PATRIARCATO DI VENEZIA: SVENTOLA LA SUPERBIA, FIGLIA DELL’ IGNORANZA.
In data 12 febbraio 2024, ultimo giorno di carnevale, martedì “grasso”, è stato dato l’annuncio in pompa magna dal Patriarca Francesco Moraglia della visita del Santo Padre Francesco a Venezia il 28 aprile 2024. Una visita alla Chiesa veneziana travolta e dilaniata da gravissimi scandali legati alle accuse a decine di preti, vicario generale don Angelo Pagan e il Patriarca Francesco Moraglia, operate dal cosiddetto “corvo” e che riguardano condotte indegne del clero veneziano che sono emerse e stanno emergendo nel processo in corso, tra atti sessuali omosex nel Seminario Patriarcale, azioni predatorie, preti concubini, reati di pedofilia e di adescamento di minori e di denudamenti di parroco e bambini durante il catechismo.
Ricordo brevemente le vicende che vedono lo scrivente autore di denunce per le quali ha dapprima ottenuto il trasferimento dell’ex presbitero Massimiliano D’Antiga, dopo vent’anni di abusi, e di altro sacerdote, l’8 dicembre 2018 dai loro incarichi e ministeri, e successivamente ottenuto la riduzione allo stato laicale del D’Antiga con sentenza suprema e inappellabile di S.S. Papa Francesco il 7 dicembre 2020 con le seguenti accuse: “istigazione alla rivalità, all’odio e alla disobbedienza”, “lesione illegittima della buona fama”, “abuso della potestà ecclesiastica”, e di inosservanza del “dovere di conservare sempre la comunione con la Chiesa”, del “dovere dei chierici di condurre una vita semplice e del distacco dai beni” e “dell’obbligo di astenersi da ciò che è sconveniente e alieno dallo stato clericale”…
Le ragioni dello scrivente sono state dunque tutte appurate.
Una “battaglia” inaudita, con schiere di fedeli-seguaci dell’ex prete e suoi familiari uniti nell’intento di avversare chi scrive, anche con false accuse e calunnie rese all’Autorità Giudiziaria nel tentativo di farmi incriminare e soccombere in ogni modo.
Minacce, plurime aggressioni avvenute anche all’interno delle chiese, lesioni, ingiurie, diffamazioni, pedinamenti…
Lo scrivente ha dovuto provvedere a denunciare oltre trenta persone con rinvii a giudizio e processi in corso.
Per oltre quattro anni il Patriarca Moraglia e il vicario Angelo Pagan hanno ignorato ogni mia segnalazione e denuncia, con esecrabile protervia ed ignavia rispetto ai loro doveri di governare la diocesi. Mai una solidarietà espressa, mai le necessarie scuse per il loro assordante silenzio ed inerzia.
Se mi avessero ascoltato talune condotte sarebbero state circoscritte e perseguite senza generare gli attuali scandali che hanno investito purtroppo la S. Chiesa che è e resta Istituzione Sacra che va difesa da chi è indegno di esserne ministro.
Il Corvo
E’ in corso da un anno un procedimento giudiziario chiamato del “corvo” per la diffamazioni operate contro decine di preti, vicario generale e patriarca. Volantini diffamatori appesi per mesi e nottetempo sui muri della città da gennaio 2019, comprovata vendetta del D’Antiga contro Patriarca e confratelli, rei di non averlo difeso. D’Antiga ne è l’imputato “fantasma” perché tutte le decine di sacerdoti, parti offese, lo hanno sempre indicato nelle loro testimonianze come il mandante, la mente, l’ispiratore. In tali volantini si accusano Patriarca, vicario e preti di lobby affaristiche e omosex, delitti canonici e reati penali, condotte sessuali tra chierici e non, ricatti a preti ed estorsioni per attività di prostituzione e/o sessuali, droga e festini nelle chiese, protezioni e complicità tra loro, e il vescovo Moraglia, connivente.
Scandali inauditi
In tale processo, con ben cinque udienze testimoniali di oltre tre ore ciascuna, lo scrivente ha fatto emergere scandali inauditi riguardanti preti pedofili ed adescatori, concubini, ladri e arruffoni, orge e sesso nel seminario patriarcale, ricatti a diversi preti che si prestavano ad attività sessuali, e financo di spaccio e covo di droga e giri di prostituzione nel palazzo patriarcale. Inoltre, è da oltre un anno che si è denunciato un parroco per concubinato, con la canonica che ospita da oltre otto anni il “concubino”.
