Attenzione al Dark web – Si torna a parlare di Dark web.
Questa volta la vittima è un bambino di 10 anni abusato sessualmente da un trentaseienne romano che riprendeva gli abusi con lo smartphone, inviando in seguito le foto e i video ad una comunità di pedofili online di livello internazionale, attiva nel dark web.
Il sistema Osint
L’uomo è adesso accusato di violenza sessuale aggravata e per produzione, cessione e detenzione di materiale pedopornografico. Grazie alla fitta rete di maglie del dark web, anche in questo caso, l’anonimato sembrava garantito. Ma grazie al sistema Osint (Open Source INTelligence) e partendo dalle piccole tracce e dagli elementi conosciuti, gli investigatori sono stati capaci di risalire all’identità dell’orco e della piccola vittima.
Il carnefice approfittava dei momenti in cui un’amica, ignara di simili orrori, gli lasciava il figlio minore per giocare.
“Iperattivo negli scambi di materiale all’interno delle comunità pedofile”, così è stato descritto, l’uomo che, nel tempo, aveva raccolto “una quantità smisurata” di materiale pedopornografico, con oggetto prevalentemente “abusi sessuali su minori di 10 anni”.
Una caccia all’uomo internazionale
Adesso il materiale è sotto sequestro, mentre l’indagato si trova carcere.
L’orco era ricercato a livello internazionale da altre forze di polizia specializzate.
Un orrore che ricorda quanto successo lo scorso ottobre, quando un padre, un trentenne romano, avrebbe violentato la sua piccola di nemmeno due anni, registrando gli abusi con il cellulare per poi condividere le immagini on line con una comunità di pedofili.
Il caso del 2021
Orrori del dark web dove ha preso vita addirittura un gruppo di padri che si scambiavano video delle violenze sui figli, come successo nel 2021.
“Famiglie da abusi”. Era questo il nome scelto da una specie di banda di padri che sulla chat segreta di Telegram si scambiavano contenuti hot che coinvolgevano i componenti delle loro famiglie, compresi i figli, ripresi mentre subivano gli abusi.
Un dark web con vicende sempre più raccapriccianti che, purtroppo, coinvolgono sempre più giovani e giovanissimi non solo come vittime ma anche come carnefici.
I pericoli del dark web
A tal proposito basti ricordare due diciassettenni piemontesi, un ragazzo ed una ragazza che pagavano in criptovalute per accedere al dark web al fine di assistere a violenze sessuali e torture praticate in diretta su minori per mano di adulti, interagendo coi carnefici delle piccole vittime per richiedere altre sevizie.
Sevizie sui bambini terribili al punto di arrivare anche alle amputazioni.
Ma nel dark web non girano solo video pedopornografici, alcuni realizzati dagli stessi minori, ma gira tanto altro materiale orripilante, sempre più oggetto di compravendita da parte dei giovani e giovanissimi: dalla droga alle armi a finire con gli organi umani.
Non solo sesso, anche armi e droga
Un’indagine condotta nel 2022, coordinata dal procuratore capo del Tribunale per i Minorenni di Milano, Ciro Cascone, dal sostituto Sabrina Ditaranto, dalla polizia postale, in collaborazione con la Digos e con l’ausilio di unità cinofile ha portato a scoprire le chat su Telegram di alcuni giovani per condividere esperienze con le armi e costruire ordigni.
Un web “sommerso” di cui sono vittime anche le menti fragili soprattutto dei giovani spinti a commettere gesti estremi.
L’attacco ai più fragili
Come successo, quest’anno, a Lodi, dove il suicidio di un adolescente ha riacceso i riflettori sull’ombra del dark web.
Un caso non isolato che ha spinto la questura di Lodi, con l’aiuto dell’Asst della provincia di Lodi, ad indagare sul fenomeno, per tutelare i ragazzi più fragili che si affacciano ai siti Internet “segreti”, spesso con “basi” all’estero, che spiegano ai giovani, senza istigarli esplicitamente, come togliersi la vita.
Un allarme lanciato dalla direttrice del dipartimento dipendenze dell’Asst di Lodi Concettina Varango.
Minori vittime e minori carnefici, sono questi i principali protagonisti del “web nascosto”.
Protagonisti di un mondo oscuro che dovrebbero far riflettere i colossi del web, a partire dalla tutela della privacy di chi si macchia di simili nefandezze ad uno Stato privo di pene proporzionali e certe contro chi si macchia di simili orrori.
Nemes Sicari