25 Aprile brevissime riflessioni – Nel 1945 c’è stata una parte di Italiani che è stata sconfitta e una parte di italiani che si è proclamata vincitrice. Gli italiani sconfitti, anche se ridotti al silenzio da leggi figlie della XII disposizione transitoria (per modo di dire…) della Costituzione, non hanno cessato di esistere con la fine della guerra.
Piaccia o non piaccia, quella parte di Italia ha continuato a vivere ed è ancora presente. Non basta ripetere all’infinito il mantra, profondamente ipocrita, dell’antifascismo “patrimonio di tutti”.
La realtà è che una parte di italiani, piccola o grande non importa, si riconosce nell’altro fronte, quello che non si può nemmeno più nominare.
Da 79 anni la parte di Italia che ha vinto inveisce contro la parte di Italia che ha perso, 365 giorni all’anno. Il 25 aprile, molto di più.
Con questa premessa, in nessun modo si può parlare del 25 aprile come “festa che unisce tutti gli italiani”. Perché tra l’altro, di fatto, non riesce ad unire nemmeno gli antifascisti. Ogni anno nelle piazze, soprattutto a Milano e a Roma, si assiste a contrapposizioni, insulti e botte da orbi non tra neo camicie nere e neo partigiani ma tra gli stessi manifestanti, che, tra uno sputo in faccia e un improperio, cantano Bella Ciao.
Anche se le armi tacciono (ma non fu così negli anni di piombo…), la guerra civile non è finita nel 1945.
Troppi hanno interesse che continui ancora. Diversamente, in tanti dovrebbero cercarsi un lavoro.
Ah, quasi dimenticavo. C’è anche una terza Italia, sicuramente maggioritaria, a cui non importa un fico secco di fascismo e antifascismo, ed è stufa marcia di questo teatrino.
Raffaele Amato
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