Can. 1395 – § 1. Il chierico concubinario, oltre il caso di cui nel can. 1394, e il chierico che permanga scandalosamente in un altro peccato esterno contro il sesto precetto del Decalogo, siano puniti con la sospensione, alla quale si possono aggiungere gradualmente altre pene, se persista il delitto dopo l’ammonizione, fino alla dimissione dallo stato clericale.
Parimenti ho svolto segnalazioni per i continui viaggi e “pellegrinaggi” organizzati dal parroco solo per poter disporre di vacanze e per affari: più che una parrocchia pare un Tour Operator, con locandine appese ovunque in spregio agli stessi luoghi sacri.
Così come per kermesse devozionali-commerciali: vedasi articolo: https:// www.rivistapraesidium.it/2023/04/29/venezia-la-madonna-pellegrina-tra-scandali-di-preti/
Can. 1393 – § 1. Il chierico o il religioso che contro le disposizioni dei canoni eserciti l’attività affaristica o commerciale, sia punito a seconda della gravità del delitto con le pene di cui nel can. 1336, §§ 2-4.
Nessun provvedimento
Moraglia e il di lui Promotore di Giustizia non hanno, apparentemente, disposto provvedimenti perchè nulla è mutato. Dunque, si evince che nella diocesi di Venezia il Vescovo approva e sostiene delitti canonici che hanno come pena la riduzione allo stato laicale. Nel corso di questi anni chi scrive ha inviato numerose denunce al Vaticano, nello specifico alle più alte cariche quali il Nunzio Apostolico e il Segretario di Stato, informando ed inviando alle varie redazioni giornalistiche anche comprova dei testi inviati.
Il Patriarca Francesco Moraglia durante la deposizione testimoniale in tribunale, messo alle strette da uno dei difensori dell’imputato, è stato “costretto” a rivelare, su precisa domanda, lo scandalo del sacerdote che si denudava e faceva denudare i bambini a catechismo.
Fatto inaudito che fu celato e nascosto dalla diocesi, nonostante la condanna penale del prete tanto che la stessa stampa ha intitolato “rivelazione choc di Moraglia” perchè ignara del grave scandalo ben nascoso dalla curia veneziana. Orbene nell’udienza si è affermato dai due vertici della curia veneziana che si trattava di una “goliardata” dimostrando in modo palese, così come confermano gli stessi verbali d’udienza, l’inaudita irresponsabilità delle dichiarazioni rese circa le condotte di reato del presbitero, nel tentativo deplorevole di sminuire la gravità dei fatti. Ancor più esecrabilmente Francesco Moraglia ha affermato: “signor Giudice si è trattato solo di adescamento”. “Solo” !
Connivenze
Comportamenti del tutto inaccettabili che acclarano le condotte di Moraglia, come vengono indicate da anni sui giornali locali, disposto cioè a connivenze coi suoi presbiteri.
È bene emerso, nelle udienze testimoniali rese da chi scrive, di altre denunce a sacerdoti dei quali il Patriarcato conosceva le condotte ma le ha sempre sottaciute, così come Moraglia ha sempre rifiutato di ricevermi e non è mai intervenuto per la sua nota protervia, ignavia e stolidaggine.
Francesco Moraglia è stato nominato, proprio un anno fa, il 13 febbraio 2023, membro del Dicastero per la Cultura e l’Educazione del Vaticano.
L’anno scorso la nomina, quest’anno nella stessa data la superbia e la vergogna!
Che meriti culturali Moraglia abbia resta un mistero, ancora più che è nota la di lui esigua produzione letteraria, filosofica, teologica che è costituita da pochi libricini.
Dunque in quali ambiti accademici e culturali si è distinto Moraglia?
Di Moraglia a Venezia si critica di aver smantellato tutto quanto fatto dai propri predecessori:
Marcianum, Istituto Superiore di Scienze Religiose, la Scuola media e liceo classico Giovanni Paolo I tanto per citarne alcuni, ed ogni sua azione è andata a discapito della vitalità culturale della comunità ecclesiastica e della stessa città.
