Auto elettriche, blackout sociale – Oggi il progressismo, che si è scoperto ecologista, ha un nuovo nemico, il temuto, inquinante, pericoloso, e pure un po’ fascista, motore a scoppio.
Dopo la delirante decisione del comune di Bologna di introdurre la zona 30 su tutto il territorio, dopo la tassazione sulle auto vecchie e i divieti vari (ma l’assicurazione obbligatoria anche se ferme in garage, altro colpo di genio europeo), arriva questo obbligo non scritto di abbandonare l’auto e, se proprio impossibilitati a farne a meno, di acquistarla elettrica.
Confrontando i prezzi, al netto dei vari incentivi, l’auto elettrica rappresenta ancora un lusso proibitivo per i più e le stazioni di ricarica non sono in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di tutti i potenziali utenti.
Aggiungiamoci infine la carenza di mezzi pubblici e di infrastrutture, spesso dovuta non alla mancanza di fondi ma a causa dei vari comitati contrari ad ogni innovazione (per poi ammirare quanto sono avanti all’estero), ed ecco che il Paese si paralizza, bloccato in un vortice di polemiche.
Il controsenso del popolo green
Un continuo controsenso perpetuato da chi vuole salvare il pianeta bloccando la panda dello zio in garage, ma applaudendo le delocalizzazioni in Cina e India, dove se ne sbattono altamente del clima ma ci vendono lo stesso auto elettriche (realizzate inquinando più dei benefici).
Basta demonizzare gli automobilisti
Ancora nessuno entra nell’ottica che il problema inquinamento non va affrontato per il pianeta, ma mettendo l’umanità al centro. E ciò lo si fa trovando equilibrio tra esigenze sociali e salute, e perché no anche capricci perché una bella auto è il sogno di tutti.
Ciò crea indotto, crea lavoro, crea ricchezza. L’innovazione deve proteggere l’ambiente, ma non deve travolgere la nostra libertà di spostamento, coi mezzi che più ci aggradano.
Altrimenti saremo travolti dalla speculazione e da quel classismo che piace agli eurofili, che fino a ieri consideravano il problema ambientale come una teoria del complotto.
Lorenzo Gentile
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