Centrodestra: volano gli stracci – Francamente, sarebbe stato bello essere presenti al duro faccia-a-faccia tra Giovanni Donzelli e Maurizio Gasparri, col primo che digrigna al secondo: Attaccate pure Truzzu, ma non toccate Giorgia, altrimenti lei s’incazza!
Per l’ex presidente del Fronte della gioventù dev’essere stato un momento catartico: il sottopancia della sua erede, erede di Gasparri, che gli dice a muso duro di stare attento, altrimenti son dolori!
Altro che rimembranze scolastiche, quando la “donzelletta” veniva dalla campagna con un mano un mazzolin di rose e viole: qui il Donzelli porta vento e tempesta tra gli alleati, intimando come il padrone al cane di restare alla catena!
Giorgia l’intoccabile
D’altro canto, il refrain è ormai noto: è sempre colpa di tutti e di ciascuno, del destino o di chiunque, ma mai di Giorgia! Anche “la Repubblica” si lancia in soccorso alla premier, sostenendo che siano stati i 5000 leghisti che avrebbero votato per il partito e non per il candidato, a fare la differenza, non sapendo che, se si vota il partito e non si esprime esplicitamente un altro voto per un candidato diverso, la X sul simbolo di una forza di una coalizione si riflette automaticamente anche sul candidato della rispettiva alleanza.
In realtà, come già spiegato, a parte 5000 elettori del Centrodestra che potrebbero anche aver fatto il voto disgiunto, ce ne sono altri 48 mila che hanno votato solo per il candidato a presidente delle Regione, non esprimendo alcuna preferenza per le liste, e di cui ben 31 mila hanno scelto la ragazza proposta da Giuseppe Conte.
Le colpe sono chiare
A sbagliare le elezioni sarde – che s’incazzi o meno, poco conta – è stata proprio la Meloni e il suo partito caratterizzato ormai solo da “sovrana arroganza”.
Tra gli osservatori tutt’altro che disinteressati, nella stampa e nelle televisioni, chi alimenta la leggenda del Matteo Salvini sleale lo fa esclusivamente per ampliare la già notevole frattura creatasi tra i partiti della maggioranza.
Ha un bel da gongolare, Giorgia, leggendo gli insulti più o meno diretti a Salvini: sono solo il preludio di un calcio in culo, ma da assestare alle terga della premier. Tutto ciò fa rimbalzare alla mente una nota battuta di Al Pacino in uno dei suoi film tra i meno eccelsi, quella sui delitti e sugli errori che sono il frutto della “vanità”.
In prospettiva, per altro, la situazione per il Centrodestra è anche peggiore, dal momento che, anche con quei 5000 viti mancanti, se tutta la Sinistra si fosse unita in Sardegna, arruolando Soru, avrebbe comunque vinto con una forbice non di 2000, ma di 30-40 mila voti.
Adesso la sinistra ha una chance
La sconfitta dell’altro giorno, da questo punto di vista, non solo aumenta le crepe nella maggioranza, ma alimenta il sentimento di “ammucchiata” tra gli avversari alle prossime, imminenti elezioni amministrative. Abruzzo, Basilicata e altrove, anche col Centrodestra arroccato nelle sue attuali posizioni, il Centrosinistra unito può vincere, dal momento che Fratelli d’Italia riesce solo ad annichilire gli alleati, ma senza conquistare un voto nuovo tra gli avversari e men che meno tra quanti si orientano per l’astensione.
Per quanto s’incazzi, Giorgia non piace affatto “agli italiani”, ma è considerata la migliore – o la meno peggio – dagli elettori del vecchio Centrodestra. O meglio, di quella poco più di metà circa degli elettori del vecchio Centrodestra che ancora vanno a votare.
Il Centrodestra tra il 45 e 55 per cento dell’era di Silvio Berlusconi è solo un ricordo che, se non è sbiadito del tutto, è ancora nella mente di qualcuno grazie all’insipienza degli avversari. Avversari, che, però, adesso rialzano la cresta.