Arrivato a Venezia il 25 marzo 2012, ha svilito ed allontanato quella minuta schiera di preti che erano cresciuti coi precedenti Patriarchi, e che lo avrebbero invece potuto aiutare a governare la diocesi facendogliela conoscere. La stessa scelta quale suo Segretario di un pretino di prima nomina, anch’esso estraneo alla città, sconcertò gli stessi suoi presbiteri. Non si è fidato di nulla di ciò che c’era e di nessuno. Ha tagliato e chiuso, depauperando, dicono molti fedeli, la Chiesa di Venezia e rendendola un cumulo di macerie, senza prospettive, priva d’idee, mentre la sua azione pastorale appare minuta ed esprime
l’alternanza del suo pensiero e del suo messaggio pastorale, testimoniata da un libretto “Atti degli Apostoli, gli inizi della Chiesa” che non ha lasciato traccia e pregnanza.
Da quelle macerie dopo oltre dieci anni non è stato costruito nulla.
Il tempo degli esordi di Francesco Moraglia, dunque, sembra non passare mai.
Francesco Moraglia per come intercede e si fa servire appare come un principino piuttosto che un “pastore che odora delle sue pecore” efficace espressione di Papa Francesco: perché dunque proseguire con questi sterili richiami al pauperismo? Stante i richiami alla povertà, perché non provvede, nonostante le pubbliche sollecitazioni di chi scrive riportate dai giornali nazionali, a pubblicare i bilanci della diocesi come altri vescovi fanno e come ha auspicato lo stesso Pontefice? Non si vuole probabilmente evidenziare lo strabiliante patrimonio della Curia diocesana peraltro noto ai veneziani che affermano: metà Venezia è dei preti!
Egli è un uomo solo al comando che esercita con il di lui vicario don Angelo Pagan. Una situazione paradossale ed illegittima dove il potere viene concentrato, non condiviso ed il Vicario assume diverse cariche e funzioni, come quella di cancelliere, divenendo in sostanza controllore di sé stesso. Dopo una mia denuncia, anche alle Autorità Vaticane, negli scorsi mesi Moraglia ha nominato un nuovo cancelliere curiale.
Venezia
A Moraglia sembrano non interessare le cose che si muovono sul fronte della cultura, della comunicazione, della presenza dentro il contesto civico. Eppure, Venezia raccoglie milioni di visitatori ma nulla viene culturalmente proposto a livello ecclesiale. Di mons. Francesco Moraglia credo sia sostanzialmente evidente la non capacità di costruire un rapporto con la città che sembra poco amare e che continua a non crescere spiritualmente. Rarissimo, pressoché impossibile vedere Moraglia passeggiare per la città, trattenersi coi negozianti, passanti, fare un giro in gondola, in vaporetto, uscire e parlare coi suoi fedeli. Eppure Venezia ben si presta al dialogo, all’incontro proprio per la sua specificità. Lo si vede in occasioni pubbliche e per manifestazioni programmate dove si compiace di celebrarsi, o per le visite pastorali dove vede, ascolta ma poi nulla fa.
Speriamo che il Santo Padre Francesco in visita al carcere veneziano porti un messaggio cristiano ben più elevato rispetto alle sorprendenti parole di Moraglia che durante la sua recente visita nel penitenziario ha paragonato i detenuti, sbigottiti, a dei bruchi: “La farfalla è un animale meraviglioso. Siete come i bruchi: espiando la pena diventerete farfalle e godrete della libertà!”
Un patriarca che si erge a dubbio divulgatore scientifico più che vescovo cristiano.
Nella di lui vanagloria dimostra la di lui non conoscenza di basilari nozioni che dovrebbe invece ben esercitare e legate proprio al suo ruolo di vescovo se non di quello di “membro del Dicastero per la Cultura e l’Educazione dello Stato del Vaticano”
Le tre bandiere
Nella fretta di auto-celebrarsi, subito dopo l’annuncio dell’arrivo del Papa, martedi grasso 12 febbraio 2024 alle ore 12, ha fatto subito apporre tre bandiere vaticane sulla facciata del Palazzo Patriarcale, suscitando l’immediato sconcerto ed incredulità dello scrivente, se non l’imbarazzo, pensando ad uno scherzo di carnevale ma invece era tutto veritiero e reale.
