Arriva la fiction sulla Petacci, l’amore per il Duce più forte delle calunnie – Per me è stata una grandissima sfida, un personaggio veramente fantastico, nel senso con tantissime sfumature emotive e tantissime possibilità di fare un lavoro psicologico approfondito.
L’intervista a Martina Stella
È così che Martina Stella ha parlato dell’esperienza vissuta nella fiction La lunga notte in cui ha interpretato il ruolo di Claretta Petacci, l’amante del Duce.
Mi sono documentata molto, penso di aver letto tutti i libri su Claretta Petacci.
E la cosa che mi ha affascinato e incuriosito, fin dall’ inizio, è che appunto tutti questi libri raccontano una Claretta diversa.
Come se le fossero state appiccicate addosso tante maschere differenti: l’amante devota e innamoratissima, pronta a sacrificare tutto per amore e, in un altro, addirittura una donna spietata che comunque prende delle scelte politiche insieme a Mussolini.
Quindi mi ha molto affascinato che ci fosse un mistero intorno a questo personaggio che, comunque, è entrato un po’ nell’ immaginario.
L’attrice ha proseguito l’intervista sottolineando di aver lavorato su quel confine lì, su quelle ombre, senza tralasciare gli schemi familiari della Petacci.
Ma qual è la verità? Davvero Claretta Petacci era una donna di luci e ombre, innamorata e spietata, disperata e calcolatrice?
Domande queste più che legittime, visti i libri che girano sul suo conto e che, di fatto, sono agli antipodi.
Claretta Petacci donna spietata?
Leggendo il libro di Mirella Serri Claretta l’hitleriana. Storia della donna che non morì per amore di Mussolini, si direbbe proprio di sì. Anche se già il titolo lascia poco spazio all’immaginazione.
Dalle pagine, infatti, viene fuori un ritratto della Petacci che è ben lontano da quello della martire innamorata del Duce fino alla fine.
Una fine tragica per entrambi, che vede i cadaveri dei due appesi a testa in giù a piazzale Loreto.
L’incontro fatale avviene il 24 aprile 1932, quando la Lancia Astura vaticana con a bordo, oltre all’autista Saverio Coppola, Claretta Petacci, la sorella Myriam, la loro madre e il futuro marito di Claretta, Riccardo Federici, lungo la via del Mare che da Roma va al Lido di Ostia, viene sorpassata dalla rossa Alfa 6C 1750 Gran Turismo Zagato guidata da Benito Mussolini.
Le lettere d’amore
Quest’ultimo viene subito riconosciuto dalla ventenne, che già da tempo inviava al Duce numerose lettere di ammirazione.
Un’occasione che Claretta, nonostante i 29 anni di differenza con Mussolini, non si lascia certo scappare, trovando infatti il modo per attirare la sua attenzione.
Un incontro casuale che sarà l’inizio di una fitta corrispondenza epistolare: Claretta scrive al duce chiamandolo sublime indimenticabile perla mia, espressione che dà l’idea del linguaggio degli scambi epistolari che seguiranno per anni.
Lui, con un debole per le donne più giovani, le telefona a casa. Sono quel signore di Ostia.
Anche le udienze a Palazzo Venezia diventeranno più frequenti, fino a dar vita a una vera e propria relazione destinata a durare fino alla morte.
Mussolini innamorato
Il Duce le chiede prove d’amore a dir poco assurde, come quella di rimanere accanto al telefono tutti i giorni dalle 17 alle 18 in attesa di una chiamata che non era certo sarebbe arrivata.
Claretta soddisfa i capricci di Mussolini, e quando finalmente riceve la sua telefonata, lo riempie di una serie di complimenti che lui gradisce al punto da invitarla a chiamarlo Ben.
La dolcezza dei messaggi dei due amanti
Lei però in soggezione e intimidita non sempre ci riusciva e preferiva appellarlo gattone.
Scrive Mirella Serri: Ben e Clara si vedevano da pochissimo tempo ma lei, spedendogli un bigliettino, gli scriveva di voler essere lei stessa quel cartoncino che lui teneva tra le sue mani e “avere la carezza del Vostro Sguardo.
Lo definiva un raggio di luce e confessava che avrebbe voluto sdraiarsi sotto di lui e assorbirne le emanazioni: Non posso vivere senza il vostro calore.
Il matrimonio di copertura
Il matrimonio col suo fidanzato ufficiale, il sottotenente dell’Aeronautica Riccardo Federici, il 27 giugno del 1934?
È solo un escamotage per avere una copertura per la relazione col suo Ben, e poter proseguire così con le pressanti richieste a vantaggio di tutto il parentado: dalle promozioni agli appoggi, dalle carriere alle case e ville, incluse svariate ricchezze e capricci come pellicce e gioielli. Tutto a spese dello Stato.
Tra favori e ricchezze concessi all’amante, Ben però continua a frequentare le altre, anche loro mantenute e con uno stipendio da regime. Le proteste di Clara erano violente. Ben si cospargeva il capo di cenere, sosteneva che era un “delinquente”, un “animale incivile”, oppure ripeteva come un leitmotiv: “Sono troppo sessuato per essere monogamo”.
