : “I veri concorrenti oggigiorno sono Russia e Stati Uniti. L’Europa è fuori gioco. Tocqueville 5 lo ha capito cento anni fa. Ma anche l’idea stessa di dominio del mondo è finita. Ciò che sta arrivando è un nuovo Nomos della Terra, un nuovo ordine geografico. Dobbiamo pensare in termini planetari, nelle dimensioni di una rivoluzione geografica planetaria. Ciò che sta emergendo ora è un ordine di ampio spazio aperto”.  

L’attuale guerra tra Russia e NATO in Ucraina è il risultato di questa tensione tra potenze terrestri e marittime. La guerra che la Russia sta conducendo oggi è classica, nel senso che la combatte dove sono presenti popolazioni di lingua russa nei territori dell’ex impero russo e sovietico. Combatte nella sua zona d’influenza naturale e non dall’altra parte del mondo. Si tratta di una guerra ottocentesca, tipica delle potenze terrestri, paragonabile a quella della Prussia che lottò per riunire (parzialmente) le popolazioni germaniche sparse in varie parti d’Europa.

La Russia sta anche conducendo una guerra per proteggere la sua zona di influenza geopolitica che l’America sta invadendo attraverso la NATO. Possiamo risalire all’antichità per trovare questo tipo di guerra limitata al fine di preservare o espandere la propria zona di influenza. Una zona di influenza che coincide con la zona di sicurezza, per tracciare un limite geografico oltre il quale è minacciata la vita stessa dello Stato.

Nella prima metà del III secolo a.C., quando Roma unificò l’Italia, era minacciata a est, sulla costa tirrenica, da Cartagine. Intorno al 280 a.C., Cartagine occupò Lipara ( oggi Lipari) nelle Isole Eolie, un importante posto di osservazione all’imbocco dello Stretto di Messina. Nel 270 a.C. Roma riconquista Reggio, di fronte alla Sicilia, e da quel momento controlla lo Stretto di Messina, una delle due maggiori vie di comunicazione tra il bacino orientale e quello occidentale del Mediterraneo. Cartagine, che tentò senza successo di impedire l’unificazione della penisola italiana da parte di Roma, volle allora almeno chiudere l’accesso di Roma alla Sicilia, chiave dell’egemonia coloniale cartaginese.

Possiamo tracciare un parallelo con la sequenza storica che inizia con l’avvento al potere di Vladimir Putin all’inizio degli anni 2000. Mentre la Russia si è ricostituita e ha consolidato il suo Stato, si è trovata minacciata dagli Stati Uniti, la Cartagine dei tempi moderni nei  suoi confini (la guerra cecena) e all’esterno dalla progressione della NATO verso la sua zona di influenza, la sua zona di sicurezza.

Per affermarsi come potenza regionale, Roma è costretta a lasciare la penisola italiana e affrontare Cartagine, proprio come la Russia ha lasciato i suoi confini per affrontare la NATO in Ucraina. In entrambi i casi la guerra era inevitabile. Poiché delle due l’una: o la potenza terrestre rimane entro i suoi confini e permette alla potenza marittima di venire ad attaccarla sul suo territorio, col rischio di essere messa alle strette o addirittura di scomparire, oppure progetta di proteggere militarmente una zona di influenza più ampia che costituisca una protezione duratura.

Gli interessi di Cartagine, che risiedevano nel controllo militare, politico e commerciale del Mediterraneo, erano direttamente opposti agli interessi vitali di Roma, che doveva garantire una zona di influenza e protezione. Cartagine stava bloccando Roma, proprio come gli americani stanno facendo con la Russia.

I Cartaginesi volevano fare della Sicilia un ponte verso l’Italia, proprio come gli americani usavano l’Ucraina come testa di ponte verso la Russia. La Russia, come Roma in passato, è in modalità difensiva, ma sta rispondendo all’attacco di un nemico, l’America, che è fuori dalla portata del suo esercito.

Roma distrusse Cartagine per ridurre a nulla la minaccia. La Russia può distruggere l’America solo a costo di uno scambio nucleare catastrofico per l’umanità. Mentre gli Stati Uniti minacciano la Russia vicino al suo confine utilizzando agenti ucraini ed europei. Gli americani stanno conducendo una guerra internazionale contro la Russia senza doversi coinvolgere ufficialmente. L’asimmetria militare a svantaggio della Russia è straordinariamente significativa.

Ma l’asimmetria in questo conflitto non è esclusivamente militare. La Russia sta conducendo una guerra tradizionale, convenzionale, di natura limitata. Diremo addirittura che l’offensiva russa è limitata dalla natura stessa della Russia.

Gli Stati Uniti conducono una guerra oltre ogni limite, vale a dire una guerra il cui spazio d’azione non è più solo militare, ma anche civile, economico, giuridico, sociale. La guerra off-limits è una guerra totale. Ed è proprio questo attacco totale che la Russia si trova ad affrontare da molti anni.

Segue – di Youssef Hindi

NOTE 
  1. Stato-civiltà è anche l’espressione usata dalla scuola degli “euroasiatisti” per definire la condizione storica della Russia. Il caposcuola fu Lev Gumilev (1912-1992) dissidente sovietico, figlio della poetessa Anna Achmatova.  Eurasiatista è Aleksandr Dugin, il più noto intellettuale contemporaneo russo, enunciatore della Quarta teoria Politica. 
  2.  Sulla distinzione amico nemico è fondamentale l’influenza di Carl Schmitt, giurista, pensatore e politologo tedesco ( 1888-1982), sviluppata in opere come Teoria del partigiano e Le categorie del politico. 
  3.  Carl Schmitt, Le categorie del politico. Ed. IL Mulino. Op.cit.
  4. Talassocrazia è il sinonimo di potenze legate al mare. 
  5. A. de Tocqueville (1805-1859 ) uomo politico e scrittore francese. Fu il primo analista della società di massa nel celebre saggio La democrazia in America

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