Più che bandiere appaiono stracci, neppure stirati, ancorati con dei tubi di plastica, ma ancor più incredibilmente contraffatte, erronee. Bandierine comprate a pochi euro in internet e tarocche.
Difatti non sono quelle ufficiali del Vaticano ma versione ben conosciuta anche nel mondo web, perché contraffatta e falsificata.
Ora appare inaudito che Moraglia, membro nel Dicastero Vaticano per la Cultura, non conosca il vessillo ufficiale del Vaticano ed ancor più ne esponga ben tre che del Vaticano non sono, ne possono essere riconosciute ufficialmente come tali.
Si guardi la documentazione allegata e le stesse fotografie delle bandiere appese da Moraglia sul palazzo Patriarcale.
Nella versione ufficiale non c’è lo sfondo della tiara pontificia con disco rosso e vi è una diversa tonalità di giallo.
Wikipedia
Un errore che sembrerebbe essere dovuto a Wikipedia che, negli anni tra il 2017 e il 2022 – così come nel biennio 2006/2007 -, ha condiviso un’immagine sbagliata della bandiera, poi ripresa da moltissimi produttori del settore che non hanno fatto altro che reiterare l’errore. Cercando su un sito non affidabile qual è Wikipedia, hanno preso come veritiera quella falsificazione ed iniziato a produrla.
Possono sembrare piccoli dettagli, ma facilmente riconoscibili da chi è avvezzo al settore e da chi se ne intende. La vicenda è arcinota nel mondo diplomatico, protocollo e cerimoniali di Stato, dicasteri e ministeri, ma anche sulla stampa come comprovano numerosi articoli che si possono trovare sul web. È noto che lo scrivente si firmi con la dicitura di Plenipotenziario.
Dunque, come può un vescovo, ancor più membro del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, ignorare tale dato ed ancor più perpetuare l’errore persino esponendo bandiere contraffatte sul proprio palazzo in Piazza San Marco?
Vi è un interesse sempre crescente per la bandiera vaticana, un modo per i cattolici di rivendicare un’identità, sia tenendo una bandiera a casa, sventolandola ad un evento papale, inserendola nei loro social media o come si usa in tanti stati esteri esponendola anche all’interno delle chiese e cattedrali.
E proprio per questo è importante che si abbia una conoscenza corretta della bandiera che rappresenta la Città del Vaticano dentro e fuori i suoi confini.
Dabbenaggine
Palese, dunque, la dabbenaggine di Moraglia che con le sue bandiere sventola la di lui superbia, figlia dell’ignoranza.
Ancor più che i protocolli anche dello Stato italiano e del Cerimoniale della Presidenza della Repubblica, Governo, Senato, Ministeri, Prefetture e Questure prevedono regole precise per il decoro e l’esposizione delle bandiere nazionali che devono avvenire su aste, al fine che non tocchino suolo od acqua o le parti murarie, e si vieta nel modo assoluto che possano essere appese penzolanti su facciate come panni stesi o al contrario: proprio quello che ha fatto Moraglia!
https://presidenza.governo.it/ufficio_cerimoniale/cerimoniale/bandiere_esposizione_foto.html#:~:text=1.,in numero dispari, al centro.
La bandiera ufficiale vaticana venne innalzata l’8 giugno del 1929, giorno successivo alla nascita dello Stato della Città del Vaticano e pochi sanno che, per la legislazione italiana, essendo considerata la bandiera di uno stato estero, è pure tutelata dall’ articolo 299 del codice penale.
L’esposizione stessa delle bandiere contraffatte eseguita da Moraglia, per come è stata attuata e per le modalità adottate, risulta in spregio ai dispositivi e alle norme.
Il patriarcato di Venezia dunque viola non solo la sovranità del Vaticano e del suo vessillo, ma ancor più lo ridicolizza con l’esposizione indecorosa e in violazione alle norme come prevedono articoli del codice penale.
È in questo modo che il Patriarca Francesco Moraglia assume e trasmette cultura? Tramite Wikipedia?
La protesta
Inevitabile una protesta, e non certo e solo legata a delle bandiere, ma ancor più per quanto in corso penalmente e che coinvolge in scandali deplorevoli patriarca e decine di sacerdoti che strumentalizzano ed usano ora la visita papale per rafforzare il di loro consenso e per far figurare di essere “intoccabili.”
