Strage al Crocus City Hall di Mosca, cosa non torna della pista islamica – Nella notte dello scorso 22 marzo al Crocus City Hall di Mosca durante un concerto, un commando composto da 4 uomini armati ha ucciso oltre 137 persone e causato il ferimento di altre 180.
L’azione è stata rivendicata dalla filiale afghana dell’ISIS, il cosidetto K-ISIS (dove K sta per Khorasan, una regione a cavallo tra Iran e Afghanistan).
L’FSB (l’ex KGB, il servizio di sicurezza russo) in poche ore ha arrestato 4 cittadini di origine tagika che stavano cercando di abbandonare il paese e che sono stati riconosciuti come gli autori della strage.
Sempre nella nottata del 22 Marzo lo stato islamico per il tramite della propria agenzia stampa, l’Amaq ha rivendicato l’attentato.
Sono ben note le ritrosie russe ad attribuire la paternità dell’attentato alla matrice islamica ed effettivamente il modus operandi dei terroristi lascia adito ad alcune incongruenze, così come risultano parecchio contraddittorie le versioni rilasciate durante gli interrogatori.
Di seguito proviamo a enumerare alcune stranezze sorte attorno all’operato dei 4 terroristi.
Il reclutamento
Uno degli arrestati ha dichiarato che sarebbe stato arruolato su internet dopo aver ascoltato un predicatore e che per il tramite di un intermediario abbia seguito un corso online per poter effettuare l’azione. Questo punto risulta davvero clamoroso: l’azione è stata condotta in maniera militare e i 4 si sono mossi in concerto, risulta davvero difficile pensare ad un addestramento condotto online e che i 4 prima non avessero avuto modo di conoscersi ed addestrarsi insieme.
La fuga
I 4 arrivano davanti al teatro in auto, una Renault bianca e dopo aver condotto l’operazione e appiccato con successo un incendio (che poi farà crollare il tetto dell’edificio aumentando così il numero delle vittime) si rimettono in auto e vengono arrestati nella regione di Bryansk, sulla strada che porta verso l’Ucraina.
Possibile che un’azione preparata in maniera così marziale abbia tralasciato un solido piano di fuga? Non è realistico pensare di effettuare un attentato nella capitale di una nazione e prevedere la fuga con la medesima auto con la quale ci si è recati sul luogo della strage.
Auto della quale si è avuta subito la targa, il modello e il colore dai numerosi testimoni e dalle telecamere nei pressi del teatro. Insomma, la gestione della fuga collide totalmente con la gestione dell’operazione.
Il comportamento dei terroristi
Dagli interrogatori è emerso che i 4 avrebbero effettuato l’attentato per soldi (punto non secondario per una cifra risibile, anche per gli standard caucasici, parliamo di circa 5000 euro), dunque non proprio un comportamento da fanatici religiosi. In seguito alla perquisizione degli effetti personali non è stato trovato nessun oggetto, nessuna bandiera, nessun gagliardetto dello Stato Islamico, neanche una copia del Corano. Il fatto è decisamente non consueto. Infine, e questo forse è il punto forte, i terroristi non hanno scelto la strada del martirio (non si sono fatti uccidere o non si sono fatti esplodere) e non hanno neanche fatto testamento, altra pratica regolare dei terroristi islamici.
La rivendicazione dell’ISIS
Come già detto l’agenzia stampa dello stato islamico ha rivendicato l’azione mostrando anche un video del commando. Il problema di questo video è che i 4 sono ripresi con il passamontagna e potenzialmente potrebbero non essere gli autori della strage. Nel comunicato non viene citato nessun fatto univoco che possa ricondurre in maniera incontrovertibile la paternità della strage.
In conclusione
È presto, molto presto, per poter tracciare in maniera chiara il disegno che ha portato a questa strage.
È anche presto per poter fare un’analisi più profonda e additare eventuali mandanti che hanno agito nell’ombra.
Dalla nostra disamina abbiamo volutamente escluso ogni speculazione su un coinvolgimento ucraino o occidentale perché al momento destreggiarsi tra le dichiarazioni e le notizie che appaiono in maniera bulimica sui canali russi è pressoché impossibile.
È presto anche per affidarsi al motto latino cui prodest? che pure potrebbe rappresentare la via facile alla soluzione ma questa storia è tutto fuorché di facile lettura.
Matteo Carucci
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