Tutto il mondo inorridisce per il perdurante genocidio in atto a Gaza.
Persino alcuni portavoce dell’esercito israeliano pare si siano dimessi dai rispettivi incarichi, probabilmente stanchi d’inventare scuse per giustificare l’ingiustificabile compiuto dai soldati di Tel Aviv.
I vertici politici di Israele fanno fingono malamente di voler discutere di “cessate il fuoco”, salvo, poi, disertare gli appuntamenti diplomatici dove verrebbero richiesti di realizzare fatti concreti per far tacere le armi.
E in tutto questo, cosa fanno i conservatori europei, a marzo 2024?
Visitano ufficialmente i luoghi dell’attentato compiuto da Hamas lo scorso 7 ottobre, dimenticandosi di fare altrettanto laddove sono già state uccisi innocenti in misura superiore di almeno 40 volte, con la chiara, lucida, cinica volontà dei militari israeliani di colpire preferibilmente i bambini.
Bambini palestinesi che rappresentano oltre la metà complessiva di tutte le vittime fin qui subite da quel martoriato popolo.
Il partito di Giorgia Meloni, in altre parole, in Italia e in Europa, è l’unico che continua a schierarsi senza se, senza ma e specialmente senza nessuna vergogna al fianco di Israele, partecipando moralmente alla più grande strage mai compiuta contro inermi nel bacino del Mediterraneo da decenni.
Ha sempre detto di chiamarsi Giorgia, di essere una madre e una cristiana: se non fosse che l’anagrafe non è nella sua disponibilità, ci sarebbe da dubitare anche del nome, visto quanto sono menzognere le successive due affermazioni.
Come può una donna, una madre, restare insensibile a un’ecatombe di bimbi come quella che si sta consumando in Palestina e che riabilita addirittura e definitivamente persino la figura di re Erode?
Come può una cristiana trattare con sofismi e artifici retorici una strage che moltiplica ogni giorno i morti e che sembra non dover finire mai, se non con la completa distruzione di quella gente?
La vendetta dopo la strage?
Per non parlare della dimensione politica: quale sicurezza potrà esserci nel mondo, se non si ferma questo osceno scempio senza pari e senza un progetto gigantesco di pacificazione che impedisca al rancore e al desiderio di vendetta di esplicarsi, presumibilmente sotto forma di terrorismo, per i prossimi anni se non decenni?
Le ferite che si sono aperte a Gaza sono immense e lo sforzo della politica internazionale dovrebbe essere almeno di pari dimensione.
Di contro, invece, si assiste ancora al tentativo di coprire le responsabilità israeliane per una reazione che giudicare sproporzionato è ormai eufemistico e che, per altro, rischia di avvelenare anche il dibattito politico interno europeo o addirittura di minacciare la sicurezza interna degli stati mediterranei e continentali.
Ormai, battersi per un immediato cessate il fuoco e per un concreto e giusto piano di pace non rappresenta più un’opportunità, ma una necessità a cui il governo di Tel Aviv deve essere piegato, se insistesse a far finta di essere solo una “vittima delle circostanze”, per agevolare la pulizia etnica che si sta ultimando nella Striscia di Gaza.
Massimiliano Mazzanti
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