Numerosi volantini sono stati appesi in prossimità della basilica marciana, del palazzo patriarcale, in Piazza San Marco, in segno di sensibilizzazione e di protesta.
A differenza degli altri affissi in modo anonimo quali quelli diffamatori del corvo e fra.tino, autore scoperto nel signor Di Giorgi Enrico ora a processo, chi scrive, come sempre ha operato ed opera, ha posto il nome, la firma: espressione di un’opinione e di una critica della quale i contenuti sono riscontrabili e comprovabili da tutti.
Lo scrivente ha sempre agito, agisce e proseguirà a farlo per chi non ha potuto, saputo, o voluto esporsi e denunciare soprusi, plagi, atti predatori, per proprie fragilità, debolezze, paure, pavidità o molto spesso per gli abusi subiti da ministri sacri che avevano invece onere di accogliere, proteggere, custodire quali “pastori” i loro fedeli ed invece sono lupi vestiti da agnelli.
Le foto
Nelle foto allegate, il testo affisso e le foto che testimoniano la protesta e la sensibilizzazione ad un Patriarca che anche in questa occasione dimostra la di lui presunzione ed inconsapevolezza. Dopo le affissioni dei volantini e le denunce alle Autorità Vaticane, Moraglia ha provveduto immediatamente, in data 17 febbraio 2024, a rimuovere i vessilli nazionali vaticani contraffatti ed indecorosi. Anche in questo caso si sono comprovate le mie ragioni.
Non certo una bella figura avanti le massime Istituzioni Vaticane e Italiane, ai cittadini e fedeli per le di lui funzioni di Vescovo e membro del Dicastero Vaticano per la Cultura e l’Educazione. La sua bramosia di nascondere gli scandali della diocesi strumentalizzando la visita papale gli è andata male: le bandiere esposte nell’ultimo giorno di carnevale si sono subito rivestite della cenere penitenziale del periodo quaresimale.
Ho volutamente redatto il testo del volantino con lacuna grammaticale per dare al Patriarca, membro del Dicastero per la Cultura, l’opportunità di correggermi.
“Avvocato di Dio”?
In una intervista allorché nominato Patriarca di Venezia, provenendo da una famiglia genovese di avvocati bramosi evidentemente di avere un cardinale in famiglia, la di lui madre dichiarò: “lui è avvocato di Dio !”. Atto di presunzione, come se Dio avesse bisogno di un avvocato, per giunta dei Moraglia!
Non so per quale motivo Francesco Moraglia sia stato precipitato sulla prestigiosa cattedra Marciana. Certamente anche lui doveva concorrere all’agognata porpora delle cordate cardinalizie liguri dell’ex Segretario di Stato card. Bertone, del quale si ricorda lo scandalo per il suo famoso super attico, e dei lui “amici” tutti divenuti cardinali.
Con la nomina a Venezia, Moraglia avrebbe concretizzato il suo “sogno” di divenire cardinale con l’automatismo della porpora data dalla sede patriarcale ma, con le dimissioni improvvise di Papa Benedetto XVI, la prassi fu poi disattesa dal Pontefice regnante. Venezia, come si sa, è tradizionalmente diocesi cardinalizia, ma neppure questo automatismo ha funzionato per Moraglia nonostante la di lui propensione a scimmiottare Papa Francesco citandolo in frasi e discorsi nella speranza di aggraziarselo affinché conceda la sospirata porpora, finora invano.
Auguro a Sua Eccellenza Moraglia di poter “conquistare” infine l’agognata porpora:
chissà mai che gliela conceda il Santo Padre Francesco in visita alla Serenissima per gli ormai pochi anni che, vivaddio, gli rimangono di restare a Venezia!
Per il momento, monsignore, ha ancora il titolo di eccellenza: eccella dunque e finalmente!
La superbia è figlia dell’ignoranza perché il sapere abitua all’umiltà, non alle cariche, non alla fama, non al prestigio, non alle vanaglorie.
“Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”. (Lc 14,11)
Alessandro prof. dott. Tamborini* S. Marco, Venezia
*Plenipotenziario per le politiche di tutela e promozione del patrimonio storico-artistico- demo-etno- antropologico. Cattedratico di Scienze Religiose, Storia e Simbolismo dell’Arte Antica e Medievale.
Venezia, 18 febbraio 2024
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