A Orvieto scende in campo l’intelligenza e se son rose… – Sala piena e affollata nella due giorni di Orvieto che ha visto scendere in campo nell’ultimo fine settimana di luglio le forze deluse dalle scelte del governo di Giorgia Meloni, soprattutto in politica estera con lo sciagurato invio di armi all’Ucraina, la sudditanza agli Stati Uniti di Biden e l’accentuata dipendenza dalla burocrazia finanziaria di Bruxelles.
Il convegno che si è svolto nell’ampio e suggestivo salone del Palazzo del Capitano del Popolo è stato organizzato da Gianni Alemanno che già da tempo, con svariate iniziative soprattutto contro il coinvolgimento dell’Italia nel conflitto ucraino, ha saputo aggregare intellettuali e militanti politici di svariata provenienza e a coinvolgere figure di grande spessore che hanno ricoperto incarichi importantissimi sia nelle Forze Armate che nella società civile.
Un movimento per l’Italia
Il Convegno, intitolato “Orvieto ‘23 forum dell’indipendenza italiana, Un movimento per l’Italia”, introdotto dal saluto del rappresentante del sindaco di Orvieto e dall’intervento di Alemanno che ne ha indicato il percorso e le finalità, ha visto il susseguirsi di diverse tavole rotonde su temi impegnativi e di forte attualità come “Sussidiarietà e crisi della politica”, “E’ l’Europa che ce lo chiede”, “In difesa dell’umano” “Per non morire americani”, “Verso un mondo multipolare”.
L’evento si è arricchito anche di due assemblee aperte che hanno consentito un dibattito libero e fertile e della presentazione del libro di Francesco Borgonovo, presente l’autore, “Guerra senza fine”.
Molte le cose che sono state dette e i rilievi mossi al governo, criticato per la sua eccessiva acquiescenza all’Unione Europea e alla NATO, ragione per la quale di certo poco ha a che vedere con la sovranità e la difesa degli interessi nazionali. Basti pensare all’atteggiamento sostanzialmente passivo che lo contraddistingue di fronte alle manovre di Christine Lagarde che in nome di una poco convincente lotta all’inflazione, sta aumentando a raffica i tassi di interesse, creando non pochi problemi ai ceti più bassi del nostro paese che devono combattere quotidianamente con l’aumento dei mutui e dei prezzi al consumo di tutti i generi alimentari. In una Italia ormai ossessionata dalla difesa di improbabili diritti civili, sono i diritti sociali ad essere calpestati ogni giorno.
Crisi economica e disoccupazione
Sulle cause della crisi economica e della disoccupazione si sono soffermati con grande competenza Luciano Barra Caracciolo, Presidente di sezione del Consiglio di Stato, il Professore Eugenio D’Amico, ordinario di Economia aziendale all’Università Roma Tre, Diego Fusaro, Antonio Rinaldi e Marco Zanni, Eurodeputati del gruppo Identità e Democrazia.
In particolare, Diego Fusaro ha sottolineato i vincoli micidiali che legano l’Italia all’Unione Europea, una barca alla deriva che rischia di affondare con gravi conseguenze per chi non riuscirà a mettersi in salvo per tempo.
Sovranità e stop alla guerra
È urgente recuperare il prima possibile la sovranità, in particolare quella monetaria, senza la quale non c’è vera e effettiva libertà. Se già ne aveva parlato nel suo intervento Gianni Alemanno, sul tema del mondo multipolare che va a delinearsi sull’onda dei nuovi assetti geopolitici, si è soffermata l’attenzione di Massimo Arlechino, Presidente del Comitato Fermare la guerra, che ha coordinato il dibattito al quale hanno partecipato il Generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, il Generale di Corpo d’Armata Marco Bertolini, già responsabile del Comando Operativo di vertice interforze e Comandante della Brigata dei Paracadutisti Folgore, Marco Carnelos, già ambasciatore in Iraq e Hanieh Tarkian, analista geopolitica e docente italo iraniana di Studi Islamici.
Tutti hanno sottolineato con grande lucidità i gravi rischi cui il governo Meloni sottopone l’Italia con il suo atlantismo smisurato e irragionevole e la perfida malafede del leader ucraino Zelenski che con le sue manovre irresponsabili come il lancio dei missili sul territorio polacco, ha messo e continua a mettere in pericolo la pace mondiale. Cosa ribadita ampiamente anche nella presentazione del libro di Francesco Borgonovo.
C’è vita oltre FDI
Al di là della cronaca e degli interventi, va comunque sottolineato lo spirito del Convegno che di fatto ha tracciato un percorso destinato ad essere foriero di sicuri sviluppi interessanti sulla scena politica italiana.
Il progressivo spostamento al centro del governo Meloni ha infatti aperto uno spazio politico alla sua destra che potrebbe essere rapidamente occupato da chi saprà muoversi con intelligenza e determinazione. Come insegna la sociologia, una volta messi in moto dei meccanismi, nella dinamica dei gruppi emergono fatti e situazioni che obbediscono a leggi spontanee e autonome.
Come si dice, da cosa nasce cosa.
Non a caso il 29 e il 30 luglio sono stati presenti a Orvieto elementi di gruppi e formazioni tra le più diverse, militanti di valore facenti parte della enorme galassia di microcomunità, case editrici, librerie e centri culturali che hanno preso da tempo le distanze dal partito di Giorgia Meloni, considerato ingessato al proprio interno, paralizzato e chiuso ad ogni dissenso sia pure costruttivo, avvitato su se stesso senza un effettivo progetto di cambiamento, senza una scuola di formazione capace di elaborare e veicolare idee nuove e tali da avviare quella svolta che il popolo italiano si attendeva con le elezioni del 25 settembre 2022 e che non c’è stata.
Questi gruppi potrebbero costituire, nel caso si dovesse riuscire a mettere in piedi un autentico magnete, una struttura solida e robusta di un movimento politico aperto ad ogni contributo positivo e capace di porsi come nuova realtà trasversale, capace di andare oltre i vecchi schemi e le vecchie formule di una destra, di un centro e di una sinistra ormai desuete e che non sono capaci di cogliere i veri mutamenti in atto nella società civile.
E questo è quanto è emerso in maniera “prepotente” dalle analisi e dalle parole che sono state spese nella due giorni di Orvieto, grazie alla presenza di intelligenze vivaci e creative che, valorizzate come meritano, possono ridestare in Italia la speranza di una vera rinascita all’insegna di una indipendenza nazionale autentica e non fittizia.
Nicola Cospito