Tra le rivali di Claretta c’è lei: donna Rachele, la moglie del suo Ben.
Claretta non sopporta quest’ultima come Ben non tollera Marcello, arrogante e viziato, e, quando lei è troppo insistente per tirarlo fuori dai guai in cui versa il marito, Mussolini diventa violento.
Mirella Serri rimesta nel torbido
Quello che Claretta definisce nell’amplesso l’impeto del felino che sa esternarlo nella dolcezza, nella violenza fatta soave… si concretizza in violenti schiaffi che qualche volta costringono all’intervento del papà medico. Ti amo ma sono una bestia si scusa lui.
Un nervosismo probabilmente causato dai tempi duri che l’Italia stava soffrendo come i tempi dell’antisemitismo, al quale la Petacci aderisce con tutta sé stessa, e dei conflitti con Hitler, che Claretta adora, al punto da voler diventare il tramite tra i due dittatori.
Prendi un’auto, un aereo, va’ dal Fuhrer. Se necessario vado io scrive disinvolta a Mussolini, come se fosse il suo vice.
Non c’è pace per la Petacci, neanche da morta
Da quanto è stato scritto, a questo punto, non dovrebbe sorprendere la visione dell’autrice su Claretta non fu né vittima né martire, bensì l’autentica interprete delle peggiori istanze del regime fascista con cui condivise la corruzione, il razzismo, il culto della guerra, la complicità e il collaborazionismo con l’occupante nazista.
La ricerca storica della Paravia
Tutt’ altra immagine emerge invece dal libro Il giallo di una vita spezzata, testo Graus Edizioni di Maria Pia Paravia che, infatti, ricostruisce con profonda e accurata sensibilità i sentimenti della Petacci.
Pagine da cui emerge la figura di una donna vilipesa ed offesa sia durante i suoi ultimi momenti di vita che dopo la morte, senza un minimo di riguardo derivante da un mero obbligo morale.
Il libro riporta importanti documenti sui diari della Petacci, giunti a Roma tramite il capitano dei Carabinieri Vincenzo Ceglia.
L’autrice ha dedicato anni alla loro ricerca prima di procedere alla pubblicazione del testo.
Due anni e mezzo – ha precisato – con grande difficoltà e pericolo personale con l’obiettivo di riabilitare quella che definisce una delle donne più offese d’Italia.
Una delle donne più offese d’Italia
La vita di Claretta è raccontata da lei stessa, con uno stile chiaro, scorrevole, accompagnato da un linguaggio che rimanda agli anni Trenta/Quaranta: la documentazione non è richiamata direttamente ma è tutt’uno con il racconto.
Un libro che descrive l’infanzia felice, la continua ricerca di Mussolini e quell’incontro davanti al mare di Ostia che le rivoluziona la vita, da come si legge in uno dei documenti: il mattino seguente non ero più la piccola Claretta. Ma la sua Claretta.
Il matrimonio di quest’ultima, in questo caso, non è visto come un escamotage per dare copertura alla relazione tra la giovane e il duce ma è visto come un matrimonio “irragionevole” che, però, non frena quell’amore che Claretta prova per il suo Ben.
La Paravia parla di dedizione assoluta.
Non ho amato il simbolo del potere – scrive la Petacci – io ho amato l’uomo che da piccola idolatravo.
Il perno del racconto è la fine di Claretta lontana dal suo Ben e senza che lui neppure sapesse.
La Petacci, infatti, viene fucilata nella casa al lago dove si trovava reclusa, insieme al fratello.
I corpi senza vita di Claretta e Ben si ritroveranno insieme solo per soddisfare la furia – scrive la Paravia – di quel popolo mutevole che li volle a testa in giù a piazzale Loreto.
Il racconto diretto finisce a poco più della metà del testo, poi c’è l’analisi dell’autrice, ed il ricordo dei trecentoquaranta allievi ufficiali della Guardia Nazionale uccisi, infine le prove del ritrovamento dei diari della Petacci, occultati – ha raccontato l’autrice – perché la democrazia rischiava l’anarchia.
Un lavoro meticoloso
Oltre ai libri, sulla figura della Petacci ci sono stati anche interventi da parte della famiglia Mussolini come l’intervista rilasciata a CulturaIdentità da Edda Negri Mussolini, figlia di Anna Maria, ultimogenita di Benito Mussolini e Rachele Guidi.
Nella fiction viene descritta come una donna che stava lì ad aspettare mio nonno in déshabillé, sempre pronta. Non si possono svilire le persone in questa maniera.
Questa donna ha amato mio nonno fino a morire per lui; quindi, non la si può trattare in questa maniera. Ci vuole anche una dignità e un rispetto per le persone; al di là di tutto, da una parte e dall’altra, mi ripeto, bisogna avere rispetto.
È stata l’amante, vero, però ci vuole anche una dignità nel rappresentarla e lo dico da donna.
Claretta l’hitleriana o Claretta devota al suo Ben?
Una cosa è certa, la Petacci ha mantenuto la parola data all’ uomo che ha idolatrato sin da bambina: tu sei il Duce: per te o si vive o si muore
Nemes Sicari
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