Firenze: Manifestazione tra “pretese” e “consuetudini” – Francamente, la nostra chiara, decisa posizione a favore dell’immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, della creazione di uno Stato palestinese e per la condanna dell’inaudita violenza israeliana, non ci consente, però, di dare cieco credito agli 11 docenti che accusano la nostra Polizia di “aver caricato senza motivo” gli studenti che manifestavano a Firenze per gli stessi motivi.
Sia chiaro, però: non crediamo ciecamente nemmeno al Viminale e alla Questura del capoluogo toscano.
Nelle prossime ore, tutt’al più in uno o due giorni, sapremo la verità inequivocabile su quanto è accaduto.
Pessima figura
In ogni caso, il Ministero dell’Interno non ci farebbe comunque una gran figura, poiché, se le così dette cariche di “alleggerimento” fossero state dettate da comportamenti non consoni dei manifestanti – che a Firenze erano guidati e affiancati da alcune note organizzazioni della Sinistra più estrema -, detti comportamenti o potrebbero che essere stati favoriti che dalla “abitudine” che le organizzazioni estremiste rosse hanno di comportarsi come gli pare senza dover mai o quasi mai subire le conseguenze giudiziarie del caso.
Chi ha mai abituato i “contestatori professionali” ad andare a disturbare le manifestazioni degli avversari politici, potendosi spingere fino a qualche metro dal luogo in cui questi ultimi allestiscono banchetti, sfilano in corteo o indicano una manifestazione al chiuso, in sala pubblica o privata?
Per tanto, se anche stavolta, per protestare contro gli Stati Uniti e la loro politica estera, avessero preteso di giungere almeno a ridosso della piazza dove insiste il Consolato americano di Firenze, non di “pretesa” si sarebbe trattato, ma di “consuetudine”.
Fatto grave, gravissimo
E qui, allora, passiamo al caso che denuncerebbero i manifestanti.
Già, perché se le cariche della Polizia sono state ordinate non per intemperanze dei ragazzi che hanno dato vita all’iniziativa, ma solo perché si pretendeva che non avessero nemmeno la possibilità di farsi sentire dai destinatari della protesta, allora la questione sarebbe grave. Anzi, oggettivamente gravissima.
Infatti, proprio gli anni, anzi, i decenni di atteggiamento permissivo verso i “centri sociali” e organizzazioni analoghe hanno, per così dire, “sdoganato” la pratica di andare non solo a protestare a pochi metri da un’istituzione, di cui si contesta un determinato atteggiamento; ma addirittura le manifestazioni altrui, addirittura consentendo a chi pretenderebbe di chiudere la bocca ad altri di arrivare “a gomito” degli avversari.
Regole e relativismo
Ora, se questa è la prassi, deve valere sempre, non solo quando i “contestatori professionali” se la prendono coi movimenti identitari o con gli stessi partiti di governo.
Se dovesse emergere, invece, che le previsioni più severe del Tulps – testo unico delle leggi di pubblica sicurezza -, in materia di manifestazioni politiche, valgono e vanno fatte rispettare solo nella tutela di alcune rappresentanze – sempre quelle, anzi, sempre quelle due – di enti stranieri, lo scandalo sarebbe enorme.
Ancor più gigantesco se queste prescrizioni “non scritte” fossero state fatte osservare con ingiustificabile violenza.
Un sovrano vassallaggio?
Tutti ormai hanno capito che il Sovranismo delle forze dell’attuale governo è giusto un sostantivo con cui riempirsi la bocca, specialmente sotto elezioni; ma se si fosse scaduti al vassallaggio manifesto, altro che Italietta…
Si sarebbe alla caricatura di una repubblica delle banane, con le forze dell’ordine ridotte a milizie.
Roba da chiedere le dimissioni del ministro.
Senza alcuna ironia, si spera che le cose siano andate diversamente, in questo inquietante sabato fiorentino e che Matteo Piantedosi possa dare una credibile e alternativa lettura di quanto accaduto.
Massimiliano Mazzanti
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