Nostalgia del combattimento, un’avventura portoghese
La nostalgia del combattimento – Il Portogallo è stato l’ultimo popolo europeo a battersi per difendere nel mondo gli avamposti dell’Europa cristiana e tradizionale.
In spregio al politicamente corretto, ci sono ancora uomini che ricordano i propri fratelli caduti in questa ultima battaglia in difesa della nostra Civiltà. Fratelli stretti tra il tradimento in Patria e la guerriglia marxista destinata a trascinare quelle terre d’oltreoceano nel caos della fame e delle guerre civili.
Venerdì ho pranzato con un caro amico. Dato che siamo pochi, abbiamo l’opportunità di parlarci. Parliamo di storia, religione, genealogia, un po’ di politica internazionale, di questa o quella persona a cui siamo più legati.
Nel frattempo, rendiamo grazie, ridiamo, stringiamo amicizie, impariamo, scopriamo differenze e somiglianze, identifichiamo coincidenze in tutto ciò che per noi è fondamentale.
È durante questo pranzo che si è parlato di Timor e io ho menzionato il tenente colonnello Maggiolo Gouveia, i cui discendenti frequentavano la piscina del reggimento di fanteria Abrantes, dove ho prestato servizio militare nel 1981. Questo soldato fa parte di un certo immaginario politico che risale al 1976, periodo in cui io e altri giovani, allora ventenni, eravamo entusiasti della politica e di una certa idea di Dio, Patria, Re – una trilogia che era figlia delle nostre infiammate convinzioni.
La notizia che ci è pervenuta all’epoca è quella che riporto di seguito e che è citata in una lettera del Vescovo di Dili alla moglie di Maggiolo Gouveia (10 marzo 1976) e di cui ho estratto un brano:
Dulce et decorum est pro patria mori
“(…) Giunti qui, e dopo aver percorso alcuni metri lungo la strada, risuonò forte un ordine e il gruppo si fermò e si trovò in prossimità di una grossa fossa, precedentemente scavata al lato della strada. Ci fu poi detto che saremmo stati fucilati tutti. C’è un momento di costernazione e di brivido collettivo. I miliziani ci puntano le armi al volto: ed è allora che il tenente colonnello Maggiolo alza la voce e dice: Signori, preghiamo. Tutto il gruppo, inginocchiato a terra, recita il rosario alla Madonna, guidato dal tenente colonnello Maggiolo che, una volta terminato, quando tutti sono in ginocchio, rincuora e incoraggia i suoi compagni “condannati a morte” e conclude dicendo: “Fratelli, presto compariremo al cospetto del nostro Dio e Padre. Facciamo il nostro atto di contrizione, il nostro atto d’amore”.
E, nel silenzio pieno di lacrime, il cuore di quegli uomini si eleva a Dio per chiedere… Ricordare… E dire… quello di cui, in quell’ora finale, è unico testimone Dio. Successivamente, il tenente colonnello si alza, seguito in questo gesto dai suoi compagni, e si rivolge ai soldati carnefici in questi termini: “fratelli, noi Noi ora siamo pronti a presentarci al Tribunale di Dio, aspettiamo anche voi lì.
Il mio unico crimine è stato non rinnegare la mia Fede e amare Timor. Muoio per Timor. Muoio per la mia patria e la mia Fede cattolica. Potete sparare”.
Da questa distanza, mi interessa poco la traiettoria politica del soldato portoghese in servizio a Timor, né spetta a me esprimere alcun giudizio sul suo atteggiamento in quel momento. Allora, quella volta, si trattava di difendere ciò in cui credevamo e ciò in cui ci sentivamo minacciati. Il soldato portoghese era un martire che trovò la forza di pregare prima di essere fucilato. E questo era ciò che contava: si moriva per Dio e per la Patria, anche se avvolto nelle nebbie del romanticismo.
Nostalgia del combattimento
Il discorso del raduno prosegue e, a questo proposito, si parla poi del quotidiano A Rua, settimanale di destra fondato all’epoca da Manuel Maria Múrias. E parliamo di Rodrigo Emílio, un uomo di cui ricordavo di aver visto il nome sulle pagine di quel settimanale.
Erano tempi di eccitazione, di speranza e di lotta, di militanza e di rischio. Niente era garantito: né il futuro, né la patria, né la libertà, né il crocifisso. Erano tempi difficili, e quindi forse più ricchi. Il tono di questo post non è di nostalgia politica; forse è solo nostalgia del combattimento.
JdB