Lo strano caso di san Navalnyj – Aleksej Naval’nyj è già santo e di Putin è il solito delinquente.
Di Gonzalo Lira nulla si sa e Zelenskij è nella rosa dei beati. Julian Assange è un traditore mentre Biden è un amico dai sani principi.
Verità è che di Lira qualcosa si sa, ad esempio si sa che il dissidente antiucraino è morto nelle carceri del cocainomane di Kiev, di polmonite accuratamente trascurata! Nel più totale silenzio stampa.
L’eroe omofono e xenofobo
Gli stessi giornalisti che si trasformano in prefiche nevrotiche e deliranti ogniqualvolta l’ombra di un “omofobo” sfiora il carro di un gay pride o il tallone di un extracomunitario, hanno eletto loro eroe Navalnyj, un tipo che, solo qualche tempo fa, avrebbero appeso per gli attributi per il suo impegno contro immigrazione e ideologia gay.
Come le mantenute si innamorano appena incassano l’assegno, anche costui ad altre passioni cedette quando gli inglesi, intuito l’interessante “potenziale” del soggetto, decisero di provarne il valore.
E fu così che bastò un “aiutino” dall’estero (espressosi in decine di milioni di euro) perché il macho delle steppe si infervorasse per le politiche immigrazioniste, omofile ed antiputiniane dell’Occidente: una ritirata tale, uno sbiancamento di tal portata da far apparire la transizione razziale di Michael Jackson, una delicata pennellata di cipria!
Morto al momento giusto
La politica e la stampa italiana incensano l’Aleksej del loro cuore che non aveva ancora incassato l’assegno elevandolo agli onori degli altari già in vita; lui ricambia con un gesto maestoso e, per sua natura, irripetibile: tira le cuoia in un momento che migliore non avrebbe potuto essere, muore con un tempismo perfetto, tanto perfetto che nemmeno i suoi più accaniti sostenitori avrebbero mai pensato avrebbe potuto far loro un tale regalo.
Adesso che le europee si avvicinano, adesso che la guerra in Ucraina è irrevocabilmente vinta da Mosca, adesso che, malgrado tutto, ci apprestiamo ad inviare altri aiuti al comico di Kiev, cosa serviva se non la retorica di un san Francesco russo assassinato dal terribile dittatore, la favola del ragazzo della porta accanto che tira la stampella in testa all’orco?
Le manifestazioni pro Navalnyi sono più di ringraziamento per la data di morte che di apprezzamento per quanto ha fatto (farsi comprare).
Queste quattro canaglie che ci governano e questi buffoni con la penna in mano amano così tanto la libertà di pensiero e la dissidenza che chi osa manifestare contro Israele, ladra di terre e di vite, viene manganellato, chi inchioda le malefatte statunitensi, viene incarcerato e torturato, chi urla contro Kiev viene lasciato morire: o col loro consenso o col loro silenzio o col loro assenso…
in ogni caso sempre complici, sempre indecenti, sempre disgustosi.
di Irma Trombetta
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