Arridateci la Naja! – Altro che futuri uomini (e donne), piagnoni e basta.
Non si riesce a chiacchierare di principi «definitivi» con un giovane che subito ricorre a una frase fastidiosa e quanto mai disonorevole: «avrò pure il diritto io di… !? ».
No! Non hai nessun diritto, se non quello di introiettare educazione e principi dei tuoi genitori, dei tuoi nonni e di chi ti è anziano e stare zitto.
Questo è il sunto del diritto che spetta a un giovane destinato, quando sarà il momento, a diventare uomo, ossia alla maggiore età che io, al posto di stabilirla a 18 anni (qualche idiota la vuol portare a 16), la riporterei a 21, perché è evidente che il 18enne moderno tirato su a principi dettati da programmi televisivi come «Amici» e da genitori lascivi, non si instrada verso l’uomo futuro ma verso una fetecchia di uomo incapace di affrontare quello a cui la vita ti sottopone, ossia l’irrevocabile: la nascita, la morte, le tasse, il fio da pagare a fronte degli errori, la delusione d’amore, il matrimonio, la figliolanza, la famiglia, il lavoro e il più determinante di tutti gli obblighi: il rapporto di reciprocità con il tuo prossimo.
Narcisi e capricciosi
Invece per il giovane moderno che sta sempre davanti allo specchio, sia per tirarsi a lucido come una checca, sia per rendersi trasandato come un barbone secondo quanto moda comanda, è abituato al capriccio.
Tutto è capriccio per lui, salvo poi far esperienza di quanto sia insostenibile la realtà fatta anche di delusioni, sofferenze, rinunce, assunzioni di responsabilità… tutte cose che non si possono affrontare facendo lo slalom per evitarle, magari invocando mammà, perché prima o poi queste ti si parano davanti e ti chiedono il conto ed ecco che tutto si risolve in una tragedia annunciata: la coltellata alla ragazza che ti ha lasciato, il procurato aborto alla fidanzata che hai messo incinta, le false lacrime di pentimento a fronte di un incidente mortale (procurato per aver guidato sotto l’effetto della droga o dell’alcool), la violenza carnale da sballo di gruppo… drammi evitabili se solo si fosse fatto ricorso alla sana educazione dei nostri avi.
Educazione fatta di premio (esiguo) e punizione (severa), a fronte di quei drammi le uniche reazioni che ho sentito e continuo a sentire sono rivoltanti nella loro mancanza di contenuto e ripetitività e la loro totale ignavia… a titolo d’esempio cito quella che ricorre quando il ragazzo ha accoltellato la fidanzata che lo ha lasciato: «ho fatto una cazzata»; e quella che più ricorre dopo un grave episodio attribuibile allo sballo (incidente mortale o stupro): «sono giovane e volevo divertirmi»…
La famiglia “moderna”
La famiglia moderna, figlia di quelle iatture che sono state il ’68 e il Concilio Vaticano II, ha poco tempo da dedicare alla figliolanza e meno ancora ha la capacità di educare alla realtà della vita, alla cui base sta il rapporto con il prossimo. Il quale prossimo, giocoforza, è destinato a pestarti i piedi.
Essendo tutti un prossimo dell’altro è necessario addestrarsi a pestare e farsi pestare i piedi il meno possibile per cui: cosa c’è di meglio della «Naja» per svolgere una simile azione la quale, più che essere educativa è addestrativa perché abitua allo stretto rapporto con il prossimo !?
Nulla di meglio di un Sergente che alle 06.00 in punto urla «Giù dalle brande manica di smidollati» a una camerata di giovani che si apprestano ad affrontare l’irrevocabilità della vita adulta… il resto vien da sé.