Anche Andrea Crisanti “tiene famiglia” – Andrea Crisanti, virostar di punta della pandemia, alle elezioni politiche dello scorso Settembre è stato eletto come Senatore in quota al Partito Democratico.
Un problema etico
Il nuovo esponente Dem ha chiesto all’ospedale di Padova – vi presta servizio come dirigente medico – di continuare a percepire lo stipendio da primario seppur in aspettativa parlamentare. Contemporaneamente, rinuncerebbe all’indennità da Senatore, ma non ai relativi rimborsi. L’azienda sanitaria veneta ha risposto picche, asserendo giustamente che, benché legale, non sia etico che Crisanti percepisca lo stipendio da medico, non esercitando di fatto nessuna attività assistenziale.
La politica dovrebbe essere un servizio
Malgrado le sue giustificazioni, che si tratti di una scelta meramente di opportunità previdenziale, pare ovvio che il virologo voglia massimizzare i suoi introiti, monetizzando al massimo l’esperienza parlamentare.
Dapprima ha sfruttato il suo lavoro come strumento di manipolazione mediatica in favore della narrazione ufficiale della pandemia, anteponendo gli interessi delle case farmaceutiche e del governo a quello dei pazienti ed ora, avendo trasformato la propria visibilità in consenso politico, vorrebbe finanche aggirare la legge per guadagnare più possibile, come se lo stipendio da Senatore non fosse già abbastanza alto.
Moralizzatori e arrivisti
Gli italiani sono stanchi di arrivisti di tale risma, la cui etica è a dir poco traballante, che durante l’emergenza sanitaria si sono elevati a santoni e moralizzatori assoluti, osando farsi giudici di chi avesse diritto di vivere e lavorare e chi no. Le ampie ferite sociali ed economiche aperte dagli oltre due anni di folle gestione dell’emergenza, saranno definitivamente rimarginate quando tutti i protagonisti di quella fase sciagurata saranno caduti nell’oblio, ivi comprese tutte le virostars che ancora oggi imperversano in Tv e nelle istituzioni e che scompariranno solo quando la giustizia avrà fatto il suo corso.
Giustino D’uva