La guerra dei satelliti – La guerra dei satelliti, sfida per il mondo multipolare
L’immaginario e la percezione collettivi ci hanno, sempre, fatto sembrare l’Ucraina come una nazione povera, tra angoscia e isolamento. Vox populi, vox Dei.
Infatti, è tra i 18 Paesi del mondo il cui PIL pro capite è diminuito drasticamente nel periodo 1990-2017.
La fame ucraina
Secondo l’ultimo Rapporto sui bisogni multisettoriali dell’Ucraina dell’OCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari comunitari, più del 40% delle famiglie ha dichiarato di avere difficoltà a soddisfare le esigenze quotidiane di cibo, acqua e beni di prima necessità, nelle aree più colpite dai combattimenti, nell’Est e nel Sud del Paese, il numero sale al 60%.
Le famiglie, in Ucraina, vivono in una condizione di estremo bisogno che continua a crescere ogni giorno perché la guerra fa sprofondare nella povertà sempre più bambini e genitori – questo è ciò che ha dichiarato Sonia Khush, Direttrice di Save the Children in Ucraina.
Il nodo delle sovvenzioni
Nonostante la situazione drammatica della popolazione, peggiorata dopo l’inizio della guerra con la Russia, nel 2022, e l’impennata dell’inflazione, un comico televisivo, come era il premier, tal Serhiy Prytula, creò nel 2020 una fondazione di beneficenza, prima per sostenere un’organizzazione umanitaria contro il Covid-19 e poi, dopo lo scoppio delle ostilità con Mosca, per raccogliere fondi a favore dell’esercito di Zelensky.
In breve tempo, dopo aver acquistato tre droni per Kiev dalla ditta produttrice di proprietà del genero del Presidente turco Erdogan, in brevissimo tempo ha ricevuto la bellezza di 20 milioni di dollari in donazioni, di cui 9 milioni in un solo giorno.
Compraci un satellite
Il Financial Times raccontò che il comico benefattore si rivolse al ministro della difesa ucraino Oleksij Reznikov per chiedere consiglio su cosa fare con una simile cifra. Gli fu risposto: compraci un satellite.
Pensavo stesse scherzando – rispose Prytula. Nessuno nella nostra squadra sapeva molto di tali dispositivi, ma abbiamo iniziato a cercare online e abbiamo capito che non esisteva alcuna legge che ci vietasse di compiere l’operazione. Così ci siamo messi al lavoro e in soli due mesi abbiamo trovato ciò che ci serviva (B. Hall, “Serhij Prytula: “The defence minister said: “Try to buy a satellite”. I thought he was joing”, Financial Times, 31/3/2023).
La guerra spaziale
Dunque, questi dilettanti in materia, ad agosto, e dopo una breve trattativa, comprò dalla società finlandese “Iqeye” un satellite già nello spazio da circa due anni, per 17 milioni di dollari. Il “Jerry Lewis” ucraino riuscì in un’autentica impresa, che consentì agli ucraini di distruggere 60 unità militari russe e diede l’indipendenza decisione su quali obiettivi guardare, con la massima precisione dello strumento.
Va detto che la guerra in Ucraina è un laboratorio di sperimentazioni tecnologiche militari e di intelligence, come fosse la terra di nessuno.
Le contromisure russe
La Wagner russa, ad esempio, imitò il comico ucraino, firmando un contratto per due satelliti, dalla cinese “Yunze”, per la bellezza di 30 milioni di dollari, in cambio della fornitura di foto da parte degli esperti cinesi, dell’Ucraina, della Libia, del Sudan, del Mali, della Repubblica Centrafricana, ma anche del suo territorio, ove, infatti, fallì il tentativo di ribellione da parte di Evgenij Prigozin. (“Chinese Firm Sold Satellites of Intelligence to Russia’s Wagner Contract”, The Moscow Times, 5/10/2023).
Un mercato senza regole
Nella sostanza, accade che società private e di ricerca mandano in orbita numerosi satelliti per renderli sempre più all’avanguardia e fanno nascere una sorta di mercato spaziale nei confronti di tutti quegli Stati che desiderano servirsene per scopi militari.
E’, altrettanto, evidente, che nel libero mercato, soprattutto se privo di regole e controllo, chiunque, un domani potrebbe pagare per avere un satellite di ultima generazione e disporne a piacimento.
Un nuovo business miliardario
Per il momento, gli Stati si occupano dei satelliti per finalità commerciali e simili alle operazioni di spionaggio. Il progetto attuato da Xi Jinping prevede, tra le varie funzioni, la nascita di una “via della seta” digitale in orbita, per lo sviluppo di reti di telecomunicazioni, esperimenti di intelligenza artificiale, commercio elettronico, sorveglianza e smat cities, soprattutto negli Stati non occidentali.
Ovviamente anche gli Stati Uniti puntano l’attenzione verso lo spazio con investimenti plurimiliardari, stuzzicando l’ambizione di grandi imprenditori come Elon Musk, che con la sua società SpaceX costruirà satelliti Starshield per conto della Space Force, che ne disporrà per l’esercito americano e le sue agenzie collegate.
La minaccia dei cieli
Tutto questo preoccupa, perché sta prendendo piede, oltre allo spionaggio in orbita, anche la “lotta” tra satelliti, che possono combattersi tra loro, provocando effetti incredibili sulla Terra, dato che sono molto importanti per le comunicazioni e a 36 mila chilometri di altezza, uno solo di loro può creare un ponte radio nei confronti di circa un terzo del pianeta.
Anche a Mosca non si fanno mancare nulla. Il 12/03/2023 un razzo russo ha portato un satellite nello spazio, in grado di operare molto vicino ai satelliti altrui, in operazioni di “Signal Intelligence“, ovvero per ascoltarne le trasmissioni. Oltre a queste tre Superpotenze, si stanno muovendo e preparando anche l’India ed il Giappone, al fine di costruire satelliti con braccia apposite, in grado di attaccare e spostare i satelliti nemici.
Evidentemente, non essendoci regole né normative il far west spaziale è, oggi, il prossimo futuro, che vedrà come una sfida fondamentale affrontare il problema, in un contesto già multipolare. (Limes, n. 11/2023 “La Nuova Frontiera dello Spionaggio Spaziale”, di Marcello Spagnulo, p. 155).
Matteo Castagna