Attivisti del clima in azione: vandalizzati SUV a Milano – L’ambientalismo isterico, al pari dell’inquinamento, è diventato un vero e proprio problema sociale e politico. Aizzate dalla sinistra e protette dall’alone del politicamente corretto, le azioni delle associazioni ambientalista si sono fatte sempre più audaci ed anche illegali, oltre che evidentemente dannose per i cittadini.
Si è assistito, da sud a nord – negli ultimi mesi – a tantissimi blocchi del traffico, che hanno causato disagi inenarrabili agli automobilisti. Poi si è giunti all’imbrattamento dei palazzi istituzionali ed istallazioni artistiche infine, addirittura, alla vandalizzazione delle auto private.
Le auto prese di mira
È infatti esattamente quanto accaduto in una strada di Milano, dove gli pneumatici di tutti i SUV parcheggiati sono stati sgonfiati nottetempo. A rivendicare l’azione ridicola è stata l’organizzazione femminista ed ambientalista “suv-versive”, il cui nome richiama evidentemente una presunta lotta contro la circolazione di veicoli di grossa stazza.
Lo scopo dell’azione sarebbe stato quello di contrastare l’uso dei mezzi di trasporto privati e favorire quelli pubblici.
Peccato, però, che il trasporto pubblico milanese sia tra i più cari d’Europa e non brilli certo per efficienza.
Un regalo alla giunta Sala
Dunque, più che di una protesta si è trattato di una marchetta politica all’amministrazione comunale – ovviamente di sinistra – che ha interesse a promuovere le proprie attività inesistenti.
Chiaramente le autorità- molto solerti quando si tratta di perseguire attivisti politici seri e patrioti – latitano invece in questi casi. Per cui gli autori di questi disagi la passano sempre liscia e continuano indisturbati.
Con buona pace dei cittadini, unici destinatari concreti, nonché vittime, degli effetti di simili nefandezze.
Per la gente comune sono alieni
L’unica cosa positiva di queste pantomime (ipocrite) fintamente ambientaliste, è che contribuiscono a screditare la già disastrosa reputazione di cui gode la sinistra; oltre che ad allontanare i “democratici” dal consenso popolare, per loro ridotto ai minimi storici.